Dell'annosa quanto tragica vicenda del Mostro di Firenze parecchie sono le domande rimaste insolute. Alcune di queste riguardano il delitto degli Scopeti, forse quelle attorno a cui si sono accesi i più feroci dibattiti e su cui la mostrologia moderna ha versato (spesso sprecato) i maggiori fiumi d'inchiostro.
Le suddette domande sono:
1. In quanti erano a commettere il duplice omicidio degli Scopeti?
2. Quando è avvenuto realmente il duplice omicidio?
3. Perché Scopeti è stato l'ultimo delitto?
Premettiamo subito che dare una risposta certa a queste domande non solo è pressoché impossibile, ma bisognerebbe diffidare di chi propugna sull'argomento verità incontrovertibili.
Al solito e come già fatto per Baccaiano, procederemo illustrando le varie teorie mostrologiche che nel corso degli anni sono state proposte, proveremo ad analizzarle e di conseguenza a fare una valutazione per lo più probabilistica, consapevoli comunque che in questo caso, soprattutto per la seconda domanda, subentrano deduzioni e conoscenze estremamente specifiche, che solo chi ha condotto determinati e approfonditi studi può affrontare con un certo grado di serenità e consapevolezza. Gli altri dovranno forzatamente rimettersi a quanto esplicitato dai suddetti esperti della materia.
Nel libro "Delitto degli Scopeti. Giustizia mancata" di Adriani, Cappelletti e Maugeri, si fa ad esempio esplicitamente riferimento alla partecipazione di più autori in questa azione omicidiaria.
Persino il criminologo Francesco Bruno, da sempre fautore della teoria del serial killer solitario, nell'udienza del Processo ai CdM del 12 gennaio 1998 ebbe modo di dichiarare: "Se noi analizziamo, da un punto di vista criminologico, gli omicidi, non abbiamo alcun motivo - dico: alcuno - se non qualche considerazione che possiamo fare nell'ultimo omicidio, per poter pensare a un gruppo di omicidi, o a una coppia omicida..."
Analogamente, in una trasmissione televisiva del 16 settembre 1985 (una settimana dopo il ritrovamento dei cadaveri dei due francesi), chiamata "Identikit di un Assassino", la celebre professoressa Ida Magli, antropologa ospite in studio, credendo di non essere ascoltata pronunciò fuori onda le seguenti frasi: "...la setta religiosa non toglie il pube ai cadaveri... allora sarebbero due o tre, ma non una setta nel senso... due o tre maniaci..."
Quest'ultima dichiarazione a microfono erroneamente aperto lascia ben intendere come nell'immediatezza del duplice omicidio di Scopeti, con i Compagni di Merende ancora lontanissimi da venire, la possibilità che sul luogo del delitto fossero stati presenti più esecutori, era ampiamente contemplata.
Anche la versione ufficiale del delitto, quella della Procura di Firenze, poi ratificata dalle condanne definitive di Vanni e Lotti, prevede la presenza di più autori a Scopeti.
Ad alimentare questa ipotesi, a parte ovviamente le dichiarazioni che vedremo successivamente del Lotti, c'erano e ci sono alcuni fattori marginali come il taglio rinvenuto sul retro della tenda, ma anche considerazioni di maggiore spessore dettate ad esempio dalla strana fuga di Jean-Michel.
Difatti, il taglio sul retro della tenda potrebbe rappresentare un gesto piuttosto scriteriato per un killer solitario, il quale, invece di cominciare subito a sparare, si avvicina di soppiatto e lacera il tessuto con il coltello mettendo di fatto in allarme gli occupanti, tant'è vero che il giovane Jean-Michel ebbe appunto modo e tempo di fuggire. Risulta ovvio ipotizzare che se gli aggressori fossero stati più di uno, l'ipotetica fuga degli occupanti, messi in allarme dal rumore del taglio, sarebbe stata più gestibile e avrebbe rappresentato un minor pericolo.
Sempre a proposito del taglio, ci si potrebbe anche chiedere perché il killer (o i killers) avrebbe sentito la necessità di esordire in quel modo. Nei suoi precedenti agguati era sempre stato abituato (almeno secondo le dinamiche ufficiali che in generale appaiono piuttosto verosimili) a palesarsi esplodendo subito i colpi di pistola in direzione delle vittime, in particolar modo della vittima maschile. Mai il MdF prima di allora aveva iniziato l'agguato tentando ad esempio di aprire lo sportello dell'automobile delle coppie (con l'unica eccezion di Signa). Dunque perché a Scopeti invece di comportarsi in maniera simile, prova ad aprire un varco nella tenda? Avrebbe forse voluto entrare e ritrovarsi faccia a faccia con le vittime, col rischio magari di ingaggiare un corpo a corpo? Oppure in questo caso era sicuro che i due ragazzi stessero dormendo e avrebbe potuto tentare di intrufolarsi con minori rischi? Sono ipotesi che da qualsiasi lato le si guardi, non convincono appieno, specie alla luce del comportamento del Mostro nei delitti precedenti.
Una spiegazione alternativa e legittima potrebbe essere quella secondo cui il taglio alla tenda sarebbe preesistente all'attacco e dunque non prodotto dal MdF. In antitesi a questa, come vedremo, altrettanto legittima è l'ipotesi che il taglio possa essere stato prodotto dal killer successivamente all'attacco. Sono tuttavia ipotesi su cui non vi è alcuna certezza, né in un senso né nell'altro.
Tornando alla questione "uno o più assalitori", più che il taglio alla tenda è stata soprattutto la fuga di Jean-Michel a destare i dubbi maggiori. Il ragazzo infatti ha compiuto un percorso non lineare che sul momento è apparso a chi si è interessato della dinamica quasi obbligato dalla presenza di altre persone (eventuali complici del MdF) che lo hanno costretto a cambiare direzione (lasciando un'impronta insanguinata sulla parte anteriore sinistra della Golf) e cercare rifugio, anziché verso la salvifica strada, in un anfratto che poi si è rilevato una trappola per lui.
È vero però che Jean-Michel era nudo, scalzo, ferito, terrorizzato e soprattutto non vedeva a un palmo dal proprio naso (il luogo era ed è tuttora estremamente buio). Cercare coerenza nel suo percorso potrebbe essere un esercizio mentale inutile.
C'è da dire che è possibile che durante la sua fuga il giovane Jean-Michel abbia urlato disperatamente, urla di terrore, ma anche invocazioni d'aiuto. Siccome la fuga del ragazzo è verosimilmente durata diversi secondi, l'autore o gli autori del delitto non possono non aver contemplato l'ipotesi che qualcuno potesse aver effettivamente udito le grida e magari aver avvisato le forze dell'ordine. Nonostante l'eventualità di potersi ritrovare intrusi fra i piedi, il killer è rimasto nella piazzola ancora per diversi minuti, il tempo di uccidere Jean-Michel, nasconderlo, tornare alla tenda e praticare le escissioni. Questo comporterebbe oltre a un notevole sangue freddo, anche una maggior probabilità di almeno due autori sulla scena del crimine: uno che controllava la strada, pronto ad avvisare di eventuali avvistamenti sospetti, l'altro dedito alle sue feroci pratiche, comunque sicuro di aver un minimo le spalle coperte.
D'altro canto, anche la teoria del "serial killer unico a Scopeti" ha i suoi ottimi sostenitori. Per chi fosse interessato, segnaliamo il forumista noto come Vigneron che ha redatto un ottimo documento di 32 pagine, in cui spiega dettagliatamente la dinamica della fuga di Jean-Michel in presenza di un solo autore del delitto.
Anche il piú volte citato blogger Antonio Segnini riporta delle spiegazioni che appaiono plausibili pur alla presenza di un unico assassino.
Infine, segnaliamo l'esperto balistico e blogger Enrico Manieri, che ha recentemente realizzato diversi video in cui ha ricostruito la "sua" dinamica del delitto degli Scopeti, a opera sempre di un unico assassino. Nelle ricostruzioni del Manieri trova anche spiegazione il taglio sul telo posteriore della tenda: il killer lo avrebbe praticato successivamente al delitto al fine di poter "tirare" il cadavere della povera Nadine all'interno della tenda; secondo il Manieri, infatti per effettuare l'escissione il killer aveva precedentemente estratto la donna dalla tenda. D'accordo con la teoria del Manieri si è detto il professore Francesco Introna, medico legale ed entomologo forense di chiara fama.
Per quanto riguarda le urla di Jean-Michel che avrebbero potuto attirare curiosi, innanzitutto queste non sono affatto scontate. Non è da scartare la possibilità che il povero ragazzo francese abbia pensato solo a salvarsi, risparmiando il fiato (un po' come chi annega) e correndo senza emettere alcun suono o al più grida flebili, strozzate dalla paura. Inoltre, ben difficilmente tali urla sarebbero potute arrivare fino al ristorante "La Baracchina", il luogo "popolato" più vicino alla piazzola. Al massimo avrebbero potuto essere udite dalla strada sottostante (via degli Scopeti), dove comunque soprattutto in orari notturni nessuno si muove a piedi. Eventuali automobili o ciclomotori avrebbero finito per coprire o rendere difficilmente distinguibili tali grida.
Dunque, anche a Scopeti un eventuale serial killer unico avrebbe potuto concludere le sue macabre operazioni con relativa tranquillità o comunque non in condizioni di maggior pericolo rispetto ad altri delitti da lui precedentemente commessi.
Sempre in linea con la teoria del serial killer unico, la dinamica ufficiale prevede che il killer (probabilmente sbilanciato dal Kraveichvili sbucato dalla tenda) sparò da fermo alcuni colpi di pistola verso il ragazzo in fuga, prima di esaurire il caricatore e partire alla rincorsa del fuggitivo. I mostrologi che sostengono la teoria dell'unico autore, affermano che se ci fossero state più persone sulla scena del crimine, molto probabilmente il killer non avrebbe svuotato il caricatore verso il Kraveichvili col rischio di colpire un complice, ma soprattutto non avrebbe avuto la necessità di rincorrere, coltello alla mano, in prima persona il povero ragazzo francese.
Inoltre, se ci fossero state due o più persone sulla scena del crimine, molto probabilmente i killers avrebbero preso di peso il corpo del povero Jean-Michel per nasconderlo anch'esso all'interno della tenda e renderne molto più complicato il ritrovamento, anziché lasciarlo all'aperto, sebbene seminascosto dai rovi e da coperchi di latte di vernice.
► Pomeriggio del 6/9 (venerdì): l'ultimo avvistamento certo dei due francesi risale a venerdì 6 settembre all'ora di pranzo in una pizzeria di Pisa (la Tavola Calda Scarpelli in piazza Cavallotti, non lontana da piazza dei Miracoli).
Come già visto, durante il viaggio la coppia raccoglieva gli scontrini, probabilmente per scaricarli. L'ultimo rivenuto fra i loro effetti personali è quello che risale proprio al pranzo di venerdì.
► Pomeriggio del 6/9 (venerdì): sebbene non vi siano certezze documentali, è possibile che quel venerdì pomeriggio i due giovani francesi lasciarono Pisa per dirigersi verso Firenze. All'epoca la superstrada FI-PI-LI non esisteva ancora (se non per un breve tratto tra Empoli a Montelupo Fiorentino), quindi è probabile che percorsero la Strada Statale 67 fino a Ginestra Fiorentina per poi, anziché proseguire verso Firenze, piegare verso sud-est e imboccare la Strada Provinciale 12 fino a Cerbaia e successivemente dirigersi verso San Casciano.
► Sera del 6/9: venerdì sera i due ragazzi francesi potrebbero già essere a San Casciano, aver montato la tenda agli Scopeti (vedasi testimonianza del giornalista Antonio Berti) e aver cenato alla festa dell'Unità a Cerbaia (vedasi testimonianza di Angelo Cantini). A tal proposito sembrerebbe un po' strano il percorso intrapreso dai francesi che, proveniendo da Pisa, sarebbero passati da Cerbaia, avrebbero notato i preparativi per la festa dell'Unità della sera, avrebbero proseguito per altri 12 km, fino ad accamparsi in una piazzola priva di qualsiasi attrativa, seminascosta e sporca come quella degli Scopeti e poi sarebbero tornati indietro per cena. È possibile che nei 12 km che separano Cerbaia dagli Scopeti non avessero trovato un luogo migliore per accamparsi?
► Mattina del 7/9 (sabato): sabato mattina i due ragazzi erano sicuramente agli Scopeti. La tenda venne vista verso le 10.30 da due testimoni (lo Iandelli e il Giuliano Pucci). Ma tutto il giorno di sabato nessuno vide i francesi, non esiste alcuna testimonianza in merito. Di qui l'idea in alcuni mostrologi che la coppia potrebbe aver trovato la morte già la notte fra venerdì e sabato.
► Giornata del 7/9 (sabato): durante quel viaggio in Italia la coppia sarebbe dovuta verosimilmente passare da una fiera calzaturiera a Bologna per questioni lavorative della Mauriot. L'ipotesi che è stata avanzata da alcuni mostrologi è che i due giovani si fossero recati alla fiera proprio quel sabato e questo spiegherebbe perché nessuno li avesse visti a Scopeti e dintorni, sebbene ci fossero la tenda e forse anche l'automobile.
Ad avallare questa ipotesi ci sono alcuni biglietti da visita, rinvenuti fra gli effetti personali della Mauriot, del calzaturificio "2001" di Pistoia, di proprietà del signor Raffaele Biancalani, presente con due stands alla Fiera di Bologna dal 6 al 9 settembre 1985.
Interrogato in merito in data 11 settembre, il Biancalani tuttavia dichiarò di aver ricevuto la visita in fiera di una coppia francese, ma di essere certo che non si trattava della coppia uccisa a Scopeti, sia per una netta divergenza fisica di entrambi, sia perché la coppia da lui vista aveva eseguito un ordine e gli estremi anagrafici non corrispondevano con quelli della Mauriot e del Kraveichvili. Riguardo i biglietti da visita rinvenuti fra gli effetti personali di Nadine, il Biancalani li riconobbe come propri e confermò che potevano essere effettivamente stati presi in fiera, ma ribadì di non aver alcun ricordo della suddetta coppia.
Dichiarazioni del Biancalani a parte, al momento non esistono prove di un'eventuale visita dei due ragazzi francesi alla Fiera di Bologna: sia durante il tragitto, sia fra gli stands, nessuno avrebbe visto Nadine e Jean-Michel; fra gli effetti personali della coppia non venne rinvenuto il tagliando di ingresso alla Fiera, né alcuna altra ricevuta che potesse attestare tale spostamento. Il loro molto eventuale viaggio dagli Scopeti a Bologna e ritorno non spiegherebbe infine l'assenza completa di scontrini per i giorni 7/9 e 8/9.
► Sera del 7/9 (sabato): C'è una testimonianza mai emersa durante le indagini e i processi e dunque non si sa quanto veritiera e attendibile, secondo cui il giornalista d'inchiesta Roberto Fiasconaro avrebbe intervistato due persone, l'allora diciassettenne Adriano Bertinelli e l'operatore televisivo Paolo Bernini, i quali la sera di sabato 7 settembre 1985 erano a cena al ristorante "La Baracchina", poco distante dalla piazzola del delitto. Attorno alle 22:30, i due amici udirono degli spari. Anche un rappresentante di prodotti farmaceutici, proprietario di una Lancia Delta targata Verona, che in quel momento era all'esterno del ristorante udì gli spari e rientrò esclamando: "Zitti! Non avete sentito degli spari? Ma da queste parti vanno a caccia anche di notte?".
I clienti uscirono dal locale ma nel buio assoluto non videro nulla. Pensarono così a dei petardi o fuochi d'artificio provenienti dalla festa dell'Unità che si stava tenendo nella poco distante Cerbaia.
È doveroso sottolineare nuovamente come questa testimonianza non sia mai emersa né in sede d'indagine, né in sede di processi a Pacciani e successivamente ai CdM. Viene riportata esclusivamente in un vecchio e neanche troppo curato blog tenuto dal suddetto Adriano Bertinelli, il quale nel profilo personale si definisce investigatore privato. È nuovamente doveroso sottolineare come di questo Bertarelli investigatore privato, non risulta traccia sul web.
Tale testimonianza viene dunque riportata esclusivamente per dovere di cronaca, ma - fino a prova contraria - considerata poco attendibile. Si attendono eventualmente conferme sulla sua autenticità.
► Mattina del 8/9 (domenica): La domenica mattina, come detto, Nadine venne vista fare colazione alla pensione "Ponte agli Scopeti" dal gestore della pensione e suo suocero (Bonciani e Borsi). Abbiamo già parlato di una possibile fallacità di questa testimonianza.
► Pomeriggio del 8/9 (domenica): La domenica pomeriggio abbiamo diverse testimonianze sugli strani movimenti attorno alla piazzola degli Scopeti e attorno alla tenda dei francesi, testimonianze emerse durante il Processo ai CdM. Eppure, nessuno vide personalmente i francesi. Ricordiamo fra le altre testimonianze:
▪ le dichiarazioni dei coniugi Vittorio Chiarappa e Marcella De Faveri, ospiti di Gianfranco Rufo nella villa proprio di fronte alla piazzola degli Scopeti. I coniugi Chiarappa-De Faveri parlarono di una macchina rossa parcheggiata tutto il pomeriggio all'imbocco della piazzola tanto da rendere poco agevole il loro ingresso nella villa (per ulteriori approfondimenti su questa testimonanza, si veda il capitolo denominato "La credibilità di Giancarlo Lotti").
▪ la testimonianza di Sabrina Carmignani, all'epoca ragazza diciannovenne di San Casciano, la quale riferì, in data 9 settembre 1985, di essere arrivata nella piazzola la domenica pomeriggio verso le 17.30 assieme al suo ragazzo Mauro Galli, per festeggiare il proprio compleanno, ma di essere andata via quasi subito per non disturbare gli eventuali occupanti della tenda piantata a pochi passi dalla loro automobile. Riportiamo le testuali parole della ragazza:
"...ci siamo recati gli Scopeti, nel punto in cui sono stati rinvenuti i cadaveri di due persone in data odierna. Preciso che ci siamo fermati vicinissimo alla tenda, molto piccola, di colore grigio chiaro. Poiché pensavamo di disturbare la gente che eventualmente vi fosse dentro a dormire, sempre a bordo della nostra autovettura siamo venuti nuovamente a ritroso fermandoci a pochi metri di distanza ove abbiamo consumato un panino. Volevamo ancora rimanere, ma temendo di dare disturbo ci siamo allontanati. Ricordo che davanti alla tenda che si affaccia verso la strada ho notato un po’ di sporco, mi sembrava cosa da mangiare e una macchia di unto senza peraltro notare bene di cosa si trattasse. Ricordo bene che vicino alla tenda vi era una macchina di colore chiaro, mi sembra, anzi sono sicura che era una Golf, i cui fari erano orientati verso la tenda a distanza di circa un metro e mezzo..."
In seguito, sempre durante la stessa testimonianza, la ragazza avrebbe precisato: "...quando ho parlato di cosa untuosa, volevo riferirmi ad un pezzo di carta che avevo notato sul posto da cui si notavano tracce untuose come se fosse stata utilizzata poco prima per mangiare o per avvolgere dei generi untuosi. Tale carta un po' piegata e mi è parso che fosse a righe. Era certamente di colore bianco. Da come si presentava esteriormente, con un rigonfiamento nella parte inferiore ho avuto la sensazione che all'interno della tenda vi fosse almeno una persona. Ribadisco che ciò è solo una mia sensazione in quanto non ho minimamente pensato di osservare chi vi fosse a all'interno della tenda. Ribadisco che al mio arrivo ho potuto notare che la parte anteriore della tenda era aperta e che parte di essa, più precisamente il lembo superiore destro era piegato all'esterno...".
La Carmignani riferì, inoltre, che mentre abbandonavano la piazzola pochi minuti dopo essere arrivati, sopraggiungeva nella radura un'automobile simile a una Fiat Regata.
È doveroso riportare che fra il 2 e il 6 dicembre 1995, la Carmignani sarebbe stata nuovamente riascoltata, confermando più o meno quanto aveva detto dieci anni prima. Tuttavia, durante la testimonianza resa in aula due anni più tardi, durante il Processo contro i CdM (30 giugno 1997), la donna avrebbe arricchito la sua testimonianza parlando di un cattivo odore e di sporco nei pressi della tenda e di numerose mosche che vi ronzavano attorno.
Addirittura, quando sarebbe stata intervistata dal detective Davide Cannella nell'aprile 2001, la Carmignani avrebbe detto che quella domenica pomeriggio la piazzola "non mi sembrava la solita di sempre... tutto intorno mi pareva sporco e malandato... uno sporco innaturale, come se davanti alla tenda vi fosse dell'olio, dell'unto, insomma... ora mi rendevo conto del perché tutto mi sembrasse brutto, diverso dalle altre volte: si sentiva un puzzo terribile, come di cadavere e c'erano mosche dappertutto, tante, ed io me ne intendo di puzzo di cadaveri, io ho fatto l'infermiera in un obitorio..."
Dichiarazioni, dunque, in parte diverse da quelle rese nel settembre 1985 e nel dicembre 1995, in cui la donna aveva sì parlato di sporco e di unto, ma non aveva mai accennato né alle numerose mosche, né al cattivo odore.
Da notare che in occasione della testimonianza a Processo contro i CdM, l'avvocato Nino Filastò fece in modo di dimostrare che non furono rinvenute carcasse di animali nella zona subito dopo la scoperta dei cadaveri. Quindi il fetore che la Carmignani aveva denunciato non era sicuramente dovuto a carogne di animali morti.
È doveroso, però, sottolineare che altri testimoni non hanno parlato di particolari odori nella piazzola nelle ore precedenti alla scoperta dei cadaveri. Non ne aveva parlato nella testimonianza rilasciata quello stesso 9 settembre Luca Santucci, colui che aveva scoperto il corpo di Jean-Michel e che inizialmente aveva accennato solo al ronzio delle mosche nei pressi del luogo del ritrovamento; non ne aveva parlato il professor Maurri, secondo cui almeno fino all'apertura della tenda, nella piazzola non vi era alcun particolare odore. Infine, il giornalista Sandro Bennucci, presente a Scopeti il pomeriggio del 9 settembre 1985, intervistato dal ricercatore Francesco Cappelletti, ad esplicita domanda dello stesso, ha dichiarato di non aver ricordo di avere avvertito alcun odore nella piazzola.
► Sera del 8/9 (domenica): Secondo la testimonianza di Marcello Fantoni, i due ragazzi francesi potrebbero aver cenato alla festa dell'Unità di Cerbaia, testimonianza che abbiamo già visto presentare qualche lacuna.
A seguire, secondo la testimonianza del reo-confesso Giancarlo Lotti, sarebbe avvenuto il delitto, all'incirca fra le ore 23:00 e le ore 23:30.
Da notare, a questo proposito, che risultano due testimonianze "discordanti" in merito. Le riportiamo per amor di precisione:
1. la signora Petra Weber aveva dichiarato spontaneamente ai carabinieri di San Casciano che la sera di domenica 8 settembre, verso mezzanotte, mentre giocava a carte nel giardino antistante l'abitazione del suo fidanzato, sita in via Faltignano 18, aveva udito un rumore simile allo stapparsi di una bottiglia, proveniente dalla direzione in cui si trovava la piazzola. Tale rumore era stato sentito anche dai familiari che erano con lei, in particolar modo dalla madre, la quale si era detta convinta potesse essere il rumore di uno sparo, tanto da non voler più sostare all'esterno della casa.
L'abitazione sita in via Faltignano 18 dista poche centinaia di metri, in linea d'area, dal luogo del delitto.
2. la signora Anna Garducci, abitante in una casa nei pressi della piazzola, aveva invece dichiarato che la sera di domenica 8 settembre non aveva udito alcun rumore proveniente dal luogo del delitto, né aveva notato un andirivieni di automobili sospette.
► Pomeriggio del 9/9 (lunedì): I cadaveri vennero trovati lunedì pomeriggio alle ore 15:30. Come visto, sin da subito si ebbe l'impressione che i cadaveri non fossero propriamente recenti, tant'è vero che – come già scritto – quando la notizia venne data per la prima volta al Telegiornale Regionale, la giornalista in studio parlò di omicidio risalente a un paio di giorni prima.
A dimostrazione di ciò, parecchi anni dopo, il dottor Sandro Federico, poliziotto della SAM, dirà che la prima impressione, una volta arrivati sul luogo del delitto, fu che i cadaveri non fossero affatto freschi e che dunque risalissero a un po' di tempo prima.
► Mattina del 11/9 (mercoledì): Pur tuttavia, secondo i referti medici, la mattina di mercoledì 11 settembre, il rigor mortis sul corpo deposto sul tavolo autoptico di Jean Michel Kraveishvili non era ancora completamente risolto. Come abbiamo imparato ad apprendere nel corso di questi anni, per risolversi completamente, la rigidità cadaverica richiede dalle 72 alle 96 ore dal momento del decesso: ovviamente in caso di corpo esposto ad alte temperature i tempi tendono a ridursi, avvicinandosi più alle 72 ore che alle 96 di cui sopra. Facendo dunque dei rapidi calcoli, abbiamo questa situazione:
▪ se i francesi fossero morti la domenica sera, al mercoledì mattina sarebbero trascorse una sessantina di ore dal decesso, in linea con un rigor mortis non ancora completamente risolto, anche se sottoposto a temperature piuttosto alte.
▪ se i francesi fossero morti il sabato sera, al mercoledì mattina sarebbero trascorse fra le ottanta e le novanta ore dal decesso, in linea con un rigor mortis non ancora completamente risolto, un po' meno con le temperature elevate cui era stato sottoposto soprattutto il cadavere della Mauriot.
▪ se i francesi fossero morti il venerdì sera, al mercoledì mattina sarebbero trascorse più di cento ore dal decesso, fuori tempo massimo per la mancata completa risoluzione del rigor mortis.
Questi calcoli porterebbero dunque a escludere il venerdì sera come data dell'omicidio, ma non escluderebbero aprioristicamente il sabato sera, anche se i tempi sembrerebbero comunque piuttosto stretti.
C'è però da dire a tal proposito che, sempre come abbiamo imparato ad apprendere nel corso di questi anni, ci possono essere delle eccezioni. Ad esempio, un corpo in cui il processo del rigor mortis viene interrotto fisicamente (da una manipolazione del cadavere) prima dello sviluppo completo del fenomeno di rigidità, potrà essere soggetto, al termine delle manipolazioni che hanno causato la rottura della rigidità in determinati punti, a una ripresa del processo che continuerà fino al proprio completamento, con una rigidezza parziale nella zona in cui è avvenuta la rottura stessa.
In altre parole, se c'è stata una manipolazione dei due corpi e una rottura della rigidità cadaverica prima che il fenomeno di rigidità fosse giunto al suo completamento (ad esempio per prenderli dal luogo dell'omicidio e portarli all'istituto di medicina legale), tale fenomeno avrebbe potuto riprendere il suo corso al termine della manipolazione, ritardando difatti i tempi di completamento e di conseguenza di risoluzione del rigor mortis stesso.
Questo, almeno secondo gli esperti di medicina legale, non consentirebbe comunque di far rientrare in un range temporale coerente con la mancata risoluzione del rigor mortis al mercoledì mattina, un omicidio commesso il venerdì sera, ma consentirebbe di far rientrare comodamente l'eventualità che l'omicidio fosse stato commesso il sabato sera.
► Mattina del 11/9 (mercoledì): Dalle analisi condotte sui cadaveri delle due giovani vittime e in particolar modo sull'apparato digerente, secondo Maurri e dunque secondo la versione ufficiale, il delitto sarebbe avvenuto circa 3 ore dopo l'ultimo pasto della coppia. Seguendo questa linea, è probabile dunque che fosse avvenuto di sera/notte, in linea oltretutto con i precedenti assalti dell'assassino (ma anche su questo vedremo che c'è chi non concorda).
Per quanto riguarda i resti di cibo si parla di pappardelle al ragù di cinghiale o di lepre e questo avvalorerebbe la tesi del delitto avvenuto successivamente a una cena alla festa dell'Unità (in cui venivano servite appunto pappardelle al ragù). Dunque, il delitto potrebbe essere avvenuto la sera del venerdì, come da testimonianza del Cantini, ma non si potrebbe tuttavia escludere che la coppia si fosse recata alla festa anche nei giorni successivi (il sabato sera o la domenica sera).
Ora, dopo aver tracciato quelli che sono i riscontri scientifici e documentali della vicenda su cui ognuno può forgiare le proprie idee, trasferiamoci sul piano pratico e facciamo un discorso prettamente nasometrico: risulta piuttosto improbabile pensare che la coppia francese sia rimasta per due giorni interi accampata nella piazzola degli Scopeti, un luogo piuttosto sporco, bazzicato da guardoni, usato da molti come discarica.
Inoltre, bisogna tenere conto sia dell'assenza di scontrini a partire dal venerdì sera, sia della testimonianza della Carmignani, secondo cui la domenica pomeriggio la tenda e l'automobile dei francesi erano nella piazzola, ma dei francesi non vi era traccia. Siccome allontanarsi da Scopeti a piedi è cosa piuttosto improbabile, se ne deduce che i francesi avrebbero dovuto essere nella tenda, probabilmente a dormire come sembra suggerire la stessa ragazza. Certo non è impossibile, ma risulta improbabile pensare a una coppia chiusa in una tenda il pomeriggio di un giorno d'estate con le temperature che si possono raggiungere in determinate condizioni.
Vien da sé pensare - se non altro a livello puramente intuitivo - che in quel momento i francesi fossero già morti. Ipotesi ancor più credibile se pensiamo alle altre dichiarazioni della Carmignani, che nel 1995 riferisce di un cattivo odore e di un'insistente presenza di mosche nella piazzola.
Il primo a parlare di una possibile retrodatazione del delitto degli Scopeti fu il giornalista Mario Spezi, il quale addirittura nel gennaio del 1996 (qualche giorno prima dell'inizio del Processo d'Appello a Pacciani) scrisse una serie di articoli su "La Nazione" in cui parlava in maniera comprensibilmente non troppo dettagliata della possibilità che lo studio delle mosche sul cadavere della Mauriot potesse anticipare il giorno dell'omicidio.
In seguito si interessò della questione l'avvocato Nino Filastò, il quale avanzò l'ipotesi della retrodatazione durante il Processo ai CdM, ma senza calcare eccessivamente la mano (qualche anno dopo Filastò ne avrebbe parlato esplicitamente nel suo libro "Storia Delle Merende Infami"). Sucessivamente, nel 2002, affrontò il problema con una certa convinzione il giornalista RAI, Pino Rinaldi, il quale aveva avuto modo di confrontarsi privatamente con la Carmignani e di convincersi che la domenica pomeriggio i francesi fossero già morti. Rinaldi inviò le foto del cadavere della Mauriot al professor Francesco Introna, entomologo e professore ordinario di Medicina Legale all'università di Bari, probabilmente uno dei massimi esperti di entomologia forense in Italia. Studiando le foto delle larve presenti sul cadavere della Mauriot, il dottor Introna arrivò alla conclusione che il delitto non poteva esser fatto risalire alla domenica sera, ma andava anticipato di almeno 24 ore. Questo uno stralcio della sua relazione: "Per schiudersi le uova dei calliphoridi impiegano tra le 18 e le 24 ore, a una temperatura attorno ai 27 gradi, i dati entomologici indicano un'epoca di morte minima di circa 36 ore dal rilievo fotografico, come minimo il giorno 8 o la notte tra il 7 e l'8".
Questi nuovi studi non portarono, tuttavia, a nessuna novità processuale in quanto, secondo i giudici, il cadavere della donna chiuso nella tenda era stato oggetto di fenomeni putrefattivi oltremodo accelerati.
In tempi più recenti, il documentarista Paolo Cochi ha recuperato le foto dei cadaveri di entrambi i ragazzi francesi mostrandole a diversi entomologi che hanno confermato che anche sul corpo del ragazzo (non soggetto alle alte temperature raggiunte all'interno della tenda e non studiato in precedenza) erano presenti larve di mosca carnaria e dunque hanno confermato di dover verosimilmente retrodatare la morte dei giovani francesi alla notte fra sabato e domenica se non addirittura a quella fra venerdì e sabato.
Per contro, la dottoressa Denise Gemmellaro, entomologa di chiara fama, in un'intervista concessa al ricercatore Marco Aufiero, ha sostenuto l'imposibilità di definire con esattezza lo stadio evolutivo delle larve basandosi sui semplici reperti fotografici. La stessa ha dichiarato che dalle poche informazioni in suo possesso non è escludibile un omicidio avvenuto la domenica sera.
Nota Bene: Tale retrodatazione - è doveroso precisarlo a dispetto di quanto si sente raccontare in alcuni ambienti mostrologici evidentemente non molto attendibili - non scagiona aprioristicamente né Pacciani, né i Compagni di Merende, per la semplice ragione che non conoscendo l'orario in cui è avvenuto il duplice omicidio non ci sono alibi di sorta per nessuno dei personaggi coinvolti. E ove anche si desse per scontato che l'omicidio fosse avvenuto in un orario coerente con gli altri delitti del MdF (fra le 21 e le 24) nessuno dei personaggi coinvolti ha alibi che coprono l'intero lasso di tempo né per il venerdì, né per il sabato.
Tuttavia l'eventuale retrodatazione porta ovviamente a minare la confessione del Lotti e la sua già scarsa credibilità, nonché ovviamente le dichiarazioni del futuro testimone oculare del delitto, Fernando Pucci.
Teoria di Henry62
Il blogger Henry62, al secolo Enrico Manieri, esperto balistico e Consulente Tecnico di Parte per la difesa nel processo d'Appello contro Pietro Pacciani, ha elaborato una teoria differente sulla dinamica del duplice omicidio degli Scopeti e in special modo sull'orario e sul giorno in cui questi avrebbe avuto luogo.
Secondo il noto studioso del caso, il delitto sarebbe sì avvenuto precedentemente rispetto a quanto dichiarato da Lotti, ma sicuramente non andrebbe retrodatato di uno o due giorni come la mostrologia odierna sostiene, andandosi dunque a collocare alle prime luci dell'alba di domenica 8 settembre. A sostegno della propria tesi, Manieri porta diversi fattori, ma in special modo cinque sono le evidenze che ci preme sottolineare in queste pagine:
1. Il percorso seguito da Jean Michel durante la sua fuga è il percorso compiuto da una persona che ha una discreta visibilità dei dintorni, che quantomeno vede dove mette i piedi. Cosa improbabile se il delitto fosse avvenuto in orario serale/notturno, considerando la situazione di particolare oscurità in cui è immersa la piazzola. All'alba o poco prima, si ha sicuramente una visibilità migliore e ciò avrebbe permesso al ragazzo francese di poter muoversi nella piazzola e tentare una fuga.
2. Gli studi entomologici sono stati eseguiti sulle foto non originali dei cadaveri dei giovani francesi, il che non può non essere tenuto in considerazione quando si parla del grado di attendibilità e accuratezza dei suddetti studi.
3. Il rigor mortis non ancora completamente risolto sul cadavere di Jean Michel Kraveishvili alla mattina di mercoledì 11 settembre 1985 porterebbe a escludere come data dell'omicidio il venerdì sera, rendendo i tempi piuttosto stretti anche per un omicidio avvenuto il sabato sera.
4. L'assenza di morsi significativi da parte di fauna locale di piccola e media taglia sul cadavere di Jean Michel risulterebbe un po' strano per un cadavere rimasto due o addirittura tre notti all'aperto. Collocando, invece, il delitto all'alba della domenica mattina, i cadaveri avrebbero invece trascorso una sola notte all'aperto.
5. I resti di cibo rinvenuti nell'apparato gastrico della coppia, considerando l'orario serale/notturno, il fatto che i due ragazzi fossero sdraiati e il fatto che verosimilmente avessero consumato un pasto estremamente pesante a base di lepre o cinghiale, sarebbe più compatibile con una cena avvenuta diverse ore prima del decesso e non con le tre ore dichiarate ufficialmente dai medici legali.
Il primo punto (assenza o presenza di luce) è una valutazione che ha molto senso, ma presuppone che in caso di attacco notturno, assalitore e vittime non fossero in possesso di una qualunque fonte di luce che illuminasse anche solo in parte i dintorni della tenda. Che le vittime, al momento dell'attacco, fossero completamente al buio è possibile, specie se in quel momento stavano dormendo. Che l'assalitore (o gli assalitori) si presentasse alla piazzola per sferrare l'attacco senza una torcia o una qualsiasi fonte luminosa, risulta già un po' più difficile da credersi.
Il secondo punto (lo studio dei cadaveri attraverso le foto) è un dato di fatto cui difficilmente si può opporre alcuna considerazione. È ovvio, come anche sostenuto dalla dottoressa Gemmellaro, che studi condotti sulle foto hanno un valore diverso rispetto a quelli condotti in prima persona sui cadaveri, tanto più da un luminare come Maurri. È anche vero tuttavia che il grado di conoscenze entomologiche del Maurri erano per forza di cose limitate dal momento storico in cui i suoi esami sono stati effettuati. Inoltre, ci sono medici legali che hanno studiato direttamente i cadaveri (vedasi il dottor Giovanni Marello del team di Maurri o il dottor De Fazio) che hanno sempre propeso per un delitto avvenuto precedentemente alla domenica. Quindi, in questo caso, l'obiezione sollevata dal Manieri non sembra calzante.
I successivi due punti sono significativi e oltretutto in linea con quanto già dichiarato dal dottor Maurri in sede processuale. Certamente, l'evoluzione del rigor mortis (per quanto dettagliato sopra) e l'assenza di morsi da fauna cadaverica non sono punti risolutivi né in un senso né in un altro, tuttavia potrebbero rappresentare un freno alla ormai acclarata tendenza all'eccessiva retrodatazione del duplice omicidio.
Il quinto punto (svuotamento gastrico) invece appare (o appariva), a parere di chi scrive, non del tutto convincente. È vero infatti che, stando alla teoria di Henry62, la coppia il sabato sera potrebbe non aver cenato troppo presto, tanto più se - come sembra - ha consumato il proprio pasto alla festa dell'Unità di Cerbaia. Ammettiamo dunque, come caso limite, una cena avvenuta attorno alle 22 o alle 23: questo comporterebbe nella teoria di Henry62 che il delitto sarebbe avvenuto fra le sei e le otto ore dopo l'ultimo pasto.
Ora va bene l'orario notturno, va bene la posizione supina che non aiuta la digestione e va bene anche il pasto pesante, magari condito da vino rosso, ma pensare a due giovani, apparentemente in buona salute (di cui uno ventenne e quindi nel pieno delle proprie possibilità fisiche), che dopo sei o sette ore non hanno ancora (entrambi) completato la fase digestiva, appare - almeno a parere di chi scrive - più una forzatura che una possibilità oggettiva.
Nota Bene: Per onor di cronaca, il sottoscritto è stato contattato recentemente (gennaio 2021) da Enrico Manieri che, in una lunghissima telefonata, ha inteso dettagliare meglio il discorso dello svuotamento gastrico, fornendo anche una serie di studi medici che accerterebbero un tempo di emi-svuotamento gastrico in orario notturno e in occasione di pasti particolarmente pesanti superiore ad oltre il doppio del tempo considerato standard (vale a dire le tre ore ipotizzare da Maurri), compatibile dunque con le sette/otto ore di cui sopra.
In maniera schematica abbiamo due possibilità da valutare:
Ipotesi 1: Il MdF sapeva già a priori che quello del 1985 sarebbe stato l'ultimo delitto. Aveva dunque concepito il duplice omicidio e il successivo invio della missiva alla Della Monica come una sorta di commiato dal suo pubblico, rappresentato nell'occasione da inquirenti, organi di informazione, opinione pubblica.
Hanno sposato questa teoria, per un motivo o per un altro, diversi insigni studiosi del caso, come Antonio Segnini (secondo cui il Lotti aveva deciso di smettere perché aveva terminato i proiettili) o lo stesso Enrico Manieri (secondo cui il killer aveva capito che se avesse continuato anche solo con un altro delitto sarebbe stato inevitabilmente preso).
Ipotesi 2: Il MdF non aveva deciso a priori di smettere, ma dopo Scopeti si era trovato semplicemente impossibilitato, per un qualsiasi motivo, a commettere un nuovo delitto.
Secondo questa ipotesi, fra il settembre del 1985 e l'estate del 1986 era accaduto qualcosa nella vita del Mostro che gli aveva impedito di commettere ulteriori delitti. Forse era stato arrestato per altri reati, forse era morto, forse era emigrato o aveva avuto un incidente che lo aveva reso menomato o forse, più semplicemente, era stato attenzionato dagli inquirenti.
Questa è un'ipotesi contemplata per ovvie ragioni da Paccianisti, Merendari, Sardisti, Narducciani, probabilmente anche Vigilantiani.
Questa è l'ipotesi che - come vedremo - è stata seguita anche dalla SAM e che avrebbe contribuito all'individuazione di Pacciani. Subito dopo Scopeti, infatti, Pacciani avrebbe subìto dapprima una perquisizione, in seguito, nel maggio del 1987, sarebbe stato arrestato per la violenza sulle figlie.
Oltre al Pacciani, vi sono altri personaggi di indubbio interesse che, nel lasso di tempo fra il delitto degli Scopeti e l'estate successiva, si sarebbero ritrovati più o meno impossibilitati a commettere ulteriori delitti: questi sono il Vigilanti (nel settembre del 1985 venne per la prima volta perquisito), il dottor Narducci (morto nell'ottobre del 1985), Salvatore Vinci (arrestato nell'aprile del 1986). Subito dopo l'arresto del Vinci, quella del 1986 sarebbe risultata la prima estate dopo cinque lunghissimi anni senza delitti.
Una cosa che ci sentiremmo di dire sull'argomento, senza per questo parteggiare necessariamente per l'una o per l'altra ipotesi, è che - almeno a parere di chi scrive - il MdF (chiunque fosse) prestava molta attenzione a ciò che gli organi di informazione dicevano di lui. È lecito supporre che provasse una sorta di gratificazione nel leggere le sue gesta sui giornali o nel sentire parlare di lui in TV.
Non vi è dunque ombra di dubbio che il Mostro abbia provato il massimo compiacimento dopo il delitto degli Scopeti, quando non solo la psicosi collettiva raggiunse il suo culmine, ma anche il terrore e per certi versi il fascino malato che questa figura iniziò ad esercitare sull'opinione pubblica raggiunse la sua acme.
Subito dopo il delitto degli Scopeti, la già citata trasmissione televisiva "Identikit Di Un Assassino", andata in onda in seconda serata sulla RAI, raggiunse uno share altissimo. Da più parti si favoleggiava macabramente di questo "essere" inafferrabile, forte fisicamente, di intelligenza sopraffina, infallibile con la pistola, esperto col coltello, che teneva in scacco una delle più valide Procure italiane.
Di fronte a cotanta gratificazione, è possibile che nell'autore di questi omicidi fosse scattata una sorta di ansia da prestazione tale da bloccarlo? O meglio, le difficoltà che sicuramente avrebbe incontrato in misura esponenzialmente maggiore in eventuali azioni future e dunque la paura di non essere all'altezza o addirittura di essere catturato, avrebbero potuto essere superiori al suo bisogno di colpire e forse anche al suo narcisismo patologico?
Una parziale risposta ce l'aveva data il dottor Carlo Nocentini, il quale nella perizia stilata nel 1981 dopo il delitto delle Bartoline (dunque ben prima del sanguinoso epilogo), aveva specificato che un soggetto affetto da sindrome paranoide (come lui vedeva il MdF) è comunque dotato di una lucidità tale da riuscire a comprendere quando il protrarsi delle proprie azione criminali diviene troppo pericoloso per la sua stessa incolumità e quindi è in grado di valutare il momento migliore in cui fermarsi.
D'altra parte, quello che in questa sede ci sentiremmo di affermare è che, pianificata o meno che fosse la fine dei delitti e qualunque motivazione ci potesse essere alla base, deve essere stata ben seria quella che avrebbe indotto il Mostro a interrompere la scia di sangue proprio in quel particolare momento di "onnipotenza" mediatica e criminale.
Le suddette domande sono:
1. In quanti erano a commettere il duplice omicidio degli Scopeti?
2. Quando è avvenuto realmente il duplice omicidio?
3. Perché Scopeti è stato l'ultimo delitto?
Premettiamo subito che dare una risposta certa a queste domande non solo è pressoché impossibile, ma bisognerebbe diffidare di chi propugna sull'argomento verità incontrovertibili.
Al solito e come già fatto per Baccaiano, procederemo illustrando le varie teorie mostrologiche che nel corso degli anni sono state proposte, proveremo ad analizzarle e di conseguenza a fare una valutazione per lo più probabilistica, consapevoli comunque che in questo caso, soprattutto per la seconda domanda, subentrano deduzioni e conoscenze estremamente specifiche, che solo chi ha condotto determinati e approfonditi studi può affrontare con un certo grado di serenità e consapevolezza. Gli altri dovranno forzatamente rimettersi a quanto esplicitato dai suddetti esperti della materia.
1. Quanti erano a commettere il duplice omicidio
Per quanto riguarda la prima domanda, la questione è dibattuta da tempo. Secondo molti mostrologi, quello degli Scopeti è il delitto (forse l'unico delitto) in cui sembra possibile se non maggiormente probabile la presenza di più autori.Nel libro "Delitto degli Scopeti. Giustizia mancata" di Adriani, Cappelletti e Maugeri, si fa ad esempio esplicitamente riferimento alla partecipazione di più autori in questa azione omicidiaria.
Persino il criminologo Francesco Bruno, da sempre fautore della teoria del serial killer solitario, nell'udienza del Processo ai CdM del 12 gennaio 1998 ebbe modo di dichiarare: "Se noi analizziamo, da un punto di vista criminologico, gli omicidi, non abbiamo alcun motivo - dico: alcuno - se non qualche considerazione che possiamo fare nell'ultimo omicidio, per poter pensare a un gruppo di omicidi, o a una coppia omicida..."
Analogamente, in una trasmissione televisiva del 16 settembre 1985 (una settimana dopo il ritrovamento dei cadaveri dei due francesi), chiamata "Identikit di un Assassino", la celebre professoressa Ida Magli, antropologa ospite in studio, credendo di non essere ascoltata pronunciò fuori onda le seguenti frasi: "...la setta religiosa non toglie il pube ai cadaveri... allora sarebbero due o tre, ma non una setta nel senso... due o tre maniaci..."
Quest'ultima dichiarazione a microfono erroneamente aperto lascia ben intendere come nell'immediatezza del duplice omicidio di Scopeti, con i Compagni di Merende ancora lontanissimi da venire, la possibilità che sul luogo del delitto fossero stati presenti più esecutori, era ampiamente contemplata.
Anche la versione ufficiale del delitto, quella della Procura di Firenze, poi ratificata dalle condanne definitive di Vanni e Lotti, prevede la presenza di più autori a Scopeti.
Ad alimentare questa ipotesi, a parte ovviamente le dichiarazioni che vedremo successivamente del Lotti, c'erano e ci sono alcuni fattori marginali come il taglio rinvenuto sul retro della tenda, ma anche considerazioni di maggiore spessore dettate ad esempio dalla strana fuga di Jean-Michel.
Difatti, il taglio sul retro della tenda potrebbe rappresentare un gesto piuttosto scriteriato per un killer solitario, il quale, invece di cominciare subito a sparare, si avvicina di soppiatto e lacera il tessuto con il coltello mettendo di fatto in allarme gli occupanti, tant'è vero che il giovane Jean-Michel ebbe appunto modo e tempo di fuggire. Risulta ovvio ipotizzare che se gli aggressori fossero stati più di uno, l'ipotetica fuga degli occupanti, messi in allarme dal rumore del taglio, sarebbe stata più gestibile e avrebbe rappresentato un minor pericolo.
Sempre a proposito del taglio, ci si potrebbe anche chiedere perché il killer (o i killers) avrebbe sentito la necessità di esordire in quel modo. Nei suoi precedenti agguati era sempre stato abituato (almeno secondo le dinamiche ufficiali che in generale appaiono piuttosto verosimili) a palesarsi esplodendo subito i colpi di pistola in direzione delle vittime, in particolar modo della vittima maschile. Mai il MdF prima di allora aveva iniziato l'agguato tentando ad esempio di aprire lo sportello dell'automobile delle coppie (con l'unica eccezion di Signa). Dunque perché a Scopeti invece di comportarsi in maniera simile, prova ad aprire un varco nella tenda? Avrebbe forse voluto entrare e ritrovarsi faccia a faccia con le vittime, col rischio magari di ingaggiare un corpo a corpo? Oppure in questo caso era sicuro che i due ragazzi stessero dormendo e avrebbe potuto tentare di intrufolarsi con minori rischi? Sono ipotesi che da qualsiasi lato le si guardi, non convincono appieno, specie alla luce del comportamento del Mostro nei delitti precedenti.
Una spiegazione alternativa e legittima potrebbe essere quella secondo cui il taglio alla tenda sarebbe preesistente all'attacco e dunque non prodotto dal MdF. In antitesi a questa, come vedremo, altrettanto legittima è l'ipotesi che il taglio possa essere stato prodotto dal killer successivamente all'attacco. Sono tuttavia ipotesi su cui non vi è alcuna certezza, né in un senso né nell'altro.
Tornando alla questione "uno o più assalitori", più che il taglio alla tenda è stata soprattutto la fuga di Jean-Michel a destare i dubbi maggiori. Il ragazzo infatti ha compiuto un percorso non lineare che sul momento è apparso a chi si è interessato della dinamica quasi obbligato dalla presenza di altre persone (eventuali complici del MdF) che lo hanno costretto a cambiare direzione (lasciando un'impronta insanguinata sulla parte anteriore sinistra della Golf) e cercare rifugio, anziché verso la salvifica strada, in un anfratto che poi si è rilevato una trappola per lui.
È vero però che Jean-Michel era nudo, scalzo, ferito, terrorizzato e soprattutto non vedeva a un palmo dal proprio naso (il luogo era ed è tuttora estremamente buio). Cercare coerenza nel suo percorso potrebbe essere un esercizio mentale inutile.
C'è da dire che è possibile che durante la sua fuga il giovane Jean-Michel abbia urlato disperatamente, urla di terrore, ma anche invocazioni d'aiuto. Siccome la fuga del ragazzo è verosimilmente durata diversi secondi, l'autore o gli autori del delitto non possono non aver contemplato l'ipotesi che qualcuno potesse aver effettivamente udito le grida e magari aver avvisato le forze dell'ordine. Nonostante l'eventualità di potersi ritrovare intrusi fra i piedi, il killer è rimasto nella piazzola ancora per diversi minuti, il tempo di uccidere Jean-Michel, nasconderlo, tornare alla tenda e praticare le escissioni. Questo comporterebbe oltre a un notevole sangue freddo, anche una maggior probabilità di almeno due autori sulla scena del crimine: uno che controllava la strada, pronto ad avvisare di eventuali avvistamenti sospetti, l'altro dedito alle sue feroci pratiche, comunque sicuro di aver un minimo le spalle coperte.
D'altro canto, anche la teoria del "serial killer unico a Scopeti" ha i suoi ottimi sostenitori. Per chi fosse interessato, segnaliamo il forumista noto come Vigneron che ha redatto un ottimo documento di 32 pagine, in cui spiega dettagliatamente la dinamica della fuga di Jean-Michel in presenza di un solo autore del delitto.
Anche il piú volte citato blogger Antonio Segnini riporta delle spiegazioni che appaiono plausibili pur alla presenza di un unico assassino.
Infine, segnaliamo l'esperto balistico e blogger Enrico Manieri, che ha recentemente realizzato diversi video in cui ha ricostruito la "sua" dinamica del delitto degli Scopeti, a opera sempre di un unico assassino. Nelle ricostruzioni del Manieri trova anche spiegazione il taglio sul telo posteriore della tenda: il killer lo avrebbe praticato successivamente al delitto al fine di poter "tirare" il cadavere della povera Nadine all'interno della tenda; secondo il Manieri, infatti per effettuare l'escissione il killer aveva precedentemente estratto la donna dalla tenda. D'accordo con la teoria del Manieri si è detto il professore Francesco Introna, medico legale ed entomologo forense di chiara fama.
Per quanto riguarda le urla di Jean-Michel che avrebbero potuto attirare curiosi, innanzitutto queste non sono affatto scontate. Non è da scartare la possibilità che il povero ragazzo francese abbia pensato solo a salvarsi, risparmiando il fiato (un po' come chi annega) e correndo senza emettere alcun suono o al più grida flebili, strozzate dalla paura. Inoltre, ben difficilmente tali urla sarebbero potute arrivare fino al ristorante "La Baracchina", il luogo "popolato" più vicino alla piazzola. Al massimo avrebbero potuto essere udite dalla strada sottostante (via degli Scopeti), dove comunque soprattutto in orari notturni nessuno si muove a piedi. Eventuali automobili o ciclomotori avrebbero finito per coprire o rendere difficilmente distinguibili tali grida.
Dunque, anche a Scopeti un eventuale serial killer unico avrebbe potuto concludere le sue macabre operazioni con relativa tranquillità o comunque non in condizioni di maggior pericolo rispetto ad altri delitti da lui precedentemente commessi.
Sempre in linea con la teoria del serial killer unico, la dinamica ufficiale prevede che il killer (probabilmente sbilanciato dal Kraveichvili sbucato dalla tenda) sparò da fermo alcuni colpi di pistola verso il ragazzo in fuga, prima di esaurire il caricatore e partire alla rincorsa del fuggitivo. I mostrologi che sostengono la teoria dell'unico autore, affermano che se ci fossero state più persone sulla scena del crimine, molto probabilmente il killer non avrebbe svuotato il caricatore verso il Kraveichvili col rischio di colpire un complice, ma soprattutto non avrebbe avuto la necessità di rincorrere, coltello alla mano, in prima persona il povero ragazzo francese.
Inoltre, se ci fossero state due o più persone sulla scena del crimine, molto probabilmente i killers avrebbero preso di peso il corpo del povero Jean-Michel per nasconderlo anch'esso all'interno della tenda e renderne molto più complicato il ritrovamento, anziché lasciarlo all'aperto, sebbene seminascosto dai rovi e da coperchi di latte di vernice.
2. Quando è avvenuto il duplice omicidio?
Per quanto riguarda la data in cui è stato commesso il delitto, rivediamo tutte le informazioni che abbiamo, tentando di seguire una pur difficile sequenza cronologica:► Pomeriggio del 6/9 (venerdì): l'ultimo avvistamento certo dei due francesi risale a venerdì 6 settembre all'ora di pranzo in una pizzeria di Pisa (la Tavola Calda Scarpelli in piazza Cavallotti, non lontana da piazza dei Miracoli).
Come già visto, durante il viaggio la coppia raccoglieva gli scontrini, probabilmente per scaricarli. L'ultimo rivenuto fra i loro effetti personali è quello che risale proprio al pranzo di venerdì.
► Pomeriggio del 6/9 (venerdì): sebbene non vi siano certezze documentali, è possibile che quel venerdì pomeriggio i due giovani francesi lasciarono Pisa per dirigersi verso Firenze. All'epoca la superstrada FI-PI-LI non esisteva ancora (se non per un breve tratto tra Empoli a Montelupo Fiorentino), quindi è probabile che percorsero la Strada Statale 67 fino a Ginestra Fiorentina per poi, anziché proseguire verso Firenze, piegare verso sud-est e imboccare la Strada Provinciale 12 fino a Cerbaia e successivemente dirigersi verso San Casciano.
► Sera del 6/9: venerdì sera i due ragazzi francesi potrebbero già essere a San Casciano, aver montato la tenda agli Scopeti (vedasi testimonianza del giornalista Antonio Berti) e aver cenato alla festa dell'Unità a Cerbaia (vedasi testimonianza di Angelo Cantini). A tal proposito sembrerebbe un po' strano il percorso intrapreso dai francesi che, proveniendo da Pisa, sarebbero passati da Cerbaia, avrebbero notato i preparativi per la festa dell'Unità della sera, avrebbero proseguito per altri 12 km, fino ad accamparsi in una piazzola priva di qualsiasi attrativa, seminascosta e sporca come quella degli Scopeti e poi sarebbero tornati indietro per cena. È possibile che nei 12 km che separano Cerbaia dagli Scopeti non avessero trovato un luogo migliore per accamparsi?
► Mattina del 7/9 (sabato): sabato mattina i due ragazzi erano sicuramente agli Scopeti. La tenda venne vista verso le 10.30 da due testimoni (lo Iandelli e il Giuliano Pucci). Ma tutto il giorno di sabato nessuno vide i francesi, non esiste alcuna testimonianza in merito. Di qui l'idea in alcuni mostrologi che la coppia potrebbe aver trovato la morte già la notte fra venerdì e sabato.
► Giornata del 7/9 (sabato): durante quel viaggio in Italia la coppia sarebbe dovuta verosimilmente passare da una fiera calzaturiera a Bologna per questioni lavorative della Mauriot. L'ipotesi che è stata avanzata da alcuni mostrologi è che i due giovani si fossero recati alla fiera proprio quel sabato e questo spiegherebbe perché nessuno li avesse visti a Scopeti e dintorni, sebbene ci fossero la tenda e forse anche l'automobile.
Ad avallare questa ipotesi ci sono alcuni biglietti da visita, rinvenuti fra gli effetti personali della Mauriot, del calzaturificio "2001" di Pistoia, di proprietà del signor Raffaele Biancalani, presente con due stands alla Fiera di Bologna dal 6 al 9 settembre 1985.
Interrogato in merito in data 11 settembre, il Biancalani tuttavia dichiarò di aver ricevuto la visita in fiera di una coppia francese, ma di essere certo che non si trattava della coppia uccisa a Scopeti, sia per una netta divergenza fisica di entrambi, sia perché la coppia da lui vista aveva eseguito un ordine e gli estremi anagrafici non corrispondevano con quelli della Mauriot e del Kraveichvili. Riguardo i biglietti da visita rinvenuti fra gli effetti personali di Nadine, il Biancalani li riconobbe come propri e confermò che potevano essere effettivamente stati presi in fiera, ma ribadì di non aver alcun ricordo della suddetta coppia.
Dichiarazioni del Biancalani a parte, al momento non esistono prove di un'eventuale visita dei due ragazzi francesi alla Fiera di Bologna: sia durante il tragitto, sia fra gli stands, nessuno avrebbe visto Nadine e Jean-Michel; fra gli effetti personali della coppia non venne rinvenuto il tagliando di ingresso alla Fiera, né alcuna altra ricevuta che potesse attestare tale spostamento. Il loro molto eventuale viaggio dagli Scopeti a Bologna e ritorno non spiegherebbe infine l'assenza completa di scontrini per i giorni 7/9 e 8/9.
► Sera del 7/9 (sabato): C'è una testimonianza mai emersa durante le indagini e i processi e dunque non si sa quanto veritiera e attendibile, secondo cui il giornalista d'inchiesta Roberto Fiasconaro avrebbe intervistato due persone, l'allora diciassettenne Adriano Bertinelli e l'operatore televisivo Paolo Bernini, i quali la sera di sabato 7 settembre 1985 erano a cena al ristorante "La Baracchina", poco distante dalla piazzola del delitto. Attorno alle 22:30, i due amici udirono degli spari. Anche un rappresentante di prodotti farmaceutici, proprietario di una Lancia Delta targata Verona, che in quel momento era all'esterno del ristorante udì gli spari e rientrò esclamando: "Zitti! Non avete sentito degli spari? Ma da queste parti vanno a caccia anche di notte?".
I clienti uscirono dal locale ma nel buio assoluto non videro nulla. Pensarono così a dei petardi o fuochi d'artificio provenienti dalla festa dell'Unità che si stava tenendo nella poco distante Cerbaia.
È doveroso sottolineare nuovamente come questa testimonianza non sia mai emersa né in sede d'indagine, né in sede di processi a Pacciani e successivamente ai CdM. Viene riportata esclusivamente in un vecchio e neanche troppo curato blog tenuto dal suddetto Adriano Bertinelli, il quale nel profilo personale si definisce investigatore privato. È nuovamente doveroso sottolineare come di questo Bertarelli investigatore privato, non risulta traccia sul web.
Tale testimonianza viene dunque riportata esclusivamente per dovere di cronaca, ma - fino a prova contraria - considerata poco attendibile. Si attendono eventualmente conferme sulla sua autenticità.
► Mattina del 8/9 (domenica): La domenica mattina, come detto, Nadine venne vista fare colazione alla pensione "Ponte agli Scopeti" dal gestore della pensione e suo suocero (Bonciani e Borsi). Abbiamo già parlato di una possibile fallacità di questa testimonianza.
► Pomeriggio del 8/9 (domenica): La domenica pomeriggio abbiamo diverse testimonianze sugli strani movimenti attorno alla piazzola degli Scopeti e attorno alla tenda dei francesi, testimonianze emerse durante il Processo ai CdM. Eppure, nessuno vide personalmente i francesi. Ricordiamo fra le altre testimonianze:
▪ le dichiarazioni dei coniugi Vittorio Chiarappa e Marcella De Faveri, ospiti di Gianfranco Rufo nella villa proprio di fronte alla piazzola degli Scopeti. I coniugi Chiarappa-De Faveri parlarono di una macchina rossa parcheggiata tutto il pomeriggio all'imbocco della piazzola tanto da rendere poco agevole il loro ingresso nella villa (per ulteriori approfondimenti su questa testimonanza, si veda il capitolo denominato "La credibilità di Giancarlo Lotti").
▪ la testimonianza di Sabrina Carmignani, all'epoca ragazza diciannovenne di San Casciano, la quale riferì, in data 9 settembre 1985, di essere arrivata nella piazzola la domenica pomeriggio verso le 17.30 assieme al suo ragazzo Mauro Galli, per festeggiare il proprio compleanno, ma di essere andata via quasi subito per non disturbare gli eventuali occupanti della tenda piantata a pochi passi dalla loro automobile. Riportiamo le testuali parole della ragazza:
"...ci siamo recati gli Scopeti, nel punto in cui sono stati rinvenuti i cadaveri di due persone in data odierna. Preciso che ci siamo fermati vicinissimo alla tenda, molto piccola, di colore grigio chiaro. Poiché pensavamo di disturbare la gente che eventualmente vi fosse dentro a dormire, sempre a bordo della nostra autovettura siamo venuti nuovamente a ritroso fermandoci a pochi metri di distanza ove abbiamo consumato un panino. Volevamo ancora rimanere, ma temendo di dare disturbo ci siamo allontanati. Ricordo che davanti alla tenda che si affaccia verso la strada ho notato un po’ di sporco, mi sembrava cosa da mangiare e una macchia di unto senza peraltro notare bene di cosa si trattasse. Ricordo bene che vicino alla tenda vi era una macchina di colore chiaro, mi sembra, anzi sono sicura che era una Golf, i cui fari erano orientati verso la tenda a distanza di circa un metro e mezzo..."
In seguito, sempre durante la stessa testimonianza, la ragazza avrebbe precisato: "...quando ho parlato di cosa untuosa, volevo riferirmi ad un pezzo di carta che avevo notato sul posto da cui si notavano tracce untuose come se fosse stata utilizzata poco prima per mangiare o per avvolgere dei generi untuosi. Tale carta un po' piegata e mi è parso che fosse a righe. Era certamente di colore bianco. Da come si presentava esteriormente, con un rigonfiamento nella parte inferiore ho avuto la sensazione che all'interno della tenda vi fosse almeno una persona. Ribadisco che ciò è solo una mia sensazione in quanto non ho minimamente pensato di osservare chi vi fosse a all'interno della tenda. Ribadisco che al mio arrivo ho potuto notare che la parte anteriore della tenda era aperta e che parte di essa, più precisamente il lembo superiore destro era piegato all'esterno...".
La Carmignani riferì, inoltre, che mentre abbandonavano la piazzola pochi minuti dopo essere arrivati, sopraggiungeva nella radura un'automobile simile a una Fiat Regata.
È doveroso riportare che fra il 2 e il 6 dicembre 1995, la Carmignani sarebbe stata nuovamente riascoltata, confermando più o meno quanto aveva detto dieci anni prima. Tuttavia, durante la testimonianza resa in aula due anni più tardi, durante il Processo contro i CdM (30 giugno 1997), la donna avrebbe arricchito la sua testimonianza parlando di un cattivo odore e di sporco nei pressi della tenda e di numerose mosche che vi ronzavano attorno.
Addirittura, quando sarebbe stata intervistata dal detective Davide Cannella nell'aprile 2001, la Carmignani avrebbe detto che quella domenica pomeriggio la piazzola "non mi sembrava la solita di sempre... tutto intorno mi pareva sporco e malandato... uno sporco innaturale, come se davanti alla tenda vi fosse dell'olio, dell'unto, insomma... ora mi rendevo conto del perché tutto mi sembrasse brutto, diverso dalle altre volte: si sentiva un puzzo terribile, come di cadavere e c'erano mosche dappertutto, tante, ed io me ne intendo di puzzo di cadaveri, io ho fatto l'infermiera in un obitorio..."
Dichiarazioni, dunque, in parte diverse da quelle rese nel settembre 1985 e nel dicembre 1995, in cui la donna aveva sì parlato di sporco e di unto, ma non aveva mai accennato né alle numerose mosche, né al cattivo odore.
Da notare che in occasione della testimonianza a Processo contro i CdM, l'avvocato Nino Filastò fece in modo di dimostrare che non furono rinvenute carcasse di animali nella zona subito dopo la scoperta dei cadaveri. Quindi il fetore che la Carmignani aveva denunciato non era sicuramente dovuto a carogne di animali morti.
È doveroso, però, sottolineare che altri testimoni non hanno parlato di particolari odori nella piazzola nelle ore precedenti alla scoperta dei cadaveri. Non ne aveva parlato nella testimonianza rilasciata quello stesso 9 settembre Luca Santucci, colui che aveva scoperto il corpo di Jean-Michel e che inizialmente aveva accennato solo al ronzio delle mosche nei pressi del luogo del ritrovamento; non ne aveva parlato il professor Maurri, secondo cui almeno fino all'apertura della tenda, nella piazzola non vi era alcun particolare odore. Infine, il giornalista Sandro Bennucci, presente a Scopeti il pomeriggio del 9 settembre 1985, intervistato dal ricercatore Francesco Cappelletti, ad esplicita domanda dello stesso, ha dichiarato di non aver ricordo di avere avvertito alcun odore nella piazzola.
► Sera del 8/9 (domenica): Secondo la testimonianza di Marcello Fantoni, i due ragazzi francesi potrebbero aver cenato alla festa dell'Unità di Cerbaia, testimonianza che abbiamo già visto presentare qualche lacuna.
A seguire, secondo la testimonianza del reo-confesso Giancarlo Lotti, sarebbe avvenuto il delitto, all'incirca fra le ore 23:00 e le ore 23:30.
Da notare, a questo proposito, che risultano due testimonianze "discordanti" in merito. Le riportiamo per amor di precisione:
1. la signora Petra Weber aveva dichiarato spontaneamente ai carabinieri di San Casciano che la sera di domenica 8 settembre, verso mezzanotte, mentre giocava a carte nel giardino antistante l'abitazione del suo fidanzato, sita in via Faltignano 18, aveva udito un rumore simile allo stapparsi di una bottiglia, proveniente dalla direzione in cui si trovava la piazzola. Tale rumore era stato sentito anche dai familiari che erano con lei, in particolar modo dalla madre, la quale si era detta convinta potesse essere il rumore di uno sparo, tanto da non voler più sostare all'esterno della casa.
L'abitazione sita in via Faltignano 18 dista poche centinaia di metri, in linea d'area, dal luogo del delitto.
2. la signora Anna Garducci, abitante in una casa nei pressi della piazzola, aveva invece dichiarato che la sera di domenica 8 settembre non aveva udito alcun rumore proveniente dal luogo del delitto, né aveva notato un andirivieni di automobili sospette.
► Pomeriggio del 9/9 (lunedì): I cadaveri vennero trovati lunedì pomeriggio alle ore 15:30. Come visto, sin da subito si ebbe l'impressione che i cadaveri non fossero propriamente recenti, tant'è vero che – come già scritto – quando la notizia venne data per la prima volta al Telegiornale Regionale, la giornalista in studio parlò di omicidio risalente a un paio di giorni prima.
A dimostrazione di ciò, parecchi anni dopo, il dottor Sandro Federico, poliziotto della SAM, dirà che la prima impressione, una volta arrivati sul luogo del delitto, fu che i cadaveri non fossero affatto freschi e che dunque risalissero a un po' di tempo prima.
► Mattina del 11/9 (mercoledì): Pur tuttavia, secondo i referti medici, la mattina di mercoledì 11 settembre, il rigor mortis sul corpo deposto sul tavolo autoptico di Jean Michel Kraveishvili non era ancora completamente risolto. Come abbiamo imparato ad apprendere nel corso di questi anni, per risolversi completamente, la rigidità cadaverica richiede dalle 72 alle 96 ore dal momento del decesso: ovviamente in caso di corpo esposto ad alte temperature i tempi tendono a ridursi, avvicinandosi più alle 72 ore che alle 96 di cui sopra. Facendo dunque dei rapidi calcoli, abbiamo questa situazione:
▪ se i francesi fossero morti la domenica sera, al mercoledì mattina sarebbero trascorse una sessantina di ore dal decesso, in linea con un rigor mortis non ancora completamente risolto, anche se sottoposto a temperature piuttosto alte.
▪ se i francesi fossero morti il sabato sera, al mercoledì mattina sarebbero trascorse fra le ottanta e le novanta ore dal decesso, in linea con un rigor mortis non ancora completamente risolto, un po' meno con le temperature elevate cui era stato sottoposto soprattutto il cadavere della Mauriot.
▪ se i francesi fossero morti il venerdì sera, al mercoledì mattina sarebbero trascorse più di cento ore dal decesso, fuori tempo massimo per la mancata completa risoluzione del rigor mortis.
Questi calcoli porterebbero dunque a escludere il venerdì sera come data dell'omicidio, ma non escluderebbero aprioristicamente il sabato sera, anche se i tempi sembrerebbero comunque piuttosto stretti.
C'è però da dire a tal proposito che, sempre come abbiamo imparato ad apprendere nel corso di questi anni, ci possono essere delle eccezioni. Ad esempio, un corpo in cui il processo del rigor mortis viene interrotto fisicamente (da una manipolazione del cadavere) prima dello sviluppo completo del fenomeno di rigidità, potrà essere soggetto, al termine delle manipolazioni che hanno causato la rottura della rigidità in determinati punti, a una ripresa del processo che continuerà fino al proprio completamento, con una rigidezza parziale nella zona in cui è avvenuta la rottura stessa.
In altre parole, se c'è stata una manipolazione dei due corpi e una rottura della rigidità cadaverica prima che il fenomeno di rigidità fosse giunto al suo completamento (ad esempio per prenderli dal luogo dell'omicidio e portarli all'istituto di medicina legale), tale fenomeno avrebbe potuto riprendere il suo corso al termine della manipolazione, ritardando difatti i tempi di completamento e di conseguenza di risoluzione del rigor mortis stesso.
Questo, almeno secondo gli esperti di medicina legale, non consentirebbe comunque di far rientrare in un range temporale coerente con la mancata risoluzione del rigor mortis al mercoledì mattina, un omicidio commesso il venerdì sera, ma consentirebbe di far rientrare comodamente l'eventualità che l'omicidio fosse stato commesso il sabato sera.
► Mattina del 11/9 (mercoledì): Dalle analisi condotte sui cadaveri delle due giovani vittime e in particolar modo sull'apparato digerente, secondo Maurri e dunque secondo la versione ufficiale, il delitto sarebbe avvenuto circa 3 ore dopo l'ultimo pasto della coppia. Seguendo questa linea, è probabile dunque che fosse avvenuto di sera/notte, in linea oltretutto con i precedenti assalti dell'assassino (ma anche su questo vedremo che c'è chi non concorda).
Per quanto riguarda i resti di cibo si parla di pappardelle al ragù di cinghiale o di lepre e questo avvalorerebbe la tesi del delitto avvenuto successivamente a una cena alla festa dell'Unità (in cui venivano servite appunto pappardelle al ragù). Dunque, il delitto potrebbe essere avvenuto la sera del venerdì, come da testimonianza del Cantini, ma non si potrebbe tuttavia escludere che la coppia si fosse recata alla festa anche nei giorni successivi (il sabato sera o la domenica sera).
Ora, dopo aver tracciato quelli che sono i riscontri scientifici e documentali della vicenda su cui ognuno può forgiare le proprie idee, trasferiamoci sul piano pratico e facciamo un discorso prettamente nasometrico: risulta piuttosto improbabile pensare che la coppia francese sia rimasta per due giorni interi accampata nella piazzola degli Scopeti, un luogo piuttosto sporco, bazzicato da guardoni, usato da molti come discarica.
Inoltre, bisogna tenere conto sia dell'assenza di scontrini a partire dal venerdì sera, sia della testimonianza della Carmignani, secondo cui la domenica pomeriggio la tenda e l'automobile dei francesi erano nella piazzola, ma dei francesi non vi era traccia. Siccome allontanarsi da Scopeti a piedi è cosa piuttosto improbabile, se ne deduce che i francesi avrebbero dovuto essere nella tenda, probabilmente a dormire come sembra suggerire la stessa ragazza. Certo non è impossibile, ma risulta improbabile pensare a una coppia chiusa in una tenda il pomeriggio di un giorno d'estate con le temperature che si possono raggiungere in determinate condizioni.
Vien da sé pensare - se non altro a livello puramente intuitivo - che in quel momento i francesi fossero già morti. Ipotesi ancor più credibile se pensiamo alle altre dichiarazioni della Carmignani, che nel 1995 riferisce di un cattivo odore e di un'insistente presenza di mosche nella piazzola.
Il primo a parlare di una possibile retrodatazione del delitto degli Scopeti fu il giornalista Mario Spezi, il quale addirittura nel gennaio del 1996 (qualche giorno prima dell'inizio del Processo d'Appello a Pacciani) scrisse una serie di articoli su "La Nazione" in cui parlava in maniera comprensibilmente non troppo dettagliata della possibilità che lo studio delle mosche sul cadavere della Mauriot potesse anticipare il giorno dell'omicidio.
In seguito si interessò della questione l'avvocato Nino Filastò, il quale avanzò l'ipotesi della retrodatazione durante il Processo ai CdM, ma senza calcare eccessivamente la mano (qualche anno dopo Filastò ne avrebbe parlato esplicitamente nel suo libro "Storia Delle Merende Infami"). Sucessivamente, nel 2002, affrontò il problema con una certa convinzione il giornalista RAI, Pino Rinaldi, il quale aveva avuto modo di confrontarsi privatamente con la Carmignani e di convincersi che la domenica pomeriggio i francesi fossero già morti. Rinaldi inviò le foto del cadavere della Mauriot al professor Francesco Introna, entomologo e professore ordinario di Medicina Legale all'università di Bari, probabilmente uno dei massimi esperti di entomologia forense in Italia. Studiando le foto delle larve presenti sul cadavere della Mauriot, il dottor Introna arrivò alla conclusione che il delitto non poteva esser fatto risalire alla domenica sera, ma andava anticipato di almeno 24 ore. Questo uno stralcio della sua relazione: "Per schiudersi le uova dei calliphoridi impiegano tra le 18 e le 24 ore, a una temperatura attorno ai 27 gradi, i dati entomologici indicano un'epoca di morte minima di circa 36 ore dal rilievo fotografico, come minimo il giorno 8 o la notte tra il 7 e l'8".
Questi nuovi studi non portarono, tuttavia, a nessuna novità processuale in quanto, secondo i giudici, il cadavere della donna chiuso nella tenda era stato oggetto di fenomeni putrefattivi oltremodo accelerati.
In tempi più recenti, il documentarista Paolo Cochi ha recuperato le foto dei cadaveri di entrambi i ragazzi francesi mostrandole a diversi entomologi che hanno confermato che anche sul corpo del ragazzo (non soggetto alle alte temperature raggiunte all'interno della tenda e non studiato in precedenza) erano presenti larve di mosca carnaria e dunque hanno confermato di dover verosimilmente retrodatare la morte dei giovani francesi alla notte fra sabato e domenica se non addirittura a quella fra venerdì e sabato.
Per contro, la dottoressa Denise Gemmellaro, entomologa di chiara fama, in un'intervista concessa al ricercatore Marco Aufiero, ha sostenuto l'imposibilità di definire con esattezza lo stadio evolutivo delle larve basandosi sui semplici reperti fotografici. La stessa ha dichiarato che dalle poche informazioni in suo possesso non è escludibile un omicidio avvenuto la domenica sera.
Nota Bene: Tale retrodatazione - è doveroso precisarlo a dispetto di quanto si sente raccontare in alcuni ambienti mostrologici evidentemente non molto attendibili - non scagiona aprioristicamente né Pacciani, né i Compagni di Merende, per la semplice ragione che non conoscendo l'orario in cui è avvenuto il duplice omicidio non ci sono alibi di sorta per nessuno dei personaggi coinvolti. E ove anche si desse per scontato che l'omicidio fosse avvenuto in un orario coerente con gli altri delitti del MdF (fra le 21 e le 24) nessuno dei personaggi coinvolti ha alibi che coprono l'intero lasso di tempo né per il venerdì, né per il sabato.
Tuttavia l'eventuale retrodatazione porta ovviamente a minare la confessione del Lotti e la sua già scarsa credibilità, nonché ovviamente le dichiarazioni del futuro testimone oculare del delitto, Fernando Pucci.
Teoria di Henry62
Il blogger Henry62, al secolo Enrico Manieri, esperto balistico e Consulente Tecnico di Parte per la difesa nel processo d'Appello contro Pietro Pacciani, ha elaborato una teoria differente sulla dinamica del duplice omicidio degli Scopeti e in special modo sull'orario e sul giorno in cui questi avrebbe avuto luogo.
Secondo il noto studioso del caso, il delitto sarebbe sì avvenuto precedentemente rispetto a quanto dichiarato da Lotti, ma sicuramente non andrebbe retrodatato di uno o due giorni come la mostrologia odierna sostiene, andandosi dunque a collocare alle prime luci dell'alba di domenica 8 settembre. A sostegno della propria tesi, Manieri porta diversi fattori, ma in special modo cinque sono le evidenze che ci preme sottolineare in queste pagine:
1. Il percorso seguito da Jean Michel durante la sua fuga è il percorso compiuto da una persona che ha una discreta visibilità dei dintorni, che quantomeno vede dove mette i piedi. Cosa improbabile se il delitto fosse avvenuto in orario serale/notturno, considerando la situazione di particolare oscurità in cui è immersa la piazzola. All'alba o poco prima, si ha sicuramente una visibilità migliore e ciò avrebbe permesso al ragazzo francese di poter muoversi nella piazzola e tentare una fuga.
2. Gli studi entomologici sono stati eseguiti sulle foto non originali dei cadaveri dei giovani francesi, il che non può non essere tenuto in considerazione quando si parla del grado di attendibilità e accuratezza dei suddetti studi.
3. Il rigor mortis non ancora completamente risolto sul cadavere di Jean Michel Kraveishvili alla mattina di mercoledì 11 settembre 1985 porterebbe a escludere come data dell'omicidio il venerdì sera, rendendo i tempi piuttosto stretti anche per un omicidio avvenuto il sabato sera.
4. L'assenza di morsi significativi da parte di fauna locale di piccola e media taglia sul cadavere di Jean Michel risulterebbe un po' strano per un cadavere rimasto due o addirittura tre notti all'aperto. Collocando, invece, il delitto all'alba della domenica mattina, i cadaveri avrebbero invece trascorso una sola notte all'aperto.
5. I resti di cibo rinvenuti nell'apparato gastrico della coppia, considerando l'orario serale/notturno, il fatto che i due ragazzi fossero sdraiati e il fatto che verosimilmente avessero consumato un pasto estremamente pesante a base di lepre o cinghiale, sarebbe più compatibile con una cena avvenuta diverse ore prima del decesso e non con le tre ore dichiarate ufficialmente dai medici legali.
Il primo punto (assenza o presenza di luce) è una valutazione che ha molto senso, ma presuppone che in caso di attacco notturno, assalitore e vittime non fossero in possesso di una qualunque fonte di luce che illuminasse anche solo in parte i dintorni della tenda. Che le vittime, al momento dell'attacco, fossero completamente al buio è possibile, specie se in quel momento stavano dormendo. Che l'assalitore (o gli assalitori) si presentasse alla piazzola per sferrare l'attacco senza una torcia o una qualsiasi fonte luminosa, risulta già un po' più difficile da credersi.
Il secondo punto (lo studio dei cadaveri attraverso le foto) è un dato di fatto cui difficilmente si può opporre alcuna considerazione. È ovvio, come anche sostenuto dalla dottoressa Gemmellaro, che studi condotti sulle foto hanno un valore diverso rispetto a quelli condotti in prima persona sui cadaveri, tanto più da un luminare come Maurri. È anche vero tuttavia che il grado di conoscenze entomologiche del Maurri erano per forza di cose limitate dal momento storico in cui i suoi esami sono stati effettuati. Inoltre, ci sono medici legali che hanno studiato direttamente i cadaveri (vedasi il dottor Giovanni Marello del team di Maurri o il dottor De Fazio) che hanno sempre propeso per un delitto avvenuto precedentemente alla domenica. Quindi, in questo caso, l'obiezione sollevata dal Manieri non sembra calzante.
I successivi due punti sono significativi e oltretutto in linea con quanto già dichiarato dal dottor Maurri in sede processuale. Certamente, l'evoluzione del rigor mortis (per quanto dettagliato sopra) e l'assenza di morsi da fauna cadaverica non sono punti risolutivi né in un senso né in un altro, tuttavia potrebbero rappresentare un freno alla ormai acclarata tendenza all'eccessiva retrodatazione del duplice omicidio.
Il quinto punto (svuotamento gastrico) invece appare (o appariva), a parere di chi scrive, non del tutto convincente. È vero infatti che, stando alla teoria di Henry62, la coppia il sabato sera potrebbe non aver cenato troppo presto, tanto più se - come sembra - ha consumato il proprio pasto alla festa dell'Unità di Cerbaia. Ammettiamo dunque, come caso limite, una cena avvenuta attorno alle 22 o alle 23: questo comporterebbe nella teoria di Henry62 che il delitto sarebbe avvenuto fra le sei e le otto ore dopo l'ultimo pasto.
Ora va bene l'orario notturno, va bene la posizione supina che non aiuta la digestione e va bene anche il pasto pesante, magari condito da vino rosso, ma pensare a due giovani, apparentemente in buona salute (di cui uno ventenne e quindi nel pieno delle proprie possibilità fisiche), che dopo sei o sette ore non hanno ancora (entrambi) completato la fase digestiva, appare - almeno a parere di chi scrive - più una forzatura che una possibilità oggettiva.
Nota Bene: Per onor di cronaca, il sottoscritto è stato contattato recentemente (gennaio 2021) da Enrico Manieri che, in una lunghissima telefonata, ha inteso dettagliare meglio il discorso dello svuotamento gastrico, fornendo anche una serie di studi medici che accerterebbero un tempo di emi-svuotamento gastrico in orario notturno e in occasione di pasti particolarmente pesanti superiore ad oltre il doppio del tempo considerato standard (vale a dire le tre ore ipotizzare da Maurri), compatibile dunque con le sette/otto ore di cui sopra.
3. Perché Scopeti è stato l'ultimo duplice omicidio
Passiamo all'altrettanto annosa questione del perché Scopeti sia stato l'ultimo delitto compiuto dal Mostro.In maniera schematica abbiamo due possibilità da valutare:
Ipotesi 1: Il MdF sapeva già a priori che quello del 1985 sarebbe stato l'ultimo delitto. Aveva dunque concepito il duplice omicidio e il successivo invio della missiva alla Della Monica come una sorta di commiato dal suo pubblico, rappresentato nell'occasione da inquirenti, organi di informazione, opinione pubblica.
Hanno sposato questa teoria, per un motivo o per un altro, diversi insigni studiosi del caso, come Antonio Segnini (secondo cui il Lotti aveva deciso di smettere perché aveva terminato i proiettili) o lo stesso Enrico Manieri (secondo cui il killer aveva capito che se avesse continuato anche solo con un altro delitto sarebbe stato inevitabilmente preso).
Ipotesi 2: Il MdF non aveva deciso a priori di smettere, ma dopo Scopeti si era trovato semplicemente impossibilitato, per un qualsiasi motivo, a commettere un nuovo delitto.
Secondo questa ipotesi, fra il settembre del 1985 e l'estate del 1986 era accaduto qualcosa nella vita del Mostro che gli aveva impedito di commettere ulteriori delitti. Forse era stato arrestato per altri reati, forse era morto, forse era emigrato o aveva avuto un incidente che lo aveva reso menomato o forse, più semplicemente, era stato attenzionato dagli inquirenti.
Questa è un'ipotesi contemplata per ovvie ragioni da Paccianisti, Merendari, Sardisti, Narducciani, probabilmente anche Vigilantiani.
Questa è l'ipotesi che - come vedremo - è stata seguita anche dalla SAM e che avrebbe contribuito all'individuazione di Pacciani. Subito dopo Scopeti, infatti, Pacciani avrebbe subìto dapprima una perquisizione, in seguito, nel maggio del 1987, sarebbe stato arrestato per la violenza sulle figlie.
Oltre al Pacciani, vi sono altri personaggi di indubbio interesse che, nel lasso di tempo fra il delitto degli Scopeti e l'estate successiva, si sarebbero ritrovati più o meno impossibilitati a commettere ulteriori delitti: questi sono il Vigilanti (nel settembre del 1985 venne per la prima volta perquisito), il dottor Narducci (morto nell'ottobre del 1985), Salvatore Vinci (arrestato nell'aprile del 1986). Subito dopo l'arresto del Vinci, quella del 1986 sarebbe risultata la prima estate dopo cinque lunghissimi anni senza delitti.
Una cosa che ci sentiremmo di dire sull'argomento, senza per questo parteggiare necessariamente per l'una o per l'altra ipotesi, è che - almeno a parere di chi scrive - il MdF (chiunque fosse) prestava molta attenzione a ciò che gli organi di informazione dicevano di lui. È lecito supporre che provasse una sorta di gratificazione nel leggere le sue gesta sui giornali o nel sentire parlare di lui in TV.
Non vi è dunque ombra di dubbio che il Mostro abbia provato il massimo compiacimento dopo il delitto degli Scopeti, quando non solo la psicosi collettiva raggiunse il suo culmine, ma anche il terrore e per certi versi il fascino malato che questa figura iniziò ad esercitare sull'opinione pubblica raggiunse la sua acme.
Subito dopo il delitto degli Scopeti, la già citata trasmissione televisiva "Identikit Di Un Assassino", andata in onda in seconda serata sulla RAI, raggiunse uno share altissimo. Da più parti si favoleggiava macabramente di questo "essere" inafferrabile, forte fisicamente, di intelligenza sopraffina, infallibile con la pistola, esperto col coltello, che teneva in scacco una delle più valide Procure italiane.
Di fronte a cotanta gratificazione, è possibile che nell'autore di questi omicidi fosse scattata una sorta di ansia da prestazione tale da bloccarlo? O meglio, le difficoltà che sicuramente avrebbe incontrato in misura esponenzialmente maggiore in eventuali azioni future e dunque la paura di non essere all'altezza o addirittura di essere catturato, avrebbero potuto essere superiori al suo bisogno di colpire e forse anche al suo narcisismo patologico?
Una parziale risposta ce l'aveva data il dottor Carlo Nocentini, il quale nella perizia stilata nel 1981 dopo il delitto delle Bartoline (dunque ben prima del sanguinoso epilogo), aveva specificato che un soggetto affetto da sindrome paranoide (come lui vedeva il MdF) è comunque dotato di una lucidità tale da riuscire a comprendere quando il protrarsi delle proprie azione criminali diviene troppo pericoloso per la sua stessa incolumità e quindi è in grado di valutare il momento migliore in cui fermarsi.
D'altra parte, quello che in questa sede ci sentiremmo di affermare è che, pianificata o meno che fosse la fine dei delitti e qualunque motivazione ci potesse essere alla base, deve essere stata ben seria quella che avrebbe indotto il Mostro a interrompere la scia di sangue proprio in quel particolare momento di "onnipotenza" mediatica e criminale.
L'assassino e' certamente deceduto ,non avrebbe mai smesso di uccidere per il fatto che era l'unica cosa che lo facesse sentire vivo .
RispondiEliminaMa poi questa cosa del fetore,un cadavere prima di una settimana anche col caldo non puzza
EliminaIl cadavere puzza dopo 10 giorni a causa del rilascio dei gas intestinali e dei liquidi corporei ma questo se il corpo è subito chiuso in una bara. Comunque un corpo inizia ad emettere odori sgradevoli anche dopo due giorni sempre per il rilascio dei gas che inizia quasi dopo 24 ore.Se poi hanno trovato le larve di mosca significa che era già iniziato il processo di decomposizione degli organi interni e dei muscoli. Essendo settembre,con il caldo, tutto è più accelerato. Sicuramente non sono stati uccisi nella notte fra domenica e lunedì (troppo poco tempo perché inizi il processo di decomposizione, anche con il caldo perché se poteva avere senso l'accelerazione del processo di decomposizione del corpo della donna essendo chiusa in una tenda e quindi un ambiente caldo e umido, non è così per il corpo dell'uomo che essendo all'esterno non aveva il microclima della tenda ma anch'esso aveva la presenza di larve) sicuramente tra sabato e domenica se non addirittura tra venerdì e sabato. Il fattore caldo ha comunque accelerato il processo ma non così veloce. Ha senso 2 giorni, non 15 ore. Bisogna tenere che non sono morti per cause naturali ma per colpi da arma da fuoco ma soprattutto tagli che provocano fuoriuscita di materiale organico quindi accelerando il processo di decomposizione e l'arrivo delle mosche. Antonio Serafini Burialdi
EliminaUna cosa alquanto strana , il ragazzo francese semicoperto da rifiuti non visibile facilmente ,poi c'e' una mezza discarica ,se io vedo un auto e una tenda me ne sto alla larga ,volevo dire chi ha rinvenuto i cadaveri cosa ci faceva la?
RispondiEliminaRispondo all'anonimo del 15 agosto. Chi ha scoperto i cadaveri era un cercatore di funghi, il sig. Luca Santucci di 18 anni. Arrivò nella piazzola parcheggiando subito dopo l'auto delle vittime e si diresse verso il bosco. Tornando dal bosco verso la piazzola senti un forte ronzio di mosche e pensò che ci fosse un animale morto. Guardò in giro e notò il cadavere del ragazzo francese. Antonio Serafini Burialdi
RispondiEliminaDopo 40 anni.... ancora stanno indagando e facendo esperimenti sulle larve mettici pure che hanno rinvenuto una ogiva dopo 40 anni ..... capiscia' me che razza di investigatori che abbiamo in italia!
RispondiEliminaNon bisogna usare la fantasia cercando cose assurde per capire la dinamica di un delitto ma basta analizzare i reperti e seguire la logica. Qualcuno dice che dovevano essere almeno 2 persone ad uccidere? Perchè? Per il fatto che il ragazzo è riuscito a scappare ed è riuscito a correre per 20 metri (13 dalla tenda). E ci vogliono per forza due persone per fermarlo? Bisogna immaginare la scena. E' notte fonda, le due vittime sono in tenda, nude, magari abbracciate, in pieno relax. Qualcuno taglia la tenda e spara. La ragazza muore sul colpo, il ragazzo è colpito al gomito (ha le ossa spappolate dal colpo di pistola). In che stato d'animo può essere il ragazzo? Spaventato e dolorante. Riesce a fuggire, magari spintona l'aggressore che è davanti alla tenda. E' buio, in una zona che non conosce, ha un braccio che gli pende, perde sangue, nudo e disarmato. Insomma ha tutto contro mentre l'assalitore ha tutto a favore: non è spaventato (magari sorpreso dalla fuga del ragazzo ma non spaventato), conosce la zona (probabilmente non ha fatto nemmeno un sopralluogo come le altre volte), può correre bene perchè ha degli scarponi, non è ferito ed è armato. Le probabilità che il MdF lo uccida sono altissime. Qualcuno si domanda perchè si sia diretto prima verso l'auto e poi verso il bosco. Perchè la prima reazione che ha avuto è quella di fuggire in auto (reazione piu che intelligente) e perchè conosce quei pochi metri quadrati che ha intorno e sa dov'è l'auto (bisogna ricordarsi che è buio). Ovviamente non ha le chiavi (è nudo) e quindi si aggiunge panico al panico. Probabilmente vede l'ombra del killer avvicinarsi (la tenda ha una luce al suo interno che poi verrà fatta sparire) e va verso in senso opposto e in modo laterale alla direzione del killer, ovvero verso il bosco. Perchè non verso la strada? Perchè la via è bloccata dal MdF. Qualcuno ha scritto che se superava i cespugli e scendeva la scarpata si sarebbe trovato in strada; facile a dirsi seduti davanti al pc, bisogna immedesimarsi in un ragazzo, straniero, ferito, spaventato, al buio e con un pazzo omicida armato che gli sta venendo contro. E' quindi piu che possibile che un uomo solo abbia inseguito e ucciso a coltellate il ragazzo per i motivi descritti.
RispondiEliminaNon sono omicidi commessi per poi dividersi le emozioni tra piu' persone, mostro di firenze e' una sola unica persona mai entrato nelle indagini e' deceduto sicuramente dopo quest'ultimo omicidio, non si sarebbe mai fermato.
RispondiEliminaChissa' se si penso' di cercare eventuali escrementi lasciati dai due ragazzi.E' logico pensare che usassero la zona intorno alla tenda per soddisfare i bisogni fisiologici.Forse si poteva desumere in quali ore erano stati deposti.Interessanti a mio parere a proposito delle autopsie e della deposizione delle larve le considerazioni del ricercatore Marco Aufiero.Mi risulta che il prof.De Fazio non partecipo' direttamente alle autopsie o sbaglio?Qui si pote' risalire al contenuto gastrico desumendo i cibi ingeriti la sera a distanza di molte ore,perche' a Vicchio no?
RispondiEliminaRispondo all' anonimo del 10 ottobre ore 15.42
EliminaRaccogliere eventuali escrementi per capire quando sono state deposte è una trovata che reputo intelligente. Non credo però che le abbiano raccolte anche perché non si potrebbe avere la sicurezza che fossero delle vittime (l'area è accessibile a tutti). Non conosco le osservazioni del ricercatore Marco Aufiero. L'autopsia le fece l'inossidabile prof. Maurri assieme ad altri due professori dei quali non ricordo il nome. Non ho letto l'autopsia delle vittime di Vicchio ma è plausibile che abbiano trovato i resti della cena (Stefanacci durante l'assalto e già mortalmente ferito, ebbe dei conati di vomito) ma non dell'eventuale panino mangiato intorno alle 16 (l'omicidio dovrebbe essere avvenuto verso le 21.30) in quanto già digerito. Le vittime francesi invece avevano i resti della cena, peraltro non proprio "leggera", quindi ipotizzando che avessero cenato tra le 19 e le 21 è ipotizzabile che l'aggressione sia avvenuta entro le 24 in quanto -senza entrare nei dettagli - i resti erano individuabili (se non ricordo male "pappardelle al cinghiale"). Bisognerebbe capire quando hanno mangiato perché questo è il punto cruciale. Antonio Serafini Burialdi
Mangiarono tagliatelle al sugo di lepre
EliminaHa ragione, mi sono ricordato male.
RispondiEliminaDove sara' quella pistola in questo preciso istante. Immagino ... un inquilino deceduto( Il mostro ) e la pistola magari nascosta in quella casa all'insaputa del nuovo inquilino magari in un piccolo nascondiglio segreto ,sotto una mattonella o in qualche piccolo spazio ricavato in cantina , chissa' facendo dei lavori in casa venga fuori la sorpresa . Tutte mie fantasie sia chiaro , ma che non ritengo poi cosi' impossibili.
RispondiEliminaMolto probabile che sia cosi.
RispondiEliminaMa scherziamo? Il mdf che improvvisamente decide di terminare la sua carriera e getta via quella pistola? ,no ! Il mostro di firenze e' deceduto e quella pistola oramai completamente corrosa dalla ruggine e' ancora da qualche parte .
RispondiEliminaLei scrive sempre che il MdF è sicuramente morto dopo l'ultimo omicidio ed è probabile che sia cosi (anch'io lo pensavo) ma ho poi scoperto la storia di Joseph James DeAngelo Jr., chiamato "Golden State Killer" Tra il 1974 e il 1986 commise piu di 50 stupri e 13 omicidi. Smise appunto nel 1986. Fu arrestato nel 2018 grazie alla prova del DNA. Era sposato e ha 3 figli. Ex poliziotto per 6 anni poi espulso dalla Polizia per furto, meccanico fino alla pensione nel 2017. Sta scontando 12 ergastoli. Quindi c'è la concreta possibilità che abbia anche smesso.
EliminaE che c'entra i mostri non agiscono tutti allo stesso modus
EliminaC'entra perché fino a poco tempo fa si immaginava che un SK non potesse fermarsi e invece non è così, è uno scenario nuovo. Non ho scritto che deve essere andata come ho scritto ma diventa una possibilità.
EliminaBuongiorno Luigi e complimenti per il suo lavoro.
RispondiEliminaMi è sempre sembrato difficile credere che questo omicidio non sia stato commesso la notte di Venerdì. La Mauriot ha conservato con cura gli scontrini delle spese del viaggio per portarli in detrazione fino al venerdì pranzo. E' probabile che a Bologna non sia mai arrivata poichè assassinata la notte del venerdì. IL biglietto da visita dell'espositore bolognese poteva essere entrato in suo possesso in Francia (ad esempio da un fornitore o da un cliente) e Nadine voleva appunto portarlo con sè per ricordarsi di visionare il suddetto stand una volta giunta a Bologna. Ricordiamo inoltre che Nadine disse alla figlia che sarebbe rientrata in tempo per la ripresa della scuola fissata al lunedì. Non avrebbe avuto nessun motivo di sostare più notti a Scopeti, ancora con clima caldo estivo, in una piazzola sporca, quasi una discarica abusiva, per nulla panoramica e senza nessun senso geografico nè per Firenze nè per Bologna. E' probabile che il luogo sia stato scelto in fretta e furia scendendo da Cerbaia, con visibilità notturna, con la convinzione di dirigersi verso Firenze (ricordiamo che ai tempi i ragazzi non avevano Google Maps e probabilmente nemmeno le mappe della provincia fiorentina) o comunque verso l'autostrada A1 che li avrebbe portati a Bologna per il weekend. I ragazzi infatti parcheggiano la golf proprio davanti alla tenda per sfruttare le luci durante il montaggio. Dopodichè non spostano più l'auto e decidono di sostare per due giorni in quel posto fino alla notte di domenica, possibile? Per me molto improbabile. Ho poi una mia teoria sul taglio della tenda, e rigurada la poca praticità del MdF con le tende da campeggio 4 stagioni come quelle usate dalla tenda. Esse sono formate da una tenda principale alla quale si collega la "paleria" e di un sovratelo esterno (quello tagliato dal mostro) che serve ad isolare ulteriormente da eventuali agenti atmosferici esterni. E' probabile che il mostro volesse tagliare il telo convinto che questi fosse l'unica barriera che lo separasse dagli occupanti della tenda, in modo da avere visibile il posizionamento dei corpi e poter mirare in sicurezza. Tagliato il sovratelo si trova però davanti un altro strato di stoffa, e il taglio mette in allarme i ragazzi che si dirigono verso l'apertura della tenda dal lato opposto; questo si rivela un assist involontario al MdF che, con la freddezza che ha già dimostrato, ha il tempo di posizionarsi davanti all'ingresso della tenda (è probabile che i ragazzi abbiano "perso tempo" per destarsi dalla posizione coricata e trovare la zip interna, oltretutto con l'agitazione dell'intrusione alle loro spalle, insomma, chiunque abbia dormito in tenda sa che non è immediato uscirne) e fare fuoco probabilmente non appena sente muoversi la zip, con la certezza che i ragazzi siano entrambi lì dietro in quanto per uscire dovevano per forza trovarsi al centro dall'"abside" (termine "tendologico") e dietro la zip. La prima colpita è probabilmente Nadine che, magari trovandosi davanti a J.M., gli fa da scudo. A questo punto il MdF è di nuovo costretto a confrontarsi con la poca praticità di una tenda: per entrare ed esaminare i corpi è costretto a piegarsi e magari a finire di allargare la zip che Nadine aveva iniziato ad aprire. A quel punto viene colto dalla reazione di J.M., che, ferito non mortalmente, probabilmente lo sbilancia/aggredisce per correre fuori dalla tenda. Il mostro a quel punto inizia a sparagli addosso. Ho sempre pensato che la fuga "insensata" di J.M. sia dovuta al fatto che gli sparassero contro piuttosto che alla presenza di più uomini sulla scena (che di certo lo avrebbero braccato immediatamente fuori dalla tenda). Il ragazzo, al buio, sente i colpi della pistola del mostro, e inizia a correre a casaccio invece che linearmente, sperando istintivamente di "schivare" o comunque rendere più difficoltosa la mira dell'aggressore. Non a caso corre verso una zona boschiva (quindi dove è più difficile fare da bersaglio umano) e non verso la strada che magari ha una visuale più aperta
Verso la strada qualcuno avrebbe potuto aiutarlo ,qualche automobilista di passaggio ,lo stesso assassino lo ha indirizzato verso l'interno della piazzola .
EliminaCondivido il suo ragionamento ma credo che l'omicidio sia avvenuto nella notte di Sabato e non Venerdì. Gli scontrini si fermano a Venerdì ma è possibile che il Sabato abbiano mangiato qualcosa di frugale a mezzogiorno, magari della frutta comprata in qualche bancarella o fruttivendolo (mi ricordo che facevano il conto su un pezzo di carta) e alla sera alla Festa de l'Unità (all'epoca le feste di Partito non dovevano fare ricevute). Per quanto riguarda la dinamica dell'omicidio aggiungo al suo ragionamento che il povero ragazzo è passato in pochi secondi da uno stato di relax ad uno stato di paura e dolore (era ferito) e la mente, in questa situazione, non esegue le cose più logiche. Bisogna poi ricordarsi che era nudo, era buio, ferito, in un posto che non conosceva, che aveva appena assistito alla morte della sua ragazza e che l'unica cosa certa èra quella di avere alle spalle un pazzo criminale che gli stava sparando addosso. Infatti la prima cosa che fa uscendo dalla tenda è quella di andare verso l'auto con l'idea di mettere in moto e scappare ma essendo l'automobile chiusa e lui nudo e senza chiavi, non ha potuto fare. In una frazione di secondo ha preso l'unica direzione libera, scappare nel bosco, allontanarsi il più possibile. A mente fredda l'unica soluzione più logica era buttarsi giù verso la scarpata e andare in mezzo alla strada ma lo diciamo noi che siamo tranquilli e integri nelle nostre case.
EliminaConcludo: Il povero J.M non poteva sapere che il mostro avesse finito i colpi e non immaginava che quest'ultimo potesse inseguirlo armato di coltello. In quei pochi attimi probabilmente la sua unica preoccupazione è stata quella di proteggersi da una sparatoria. Da qui, per me, viene la fuga "confusa" e la direzione verso il bosco
RispondiEliminaConcordo con lei sul fatto che le due vittime francesi siano state uccise nella notte tra venerdì e sabato. Non solo gli scontrini si fermano a venerdì mattina, ma non avrebbe senso logico rimanere un altro giorno in un posto non certo accogliente per fare campeggio e dove non c'è nulla di attraente intorno. Inoltre dovevano andare a Bologna alla fiera e dovevano rientrare domenica sera a casa in Francia quindi non avrebbe avuto senso sprecare uno o piu giorni in un posto che non ha nulla da offrire a livello storico e architettonico. Non è da escludere che avessero in mente di proseguire verso Firenze il sabato per visitare la città e poi ripartire per Bologna. Il venerdì sera è molto probabile che siano andati a cenare alla festa dell'Unità a Cerbaia e successivamente si siano diretti alla piazzola magari si indicazione di qualcuno. Se mi ricordo bene il killer ha sparato attraverso lo squarcio nella tenda ed è rimasto sconcertato quando ha sentito aprire la zip della tenda quindi si diretto subito verso l'apertura, incontrando il ragazzo che era ferito molto seriamente ad un gomito ma che era in grado di scappare. Il ragazzo probabilmente è andato prima verso la macchina ma essendo nudo e non avendo le chiavi non ho potuto aprirla quindi si è diretto verso il bosco. Bisogna ricordare inoltre che era notte, era spaventato, ferito e non conosceva il luogo cosa invece che era molto familiare al killer. Era inevitabile che il ragazzo fosse raggiunto e assassinato. Il delitto degli Scopeti è il delitto di Giogoli sono simili e sono unici nel contesto degli omicidi in quanto le vittime sono straniere, arrivate da poco , sono stati uccisi in settembre e le due località sono molto vicine (5 km). Ho sempre pensato e lo penso ancora che il killer scegliesse le coppie, le pedinasse, quindi individuasse la piazzola dove si fermavano abitualmente, studiasse le vie di fuga e poi colpisse (Baccaiano non è una vera piazzola, Vicchio era poco frequentata e anche Calenzano non era un posto da coppiette come potevano essere Rabatta o a Mosciano di Scandicci). Nel caso dei francesi e dei tedeschi invece credo furono omicidi di bisogno nel senso che stava scadendo il tempo della sua "caccia" e non aveva ancora ucciso. Ha colpito in zone a lui conosciuta e quindi non ho avuto bisogno di fare grandi e sopralluoghi quindi mi fa pensare che fosse di quella zona specifica. Il caso dei tedeschi inoltre potrebbe avere due significati: il primo che volesse uccidere due uomini in quanto li ritenesse omosessuali (ci sono varie tesi su questo punto) oppure si è proprio sbagliato in quanto ha agito di fretta. In entrambi i casi ha ucciso due coppie che non erano in auto ed erano straniere che significa che nel periodo estivo non ha avuto la possibilità di individuare una coppia e seguirla.
EliminaMi scuso per alcuni errori di battitura
EliminaSi potrebbe in qualche caso aver seguito la coppia , ma anche vedere un auto appartata sconosciuta , basta uno sguardo e si intuisce che sono due ragazzi in cerca di intimita'
Eliminaper Anonimo15 marzo 2025 alle ore 21:15: in questa vicenda ci sono poche certezze quindi potrebbe aver colpito immediatamente dopo aver visto la coppia appartata - come dice Lei - ma questa possibilità si scontra con il fatto che è evidente che conosca le zone ed è difficile che le conoscesse tutte prima dei delitti se non facendo dei sopralluoghi.
EliminaUnico assassino senza ombra di dubbio.Mai nemmeno alla lontana sospettato o indagato
RispondiEliminaLa pistola non puo' che essere stata trovata per puro caso da colui che diverra' nel 1974 il mostro di firenze! Passaggio di mano impossibile , impossibile che sia stata conservata dopo l'omicidio del 68 ,quella pistola il futuro mostro non puo' che averla trovata da qualche parte .
RispondiEliminaComplimenti per il blog, interessantissimo! Sulla fuga a zig zag a me è venuto in mente anche che fosse la cosa più logica da fare, infatti se hai una persona alle spalle che ti insegue e corri in linea retta diventi un bersaglio più facile. Questo avvalorerebbe la tesi del killer solitario rispetto alla presenza di più persone sul luogo del delitto.
RispondiEliminaRISPONDO ALLE DOMANDE chiaro mio pensiero personale: l'infame vigliacco assassino non uccide piu' perche morto e sepolto, ad uccidere e' una unica e malata persona nemmeno cosi' tanto intelligente come vogliono far credere, su quando e' avvenuto il duplice omicidio questo non posso giudicare.
RispondiEliminaMa certo.. nessuno ci arriva a capire , se ti stanno sparando dietro o perlomeno pensi dopo che hai sentito colpi di arma da fuoco un secondo prima cosa fai fuggi al pulito dove sei un bersaglio quasi sicuro oppure verso un intricato ostacolo rovi piante alberi e altro? se io so che mi stanno inseguendo con una pistola la prima cosa che faccio corro verso un riparo non di sicuro al pulito.
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