Mostrologia a Scopeti


Dell'annosa quanto tragica vicenda del Mostro di Firenze parecchie sono le domande rimaste insolute. Alcune di queste riguardano il delitto degli Scopeti, forse quelle attorno a cui si sono accesi i più feroci dibattiti e su cui la mostrologia moderna ha versato (spesso sprecato) i maggiori fiumi d'inchiostro.
Le suddette domande sono:

1. In quanti erano a commettere il duplice omicidio degli Scopeti?
2. Quando è avvenuto realmente il duplice omicidio?
3. Perché Scopeti è stato l'ultimo delitto?

Premettiamo subito che dare una risposta certa a queste domande non solo è pressoché impossibile, ma bisognerebbe diffidare di chi propugna sull'argomento verità incontrovertibili.
Al solito e come già fatto per Baccaiano, procederemo illustrando le varie teorie mostrologiche che nel corso degli anni sono state proposte, proveremo ad analizzarle e di conseguenza a fare una valutazione per lo più probabilistica, consapevoli comunque che in questo caso, soprattutto per la seconda domanda, subentrano deduzioni e conoscenze estremamente specifiche, che solo chi ha condotto determinati e approfonditi studi può affrontare con un certo grado di serenità e consapevolezza. Gli altri dovranno forzatamente rimettersi a quanto esplicitato dai suddetti esperti della materia.

1. Quanti erano a commettere il duplice omicidio
Per quanto riguarda la prima domanda, la questione è dibattuta da tempo. Secondo molti mostrologi, quello degli Scopeti è il delitto (forse l'unico delitto) in cui sembra possibile se non maggiormente probabile la presenza di più autori.
Nel libro "Delitto degli Scopeti. Giustizia mancata" di Adriani, Cappelletti e Maugeri, si fa ad esempio esplicitamente riferimento alla partecipazione di più autori in questa azione omicidiaria.
Persino il criminologo Francesco Bruno, da sempre fautore della teoria del serial killer solitario, nell'udienza del Processo ai CdM del 12 gennaio 1998 ebbe modo di dichiarare: "Se noi analizziamo, da un punto di vista criminologico, gli omicidi, non abbiamo alcun motivo - dico: alcuno - se non qualche considerazione che possiamo fare nell'ultimo omicidio, per poter pensare a un gruppo di omicidi, o a una coppia omicida..."
Analogamente, in una trasmissione televisiva del 16 settembre 1985 (una settimana dopo il ritrovamento dei cadaveri dei due francesi), chiamata "Identikit di un Assassino", la celebre professoressa Ida Magli, antropologa ospite in studio, credendo di non essere ascoltata pronunciò fuori onda le seguenti frasi: "...la setta religiosa non toglie il pube ai cadaveri... allora sarebbero due o tre, ma non una setta nel senso... due o tre maniaci..."
Quest'ultima dichiarazione a microfono erroneamente aperto lascia ben intendere come nell'immediatezza del duplice omicidio di Scopeti, con i Compagni di Merende ancora lontanissimi da venire, la possibilità che sul luogo del delitto fossero stati presenti più esecutori, era ampiamente contemplata.
Anche la versione ufficiale del delitto, quella della Procura di Firenze, poi ratificata dalle condanne definitive di Vanni e Lotti, prevede la presenza di più autori a Scopeti.
Ad alimentare questa ipotesi, a parte ovviamente le dichiarazioni che vedremo successivamente del Lotti, c'erano e ci sono alcuni fattori marginali come il taglio rinvenuto sul retro della tenda, ma anche considerazioni di maggiore spessore dettate ad esempio dalla strana fuga di Jean-Michel.
Il taglio sul retro della tenda potrebbe rappresentare un gesto piuttosto scriteriato per un killer solitario, il quale, invece di cominciare subito a sparare, si avvicina di soppiatto e lacera il tessuto con il coltello mettendo di fatto in allarme gli occupanti, tant'è vero che il giovane Jean-Michel ebbe appunto modo e tempo di fuggire. Risulta ovvio ipotizzare che se gli aggressori fossero stati più di uno, l'ipotetica fuga degli occupanti, messi in allarme dal rumore del taglio, sarebbe stata più gestibile e avrebbe rappresentato un minor pericolo.
Sempre a proposito del taglio, ci si potrebbe anche chiedere perché il killer (o i killers) avrebbe sentito la necessità di esordire in quel modo. Nei suoi precedenti agguati era sempre stato abituato (almeno secondo le dinamiche ufficiali che in generale appaiono piuttosto verosimili) a palesarsi esplodendo subito i colpi di pistola in direzione delle vittime, in particolar modo della vittima maschile. Mai il MdF prima di allora aveva iniziato l'agguato tentando ad esempio di aprire lo sportello dell'automobile delle coppie (con l'unica eccezion di Signa e forse di Rabatta). Dunque perché a Scopeti invece di comportarsi in maniera simile, prova ad aprire un varco nella tenda? Avrebbe forse voluto entrare e ritrovarsi faccia a faccia con le vittime, col rischio magari di ingaggiare un corpo a corpo? Oppure in questo caso era sicuro che i due ragazzi stessero dormendo e avrebbe potuto tentare di intrufolarsi con minori rischi? Sono ipotesi che da qualsiasi lato le si guardi, non convincono appieno, specie alla luce del comportamento del Mostro nei delitti precedenti.
Una spiegazione alternativa e legittima potrebbe essere quella secondo cui il taglio alla tenda sarebbe preesistente all'attacco e dunque non prodotto dal MdF. In antitesi a questa, come vedremo, altrettanto legittima è l'ipotesi che il taglio possa essere stato prodotto dal killer successivamente all'attacco. Sono tuttavia ipotesi su cui non vi è alcuna certezza, né in un senso né nell'altro.
Tornando alla questione "uno o più assalitori", più che il taglio alla tenda è stata soprattutto la fuga di Jean-Michel a destare i dubbi maggiori. Il ragazzo infatti ha compiuto un percorso non lineare che sul momento è apparso a chi si è interessato della dinamica quasi obbligato dalla presenza di altre persone (eventuali complici del MdF) che lo hanno costretto a cambiare direzione (lasciando un'impronta insanguinata sulla parte anteriore sinistra della Golf) e cercare rifugio, anziché verso la salvifica strada, in un anfratto che poi si è rilevato una trappola per lui.
È vero però che Jean-Michel era nudo, scalzo, ferito, terrorizzato e soprattutto non vedeva a un palmo dal proprio naso (il luogo era ed è tuttora estremamente buio). Cercare coerenza nel suo percorso potrebbe essere un esercizio mentale inutile.
C'è da dire che è possibile che durante la sua fuga il giovane Jean-Michel abbia urlato disperatamente, urla di terrore, ma anche invocazioni d'aiuto. Siccome la fuga del ragazzo è verosimilmente durata diversi secondi, l'autore o gli autori del delitto non possono non aver contemplato l'ipotesi che qualcuno potesse aver effettivamente udito le grida e magari aver avvisato le forze dell'ordine. Nonostante l'eventualità di potersi ritrovare intrusi fra i piedi in breve tempo, il killer è rimasto nella piazzola ancora per diversi minuti, il tempo di uccidere Jean-Michel, nasconderlo, tornare alla tenda e praticare le escissioni. Questo comporterebbe oltre a un notevole sangue freddo, anche una maggior probabilità di almeno due autori sulla scena del crimine: uno che controllava la strada, pronto ad avvisare di eventuali avvistamenti sospetti, l'altro dedito alle sue feroci pratiche, comunque sicuro di aver un minimo le spalle coperte.

D'altro canto, anche la teoria del "serial killer unico a Scopeti" ha i suoi ottimi sostenitori. Per chi fosse interessato, segnaliamo il forumista noto come Vigneron che ha redatto un ottimo documento di 32 pagine, in cui spiega dettagliatamente la dinamica della fuga di Jean-Michel in presenza di un solo autore del delitto.
Anche il piú volte citato blogger Antonio Segnini riporta delle spiegazioni che appaiono plausibili pur alla presenza di un unico assassino.
Infine, segnaliamo l'esperto balistico e blogger Enrico Manieri, che ha recentemente realizzato diversi video in cui ha ricostruito la "sua" dinamica del delitto degli Scopeti, a opera sempre di un unico assassino. Nelle ricostruzioni del Manieri trova anche spiegazione il taglio sul telo posteriore della tenda: il killer lo avrebbe praticato successivamente al delitto al fine di poter "tirare" il cadavere della povera Nadine all'interno della tenda; secondo il Manieri, infatti per effettuare l'escissione il killer aveva precedentemente estratto la donna dalla tenda. D'accordo con la teoria del Manieri si è detto il professore Francesco Introna, medico legale ed entomologo forense di chiara fama internazionale.
Per quanto riguarda le urla di Jean-Michel che avrebbero potuto attirare curiosi, innanzitutto queste non sono affatto scontate. Non è da scartare la possibilità che il povero ragazzo francese abbia pensato solo a salvarsi, risparmiando il fiato (un po' come chi annega) e correndo senza emettere alcun suono o al più grida flebili, strozzate dalla paura. Inoltre, ben difficilmente tali urla sarebbero potute arrivare fino al ristorante "La Baracchina", il luogo "popolato" più vicino alla piazzola. Al massimo avrebbero potuto essere udite dalla strada sottostante (via degli Scopeti), dove comunque soprattutto in orari notturni nessuno si muove a piedi. Eventuali automobili o motorini avrebbero finito per coprire o rendere difficilmente distinguibili tali grida.
Dunque, anche a Scopeti un eventuale serial killer unico avrebbe potuto concludere le sue macabre operazioni con relativa tranquillità o comunque non in condizioni di maggior pericolo rispetto ad altri delitti da lui precedentemente commessi.
Sempre in linea con la teoria del serial killer unico, la dinamica ufficiale prevede che il killer (probabilmente sbilanciato dal Kraveichvili sbucato dalla tenda) sparò da fermo alcuni colpi di pistola verso il ragazzo in fuga, prima di esaurire il caricatore e partire alla rincorsa del fuggitivo. I mostrologi che sostengono la teoria dell'unico autore, affermano che se ci fossero state più persone sulla scena del crimine, molto probabilmente il killer non avrebbe svuotato il caricatore verso il Kraveichvili col rischio di colpire un complice, ma soprattutto non avrebbe avuto la necessità di rincorrere, coltello alla mano, in prima persona il povero ragazzo francese.
Inoltre, se ci fossero state due o più persone sulla scena del crimine, molto probabilmente i killers avrebbero preso di peso il corpo del povero Jean-Michel per nasconderlo anch'esso all'interno della tenda e renderne molto più complicato il ritrovamento, anziché lasciarlo all'aperto, sebbene seminascosto dai rovi e da coperchi di latte di vernice.


2. Quando è avvenuto il duplice omicidio?
Per quanto riguarda la data in cui è stato commesso il delitto, rivediamo tutte le informazioni che abbiamo, tentando di seguire una pur difficile sequenza cronologica:
Pomeriggio del 6/9 (venerdì): l'ultimo avvistamento certo dei due francesi risale a venerdì 6 settembre all'ora di pranzo in una pizzeria di Pisa.
Pomeriggio del 6/9 (venerdì): come già visto, durante il viaggio la coppia raccoglieva gli scontrini, probabilmente per scaricarli. L'ultimo rivenuto fra i loro effetti personali è quello che risale proprio al pranzo di venerdì.
Sera del 6/9: venerdì sera i due ragazzi francesi potrebbero già essere a San Casciano, aver montato la tenda agli Scopeti (ci sono un paio di testimonianze che lo attesterebbero) e aver cenato alla festa dell'Unità a Cerbaia. Si badi bene: "potrebbero".
Mattina del 7/9 (sabato): sabato mattina i due ragazzi erano sicuramente agli Scopeti. La tenda venne vista verso le 10.30 da due testimoni. Ma tutto il giorno di sabato nessuno vide i francesi, non esiste alcuna testimonianza in merito. Di qui l'idea in alcuni mostrologi che la coppia potrebbe aver trovato la morte già la notte fra venerdì e sabato.
Giornata del 7/9 (sabato): durante quel viaggio in Italia la coppia sarebbe dovuta passare da una fiera calzaturiera a Bologna per questioni lavorative della Mauriot. L'ipotesi che è stata avanzata da alcuni mostrologi è che i due giovani si fossero recati alla fiera proprio quel sabato e questo spiegherebbe perché nessuno li avesse visti a Scopeti e dintorni, sebbene ci fossero la tenda e forse anche l'automobile.
Ad avallare questa ipotesi ci sono alcuni biglietti da visita, rinvenuti fra gli effetti personali della Mauriot, del calzaturificio "2001" di Pistoia, di proprietà del signor Raffaele Biancalani, presente con due stands alla Fiera di Bologna dal 6 al 9 settembre 1985.
Interrogato in merito in data 11 settembre, il Biancalani tuttavia dichiarò di aver ricevuto la visita in fiera di una coppia francese, ma di essere certo che non si trattava della coppia uccisa a Scopeti, sia per una netta divergenza fisica di entrambi, sia perché la coppia da lui vista aveva eseguito un ordine e gli estremi anagrafici non corrispondevano con quelli della Mauriot e del Kraveichvili. Riguardo i biglietti da visita rinvenuti fra gli effetti personali di Nadine, il Biancalani li riconobbe come propri e confermò che potevano essere effettivamente stati presi in fiera, ma ribadì di non aver alcun ricordo della suddetta coppia.
Dichiarazioni del Biancalani a parte, al momento non esistono prove di un'eventuale visita dei due ragazzi francesi alla Fiera di Bologna: sia durante il tragitto, sia fra gli stands, nessuno avrebbe visto Nadine e Jean-Michel; fra gli effetti personali della coppia non venne rinvenuto il tagliando di ingresso alla Fiera, né alcuna altra ricevuta che potesse attestare tale spostamento. Il loro molto eventuale viaggio dagli Scopeti a Bologna e ritorno non spiegherebbe infine l'assenza completa di scontrini per i giorni 7/9 e 8/9.
Sera del 7/9 (sabato): C'è una testimonianza mai emersa durante le indagini e i processi e dunque non si sa quanto veritiera e attendibile, secondo cui il giornalista d'inchiesta Roberto Fiasconaro avrebbe intervistato due persone, l'allora diciassettenne Adriano Bertinelli e l'operatore televisivo Paolo Bernini, i quali la sera di sabato 7 settembre 1985 erano a cena al ristorante "La Baracchina", poco distante dalla piazzola del delitto. Attorno alle 22:30, i due amici udirono degli spari. Anche un rappresentante di prodotti farmaceutici, proprietario di una Lancia Delta targata Verona, che in quel momento era all'esterno del ristorante udì gli spari e rientrò esclamando: "Zitti! Non avete sentito degli spari? Ma da queste parti vanno a caccia anche di notte?".
I clienti uscirono dal locale ma nel buio assoluto non videro nulla. Pensarono così a dei petardi o fuochi d'artificio provenienti dalla festa dell'Unità che si stava tenendo nella poco distante Cerbaia.
È doveroso sottolineare nuovamente come questa testimonianza non sia mai emersa né in sede d'indagine, né in sede di processi a Pacciani e successivamente ai CdM. Viene riportata esclusivamente in un vecchio e neanche troppo curato blog tenuto dal suddetto Adriano Bertinelli, il quale nel profilo personale si definisce investigatore privato. È nuovamente doveroso sottolineare come di questo Bertarelli investigatore privato, non risulta traccia sul web.
Tale testimonianza viene dunque riportata esclusivamente per dovere di cronaca, ma - fino a prova contraria - considerata poco attendibile. Si attendono eventualmente conferme sulla sua autenticità.
Mattina del 8/9 (domenica): La domenica mattina, come detto, Nadine venne vista fare colazione alla pensione "Ponte agli Scopeti" dal gestore della pensione e suo suocero. Abbiamo già parlato di una possibile fallacità di questa testimonianza.
Pomeriggio del 8/9 (domenica): La domenica pomeriggio abbiamo diverse testimonianze sugli strani movimenti attorno alla piazzola degli Scopeti e attorno alla tenda dei francesi, testimonianze emerse durante il Processo ai CdM. Eppure, nessuno vide personalmente i francesi. Ricordiamo fra le altre testimonianze:
▪ le dichiarazioni dei coniugi Vittorio Chiarappa e Marcella De Faveri, ospiti di Gianfranco Rufo nella villa proprio di fronte alla piazzola degli Scopeti. I coniugi Chiarappa-De Faveri parlarono di una macchina rossa parcheggiata tutto il pomeriggio all'imbocco della piazzola tanto da rendere poco agevole il loro ingresso nella villa (per ulteriori approfondimenti su questa testimonanza, si veda il capitolo denominato "La credibilità di Giancarlo Lotti").
▪ la testimonianza di Sabrina Carmignani, la quale affermò sia in una dichiarazione ai carabinieri di San Casciano, sia diversi anni dopo durante il Processo ai CdM, di essere arrivata nella piazzola la domenica pomeriggio verso le 17.30 assieme al suo ragazzo per festeggiare il proprio compleanno, ma di essere stata costretta ad andare via quasi subito a causa del cattivo odore che c'era, dello sporco attorno alla tenda dei francesi e delle mosche che ronzavano.
La Carmignani riferì, inoltre, che mentre abbandonavano la piazzola pochi minuti dopo essere arrivati, sopraggiungeva nella radura un'automobile tipo Fiat Regata.
N.B. L'avvocato Filastò, durante il processo, fece in modo di dimostrare che non furono rinvenute carcasse di animali nella zona subito dopo la scoperta dei cadaveri. Quindi il fetore che la Carmignani aveva denunciato non era sicuramente dovuto a carogne di animali morti.
Sera del 8/9 (domenica): Secondo la testimonianza di Marcello Fantoni, i due ragazzi francesi potrebbero aver cenato alla festa dell'Unità di Cerbaia, testimonianza che abbiamo già visto presentare qualche lacuna.
A seguire, secondo la testimonianza del reo-confesso Giancarlo Lotti, sarebbe avvenuto il delitto, all'incirca fra le ore 23:00 e le ore 23:30.
Da notare, a questo proposito, che risultano due testimonianze "discordanti" in merito. Le riportiamo per amor di precisione:
1. la signora Petra Weber aveva dichiarato spontaneamente ai carabinieri di San Casciano che la sera di domenica 8 settembre, verso mezzanotte, mentre giocava a carte nel giardino antistante l'abitazione del suo fidanzato, sita in via Faltignano 18, aveva udito un rumore simile allo stapparsi di una bottiglia, proveniente dalla direzione in cui si trovava la piazzola. Tale rumore era stato sentito anche dai familiari che erano con lei, in particolar modo dalla madre, la quale si era detta convinta potesse essere il rumore di uno sparo, tanto da non voler più sostare all'esterno della casa.
L'abitazione sita in via Faltignano 18 dista poche centinaia di metri, in linea d'area, dal luogo del delitto.
2. la signora Anna Garducci, abitante in una casa nei pressi della piazzola, aveva invece dichiarato che la sera di domenica 8 settembre non aveva udito alcun rumore proveniente dal luogo del delitto, né aveva notato un andirivieni di automobili sospette.
Pomeriggio del 9/9 (lunedì): I cadaveri vennero trovati lunedì pomeriggio alle ore 15:30. Come visto, sin da subito si ebbe l'impressione che i cadaveri non fossero propriamente recenti, tant'è vero che – come già scritto – quando la notizia venne data per la prima volta al Telegiornale Regionale, la giornalista in studio parlò di omicidio risalente a un paio di giorni prima.
A dimostrazione di ciò, parecchi anni dopo, il dottor Sandro Federico, poliziotto della SAM, dirà che la prima impressione, una volta arrivati sul luogo del delitto, fu che i cadaveri non fossero affatto freschi e che dunque risalissero a un po' di tempo prima.
Mattina del 11/9 (mercoledì): Pur tuttavia, secondo i referti medici, la mattina di mercoledì 11 settembre, il rigor mortis sul corpo deposto sul tavolo autoptico di Jean Michel Kraveishvili non era ancora completamente risolto. Come abbiamo imparato ad apprendere nel corso di questi anni, per risolversi completamente, la rigidità cadaverica richiede dalle 72 alle 96 ore dal momento del decesso: ovviamente in caso di corpo esposto ad alte temperature i tempi tendono a ridursi, avvicinandosi più alle 72 ore che alle 96 di cui sopra. Facendo dunque dei rapidi calcoli, abbiamo questa situazione:
▪ se i francesi fossero morti la domenica sera, al mercoledì mattina sarebbero trascorse una sessantina di ore dal decesso, in linea con un rigor mortis non ancora completamente risolto, anche se sottoposto a temperature piuttosto alte.
▪ se i francesi fossero morti il sabato sera, al mercoledì mattina sarebbero trascorse fra le ottanta e le novanta ore dal decesso, in linea con un rigor mortis non ancora completamente risolto, un po' meno con le temperature elevate cui era stato sottoposto soprattutto il cadavere della Mauriot.
▪ se i francesi fossero morti il venerdì sera, al mercoledì mattina sarebbero trascorse più di cento ore dal decesso, fuori tempo massimo per la mancata completa risoluzione del rigor mortis.
Questi calcoli porterebbero dunque a escludere il venerdì sera come data dell'omicidio, ma non escluderebbero aprioristicamente il sabato sera, anche se i tempi sembrerebbero comunque piuttosto stretti.
C'è però da dire a tal proposito che, sempre come abbiamo imparato ad apprendere nel corso di questi anni, ci possono essere delle eccezioni. Ad esempio, un corpo in cui il processo del rigor mortis viene interrotto fisicamente (da una manipolazione del cadavere) prima dello sviluppo completo del fenomeno di rigidità, potrà essere soggetto, al termine delle manipolazioni che hanno causato la rottura della rigidità in determinati punti, a una ripresa del processo che continuerà fino al proprio completamento, con una rigidezza parziale nella zona in cui è avvenuta la rottura stessa.
In altre parole, se c'è stata una manipolazione dei due corpi e una rottura della rigidità cadaverica prima che il fenomeno di rigidità fosse giunto al suo completamento (ad esempio per prenderli dal luogo dell'omicidio e portarli all'istituto di medicina legale), tale fenomeno avrebbe potuto riprendere il suo corso al termine della manipolazione, ritardando difatti i tempi di completamento e di conseguenza di risoluzione del rigor mortis stesso.
Questo, almeno secondo gli esperti di medicina legale, non consentirebbe comunque di far rientrare in un range temporale coerente con la mancata risoluzione del rigor mortis al mercoledì mattina, un omicidio commesso il venerdì sera, ma consentirebbe di far rientrare comodamente l'eventualità che l'omicidio fosse stato commesso il sabato sera.
Mattina del 11/9 (mercoledì): Dalle analisi condotte sui cadaveri delle due giovani vittime e in particolar modo sull'apparato digerente, secondo Maurri e dunque secondo la versione ufficiale, il delitto sarebbe avvenuto circa 3 ore dopo l'ultimo pasto della coppia. Seguendo questa linea, è probabile dunque che fosse avvenuto di sera/notte, in linea oltretutto con i precedenti assalti dell'assassino (ma anche su questo vedremo che c'è chi non concorda).
Per quanto riguarda i resti di cibo si parla di pappardelle al ragù di cinghiale o di lepre e questo avvalorerebbe la tesi del delitto avvenuto successivamente a una cena alla festa dell'Unità (in cui venivano servite appunto pappardelle al ragù). Dunque, il delitto potrebbe essere avvenuto la sera del venerdì, come da testimonianza del Cantini, ma non si potrebbe tuttavia escludere che la coppia si fosse recata alla festa anche nei giorni successivi (il sabato sera o la domenica sera).

Ora, dopo aver tracciato quelli che sono i riscontri scientifici e documentali della vicenda su cui ognuno può forgiare le proprie idee, trasferiamoci sul piano pratico e facciamo un discorso prettamente nasometrico: risulta piuttosto improbabile pensare che la coppia francese sia rimasta per due giorni interi accampata nella piazzola degli Scopeti, un luogo piuttosto sporco, bazzicato da guardoni, usato da molti come discarica.
Inoltre, bisogna tenere conto sia dell'assenza di scontrini a partire dal venerdì sera, sia della testimonianza della Carmignani, secondo cui la domenica pomeriggio l'automobile dei francesi era nella piazzola, ma dei francesi non vi era traccia. Siccome allontanarsi da Scopeti a piedi è cosa piuttosto improbabile, se ne deduce che i francesi avrebbero dovuto essere nella tenda. Ma risulta ancora più improbabile pensare a una coppia chiusa in una tenda il pomeriggio di un giorno d'estate con le temperature che si possono raggiungere in determinate condizioni.
Vien da sé pensare - se non altro a livello puramente intuitivo - che in quel momento i francesi fossero già morti. Ipotesi ancor più credibile se pensiamo alle altre dichiarazioni della Carmignani, che riferisce di un cattivo odore e di un'insistente presenza di mosche sulla piazzola.

Il primo a parlare di una possibile retrodatazione del delitto degli Scopeti fu il giornalista Mario Spezi, il quale addirittura nel gennaio del 1996 (qualche giorno prima dell'inizio del Processo d'Appello a Pacciani) scrisse una serie di articoli su "La Nazione" in cui parlava in maniera comprensibilmente non troppo dettagliata della possibilità che lo studio delle mosche sul cadavere della Mauriot potesse anticipare il giorno dell'omicidio.
In seguito si interessò della questione l'avvocato Nino Filastò, il quale avanzò l'ipotesi della retrodatazione durante il Processo ai CdM, ma senza calcare eccessivamente la mano (qualche anno dopo Filastò ne avrebbe parlato esplicitamente nel suo libro "Storia Delle Merende Infami"). Sucessivamente, nel 2002, affrontò il problema con una certa convinzione il giornalista RAI, Pino Rinaldi, il quale aveva avuto modo di confrontarsi privatamente con la Carmignani e di convincersi che la domenica pomeriggio i francesi fossero già morti. Rinaldi inviò le foto del cadavere della Mauriot al professor Francesco Introna, entomologo e professore ordinario di Medicina Legale all'università di Bari, probabilmente uno dei massimi esperti di entomologia forense in Italia. Studiando le foto delle larve presenti sul cadavere della Mauriot, il dottor Introna arrivò alla conclusione che il delitto non poteva esser fatto risalire alla domenica sera, ma andava anticipato di almeno 24 ore. Questo uno stralcio della sua relazione: "Per schiudersi le uova dei calliphoridi impiegano tra le 18 e le 24 ore, a una temperatura attorno ai 27 gradi, i dati entomologici indicano un'epoca di morte minima di circa 36 ore dal rilievo fotografico, come minimo il giorno 8 o la notte tra il 7 e l'8".
Questi nuovi studi non portarono, tuttavia, a nessuna novità processuale in quanto, secondo i giudici, il cadavere della donna chiuso nella tenda era stato oggetto di fenomeni putrefattivi oltremodo accelerati.
In tempi piuttosto recenti, il documentarista Paolo Cochi ha recuperato le foto dei cadaveri di entrambi i ragazzi francesi mostrandole a diversi entomologi che hanno confermato che anche sul corpo del ragazzo (non soggetto alle alte temperature raggiunte all'interno della tenda e non studiato in precedenza) erano presenti larve di mosca carnaria e dunque hanno confermato di dover verosimilmente retrodatare la morte dei giovani francesi alla notte fra sabato e domenica se non addirittura a quella fra venerdì e sabato.

Nota Bene: Tale retrodatazione - è doveroso precisarlo a dispetto di quanto si sente raccontare in alcuni ambienti mostrologici evidentemente non molto attendibili - non scagiona aprioristicamente né Pacciani, né i Compagni di Merende, per la semplice ragione che non conoscendo l'orario in cui è avvenuto il duplice omicidio non ci sono alibi di sorta per nessuno dei personaggi coinvolti. E ove anche si desse per scontato che l'omicidio fosse avvenuto in un orario coerente con gli altri delitti del MdF (fra le 21 e le 24) nessuno dei personaggi coinvolti ha alibi che coprono l'intero lasso di tempo né per il venerdì, né per il sabato.
Tuttavia l'eventuale retrodatazione porta ovviamente a minare la confessione del Lotti e la sua già scarsa credibilità, nonché ovviamente le dichiarazioni del futuro testimone oculare del delitto, Fernando Pucci.


Teoria di Henry62
Il blogger Henry62, al secolo Enrico Manieri, esperto balistico e Consulente Tecnico di Parte per la difesa nel processo d'Appello contro Pietro Pacciani, ha elaborato una teoria differente sulla dinamica del duplice omicidio degli Scopeti e in special modo sull'orario e sul giorno in cui questi avrebbe avuto luogo.
Secondo il noto studioso del caso, il delitto sarebbe sì avvenuto precedentemente rispetto a quanto dichiarato da Lotti, ma sicuramente non andrebbe retrodatato di uno o due giorni come la mostrologia odierna sostiene, andandosi dunque a collocare alle prime luci dell'alba di domenica 8 settembre. A sostegno della propria tesi, Manieri porta diversi fattori, ma in special modo cinque sono le evidenze che ci preme sottolineare in queste pagine:
1. Il percorso seguito da Jean Michel durante la sua fuga è il percorso compiuto da una persona che ha una discreta visibilità dei dintorni, che quantomeno vede dove mette i piedi. Cosa improbabile se il delitto fosse avvenuto in orario serale/notturno, considerando la situazione di particolare oscurità in cui è immersa la piazzola. All'alba o poco prima, si ha sicuramente una visibilità migliore e ciò avrebbe permesso al ragazzo francese di poter muoversi nella piazzola e tentare una fuga.
2. Gli studi entomologici sono stati eseguiti sulle foto non originali dei cadaveri dei giovani francesi, il che non può non essere tenuto in considerazione quando si parla del grado di attendibilità e accuratezza dei suddetti studi.
3. Il rigor mortis non ancora completamente risolto sul cadavere di Jean Michel Kraveishvili alla mattina di mercoledì 11 settembre 1985 porterebbe a escludere come data dell'omicidio il venerdì sera, rendendo i tempi piuttosto stretti anche per un omicidio avvenuto il sabato sera.
4. L'assenza di morsi significativi da parte di fauna locale di piccola e media taglia sul cadavere di Jean Michel risulterebbe un po' strano per un cadavere rimasto due o addirittura tre notti all'aperto. Collocando, invece, il delitto all'alba della domenica mattina, i cadaveri avrebbero invece trascorso una sola notte all'aperto.
5. I resti di cibo rinvenuti nell'apparato gastrico della coppia, considerando l'orario serale/notturno, il fatto che i due ragazzi fossero sdraiati e il fatto che verosimilmente avessero consumato un pasto estremamente pesante a base di lepre o cinghiale, sarebbe più compatibile con una cena avvenuta diverse ore prima del decesso e non con le tre ore dichiarate ufficialmente dai medici legali.

Il primo punto (assenza o presenza di luce) è una valutazione che ha molto senso, ma presuppone che in caso di attacco notturno, assalitore e vittime non fossero in possesso di una qualunque fonte di luce che illuminasse anche solo in parte i dintorni della tenda. Che le vittime, al momento dell'attacco, fossero completamente al buio è possibile, specie se in quel momento stavano dormendo. Che l'assalitore (o gli assalitori) si presentasse alla piazzola per sferrare l'attacco senza una torcia o una qualsiasi fonte luminosa, risulta già un po' più difficile da credersi.
Il secondo punto (lo studio dei cadaveri attraverso le foto) è un dato di fatto cui difficilmente si può opporre alcuna considerazione. È ovvio che studi condotti sulle foto hanno un valore diverso rispetto a quelli condotti in prima persona sui cadaveri, tanto più da un luminare come Maurri. È anche vero tuttavia che il grado di conoscenze entomologiche del Maurri erano per forza di cose limitate dal momento storico in cui i suoi esami sono stati effettuati. Inoltre, ci sono medici legali che hanno studiato direttamente i cadaveri (vedasi il dottor Giovanni Marello del team di Maurri o il dottor De Fazio) che hanno sempre propeso per un delitto avvenuto precedentemente alla domenica. Quindi, in questo caso, l'obiezione sollevata dal Manieri non sembra calzante.
I successivi due punti sono significativi e oltretutto in linea con quanto già dichiarato dal dottor Maurri in sede processuale. Certamente, l'evoluzione del rigor mortis (per quanto dettagliato sopra) e l'assenza di morsi da fauna cadaverica non sono punti risolutivi né in un senso né in un altro, tuttavia potrebbero rappresentare un freno alla ormai acclarata tendenza all'eccessiva retrodatazione del duplice omicidio.
Il quinto punto (svuotamento gastrico) invece appare (o appariva), a parere di chi scrive, non del tutto convincente. È vero infatti che, stando alla teoria di Henry62, la coppia il sabato sera potrebbe non aver cenato troppo presto, tanto più se - come sembra - ha consumato il proprio pasto alla festa dell'Unità di Cerbaia. Ammettiamo dunque, come caso limite, una cena avvenuta attorno alle 22 o alle 23: questo comporterebbe nella teoria di Henry62 che il delitto sarebbe avvenuto fra le sei e le otto ore dopo l'ultimo pasto.
Ora va bene l'orario notturno, va bene la posizione supina che non aiuta la digestione e va bene anche il pasto pesante, magari condito da vino rosso, ma pensare a due giovani, apparentemente in buona salute (di cui uno ventenne e quindi nel pieno delle proprie possibilità fisiche), che dopo sei o sette ore non hanno ancora (entrambi) completato la fase digestiva, appare - almeno a parere di chi scrive - più una forzatura che una possibilità oggettiva.

Nota Bene: Per onor di cronaca, il sottoscritto è stato contattato recentemente (gennaio 2021) da Enrico Manieri che, in una lunghissima telefonata, ha inteso dettagliare meglio il discorso dello svuotamento gastrico, fornendo anche una serie di studi medici che accerterebbero un tempo di emi-svuotamento gastrico in orario notturno e in occasione di pasti particolarmente pesanti superiore ad oltre il doppio del tempo considerato standard (vale a dire le tre ore ipotizzare da Maurri), compatibile dunque con le sette/otto ore di cui sopra.


3. Perché Scopeti è stato l'ultimo duplice omicidio
Passiamo all'altrettanto annosa questione del perché Scopeti sia stato l'ultimo delitto compiuto dal Mostro.
In maniera schematica abbiamo due possibilità da valutare:

Ipotesi 1: Il MdF sapeva già a priori che quello del 1985 sarebbe stato l'ultimo delitto. Aveva dunque concepito il duplice omicidio e il successivo invio della missiva alla Della Monica come una sorta di commiato dal suo pubblico, rappresentato nell'occasione da inquirenti, organi di informazione, opinione pubblica.
Hanno sposato questa teoria, per un motivo o per un altro, diversi insigni studiosi del caso, come Antonio Segnini (secondo cui il Lotti aveva deciso di smettere perché aveva terminato i proiettili) o lo stesso Enrico Manieri (secondo cui il killer aveva capito che se avesse continuato anche solo con un altro delitto sarebbe stato inevitabilmente preso).

Ipotesi 2: Il MdF non aveva deciso a priori di smettere, ma dopo Scopeti si era trovato semplicemente impossibilitato, per un qualsiasi motivo, a commettere un nuovo delitto.
Secondo questa ipotesi, fra il settembre del 1985 e l'estate del 1986 era accaduto qualcosa nella vita del Mostro che gli aveva impedito di commettere ulteriori delitti. Forse era stato arrestato per altri reati, forse era morto, forse era emigrato o aveva avuto un incidente che lo aveva reso menomato o forse, più semplicemente, era stato attenzionato dagli inquirenti.
Questa è un'ipotesi contemplata per ovvie ragioni da Paccianisti, Merendari, Sardisti, Narducciani, probabilmente anche Vigilantiani.
Questa è l'ipotesi che - come vedremo - è stata seguita anche dalla SAM e che avrebbe contribuito all'individuazione di Pacciani. Subito dopo Scopeti, infatti, Pacciani avrebbe subìto dapprima una perquisizione, in seguito, nel maggio del 1987, sarebbe stato arrestato per la violenza sulle figlie.
Oltre al Pacciani, vi sono altri personaggi di indubbio interesse che, nel lasso di tempo fra il delitto degli Scopeti e l'estate successiva, si sarebbero ritrovati più o meno impossibilitati a commettere ulteriori delitti: questi sono il Vigilanti (nel settembre del 1985 venne per la prima volta perquisito), il dottor Narducci (morto nell'ottobre del 1985), Salvatore Vinci (arrestato nell'aprile del 1986). Subito dopo l'arresto del Vinci, quella del 1986 sarebbe risultata la prima estate dopo cinque lunghissimi anni senza delitti.

Una cosa che ci sentiremmo di dire sull'argomento, senza per questo parteggiare necessariamente per l'una o per l'altra ipotesi, è che - almeno a parere di chi scrive - il MdF (chiunque fosse) prestava molta attenzione a ciò che gli organi di informazione dicevano di lui. È lecito supporre che provasse una sorta di gratificazione nel leggere le sue gesta sui giornali o nel sentire parlare di lui in TV.
Non vi è dunque ombra di dubbio che il Mostro abbia provato il massimo compiacimento dopo il delitto degli Scopeti, quando non solo la psicosi collettiva raggiunse il suo culmine, ma anche il terrore e per certi versi il fascino malato che questa figura iniziò ad esercitare sull'opinione pubblica raggiunse la sua acme.
Subito dopo il delitto degli Scopeti, la già citata trasmissione televisiva "Identikit Di Un Assassino", andata in onda in seconda serata sulla RAI, raggiunse uno share altissimo. Da più parti si favoleggiava macabramente di questo "essere" inafferrabile, forte fisicamente, di intelligenza sopraffina, infallibile con la pistola, esperto col coltello, che teneva in scacco una delle più valide Procure italiane.
Di fronte a cotanta gratificazione, è possibile che nell'autore di questi omicidi fosse scattata una sorta di ansia da prestazione tale da bloccarlo? O meglio, le difficoltà che sicuramente avrebbe incontrato in misura esponenzialmente maggiore in eventuali azioni future e dunque la paura di non essere all'altezza o addirittura di essere catturato, avrebbero potuto essere superiori al suo bisogno di colpire e forse anche al suo narcisismo patologico?
Una parziale risposta ce l'aveva data il dottor Carlo Nocentini, il quale nella perizia stilata nel 1981 dopo il delitto delle Bartoline (dunque ben prima del sanguinoso epilogo), aveva specificato che un soggetto affetto da sindrome paranoide (come lui vedeva il MdF) è comunque dotato di una lucidità tale da riuscire a comprendere quando il protrarsi delle proprie azione criminali diviene troppo pericoloso per la sua stessa incolumità e quindi è in grado di valutare il momento migliore in cui fermarsi.
D'altra parte, quello che in questa sede ci sentiremmo di affermare è che, pianificata o meno che fosse la fine dei delitti e qualunque motivazione ci potesse essere alla base, deve essere stata ben seria quella che avrebbe indotto il Mostro a interrompere la scia di sangue proprio in quel particolare momento di "onnipotenza" mediatica e criminale.




2 commenti:

  1. L'assassino e' certamente deceduto ,non avrebbe mai smesso di uccidere per il fatto che era l'unica cosa che lo facesse sentire vivo .

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    1. Ma poi questa cosa del fetore,un cadavere prima di una settimana anche col caldo non puzza

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