Appendice B - Il Processo ai CdM


Di seguito il dettaglio delle udienze del Processo ai Compagni di Merende.


20 Maggio 1997:
Introduzione da parte del giudice Federico Lombardi.
Richiesta immediata dell'avvocato difensore di Mario Vanni, Nino Filastò, che venga dichiarato nullo l'incidente probatorio del 10 febbraio 1996 per - a suo dire - palesi violazioni da parte del GIP delle norme di Procedura Penale.
Immediata risposta del Pubblico Ministero Paolo Canessa all'eccezione presentata da Filastò. Gli avvocati di Parte Civile si allineano con quanto dichiarato dal Pubblico Ministero. L'avvocato Gabriele Zanobini, difensore del Corsi, si associa al PM. L'avvocato Federico Bagattini, difensore del Faggi, si dice remissivo.
L'eccezione dell'avvocato Filastò viene giudicata infondata dalla Corte.


21 Maggio 1997:
Eccezione sollevata dall'avvocato Gabriele Zanobini che chiede il proscioglimento immediato del suo assistito, avvocato Corsi. Replica del PM e contro-replica di Zanobini. La Corte rigetta la richiesta dell'avvocato Zanobini.
Richiesta da parte del secondo avvocato difensore del Vanni, Giangualberto Pepi di scarcerazione del suo assistito. Replica del PM.


23 Maggio 1997:
L'udienza si apre con il ricordo di Giovanni Falcone, nel quinto anniversario della sua morte.
Prende la parola il Pubblico Mnistero Paolo Canessa per la propria relazione introduttiva al Processo. In essa il PM illustra sinteticamente l'excursus che ha portato alla confessione del Lotti e alla successiva imputazione del Vanni, del Faggi e del Corsi.
La Corte rigetta la richiesta dell'avvocato Pepi di scarcerazione per Mario Vanni.


3 Giugno 1997:
Apre la giornata d'udienza l'avvocato Rodolfo Lena in sostituzione dell'avvocato Bagattini per la difesa di Giovanni Faggi.
Segue una lunga replica dell'avvocato Nino Filastò alla relazione introduttiva del giorno precedente del Pubblico Ministero. È durante questa replica che Filastò nomina il dottor Stefano Galastri, meglio noto in Mostrologia come De Gothia, autore dello studio su Maniac.
A seguire, prendono la parola prima le Parti Civili, poi l'avvocato Stefano Bertini, giovane difensore del Lotti, quindi l'avvocato Gabriele Zanobini, difensore del Corsi. Chiude l'udienza l'avvocato Giangualberto Pepi, secondo difensore del Vanni, il quale fra le altre cose polemizza con il collega Filastò che aveva denunciato la mancata richiesta di perizia psichiatrica del Vanni. Emerge per la prima volta una sorta di conflitto fra i due difensori dell'imputato.


4 Giugno 1997:
Apre l'udienza il lungo intervento dell'avvocato di Parte Civile, Luca Santoni Franchetti, il quale coerentemente con quanto portato avanti anche in occasione del Processo Pacciani, batte la pista degli autori multipli, dei sardi coinvolti in alcuni omicidi, di un'eventuale complicità fra sardi e sancascianesi.
Segue la replica del PM Canessa agli interventi del giorno precedente e della giornata odierna.


6 Giugno 1997:
L'udienza si apre con la notizia comunicata dal presidente Federico Lombardi della rinuncia dell'avvocato Filastò alla difesa del Vanni.
A seguire il giudice annuncia che nella giorata odierna non si terrà udienza per problemi logistici dovuti ad altri processi in corso e dà appuntamento al 23 giugno.


23 Giugno 1997:
Si entra nel vivo del processo con il primo teste. Tocca al super-poliziotto Michele Giuttari sedere per primo sul banco dei testimoni con una deposizione lunghissima in cui spiegherà il percorso investigativo compiuto dalla Procura di Firenze per arrivare alla confessione di Giancarlo Lotti.
Da notare che da questa udienza la difesa di Mario Vanni spetta al solo avvocato Giangualberto Pepi.


25 Giugno 1997:
Continua la lunga deposizione del dottor Michele Giuttari.


26 Giugno 1997:
Ultima giornata dedicata alla deposizione del dottor Michele Giuttari.


27 Giugno 1997:
Controesame per il dottor Michele Giuttari: prima l'avvocato Federico Bagattini, difensore del Faggi, poi l'avvocato Giangualberto Pepi, difensore di Vanni, interrogano il super-poliziotto.
A seguire rendono testiminanza Winnie Kristensen e Renzo Rontni, genitori di Pia. Winnie dichiara di avere la certezza di aver visto più di una volta il Vanni a Vicchio, pur non riuscendo a ricordare dove precisamente. Si dice sicura che tali incontri siano avvenuti prima della morte di Pia.
Renzo Rontini si dice sicuro di aver visto due o tre volte il Vanni aggirarsi all'esterno del bar dove lavorava Pia nei giorni precedenti all'omicidio.


30 Giugno 1997:
Il primo a rendere testimonianza in questa giornata d'udienza è l'ultrasettantenne, analfabeta, Ennio De Pace, il quale in una grottesca deposizione in cui parla confusamente di essere stato pedinato e di aver visto cose indicibili, dichiara di aver incontrato il Pacciani nella piazzola degli Scopeti all'alba di lunedì 9 settembre 1985 (giorno in cui alle 15 verranno scoperti i casaveri dei francesi). In quell'occasione il De Pace avrebbe apostrofato il Pacciani con: "Ciuccio, bestia, saluta!"). Nel prosieguo della deposizione, il teste dichiara confusamente di aver visto agli Scopeti anche il Lotti, il quale tentava di coprirsi con un giornale, ma non si capisce in quale occasione sia avvenuto questo avvistamento; questa parte di testimonianza richiama alla mente quella del giorno prima del Rontini a proposito del Vanni. La sensazione è che De Pace spari a caso, prendendo spunto da altri dichiarazioni ascoltate in precedenza. Lo stesso Canessa giudica inattendibile il De Pace, chiedendo venga valutato il suo stato di salute dopo alcune malattie che l'hanno colpito recentemente. Il contro-interrogatorio dell'avvocato Pepi mette ancor più in evidenza le contraddizioni del De Pace.
Seguono le deposizioni dei coniugi Marcella De Faveri e Vittorio Chiarappa, i quali il pomeriggio della domenica 8 settembre 1985 erano stati ospiti nella villa dei Rufo, di fronte alla piazzola degli Scopeti, e dichiarano che dalle tre del pomeriggio alle otto di sera all'ingresso della piazzola era parcheggiata un'automobile color rosso sbiadito con il retro tronco (descrizione che ricorda la macchina del Lotti). Accanto alla vettura vi sarebbero stati due uomini che guardavano verso la piazzola.
Segue la deposizione di Valeriano Raspolini, il quale riferisce de relato l'episodio capitato alla sua amica Sharon Stepman (per maggiori dettagli vedasi udienza del 7 luglio 1997).
Infine è la volta dell'interessante deposizione di Sabrina Carmignani, la quale - come già visto - era stata nella piazzola degli Scopeti il pomeriggio di domenica 8 settembre 1985. La Carmignani parla di una tenda malandata, delle presenza di mosche nella piazzola e di un cattivo odore nei dintorni, come di putrefazione. È durante questa testimonianza che l'avvocato Colao fa involontariamente intendere che la Carmignani potrebbe essere stata in precedenza spinta a rilasciare dichiarazioni non veritiere su un eventuale incontro col Vanni nella piazzola (vedasi capitolo dedicato a Mario Vanni).


1 Luglio 1997:
Rendono testimonianza nell'ordine:
James Taylor e Luisa Gracili, i quali nel 1985 erano fidanzati. I due dicharano che la notte fra domenica 8 settembre e lunedì 9 settembre fra le 00:15 e le 00:45 transitavano su via degli Scopeti, notando un assembramento di persone nella piazzola e un'automobile FIAT 131 parcheggiata all'imbocco della stessa. Secondo il Taylor la vettura era di colore argento, secondo la Gracili di colore bianco. Risulta semplice pensare che, secondo l'Accusa, tale automobile sarebbe appartenuta al Faggi.
Giovanni Battista Zanieri, orefice di San Casciano, il quale dichiara che nei giorni successivi all'omicidio nel bar in piazza dell'Orologio si vociferava che Giancarlo Lotti fosse passato dalla piazzola degli Scopeti la sera dell'omicidio. Lo Zanieri non ricorda chi avesse messo in giro questa voci e parla genericamente di dicerie di paese.
Aldo Nesi, proprietario di un'armeria a San Casciano, dichiara che agli inizi degli anni '90 (periodo dunque orientativamente coicindente con la presunta lettera scritta dal carcere da Pacciani al Vanni), il Vanni stesso più volte aveva provato (senza successo) ad acquistare una pistola nel suo negozio.


3 Luglio 1997:
Deposizioni di grande importanza in questa giornata d'udienza. Nell'ordine abbiamo:
Gabriella Ghiribelli, ex testimone gamma al processo d'appello contro Pacciani. La sua lunga deposizione è tesa oltre a dare un quadro generale dei personaggi che frequentavano casa di Salvatore Indovino in via di Faltignano, anche a collocare Giancarlo Lotti nella piazzola degli Scopeti la sera di domenica 8 settembre 1985, all'epoca ritenuta la data dell'omicidio. La Ghiribelli dichiara che quella sera era passata in automobile da via degli Scopeti con il Galli e aveva notato l'automobile Fiat 128 rossa del Lotti.
Norberto Galli, ex testimone delta al processo d'appello contro Pacciani. Conferma che la sera di domenica 8 settembre 1985 passò con la Ghiribelli da via degli Scopeti, ma non è in grado di confermare la presenza della tenda dei francesci, né tanto meno la presenza della macchina del Lotti all'imbocco della piazzola. Galli precisa che la Ghiribelli è un'alcolista di lungo corso, secondo lui non eccessivamente attendibile.
Il dottor Fausto Vinci, responsabile della Sezione Omicidi della squadra Mobile di Firenze, il quale rende testimonianza a proposito dell'automobile FIAT 128 di Giancarlo Lotti. Il Vinci dichiara che tale vettura (immatricolata per la prima volta nel 1972) era stata di proprietà del Lotti dal 16 febbraio 1983 fino al 19 marzo 1986. Si vedrà poi che la data del 19 marzo 1986 era quella in cui l'automobile era stata rottamata, ma già da qualche mese non circolava più.
Filippa Nicoletti, prostituta, compagna e convivente di Salvatore Indovino nonché amante del Lotti. La donna rende testimonianza a proposito dei frequentatori di via Faltignano e dei suoi rapporti con lo stesso Lotti: a questo proposito la Nicoletti parla anche della loro visita alla Boschetta, la piazzola di Vicchio dove erano stati uccisi Sefanacci e Rontini. Secondo la Nicoletti a quei tempi sia lei che Lotti erano spesso ubriachi, dunque si mettevano in macchina e si spostavano senza meta per la provincia fiorentina.


4 Luglio 1997:
Parte col botto questa giornata d'udienza. Il primo a rendere testimonianza è Lorenzo Nesi, che parla dei suoi rapporti di intima amicizia con Mario Vanni, della frequentazioni da parte di entrambi di prostitute fiorentina (compresa la Gina Manfredi), della lettera che Pacciani avrebbe scritto a Vanni dal carcere.
Seguono le testimonianze di Andrea Caini e Tiziana Martelli, i quali poco prima di mezzanotte di domenica 29 luglio 1984 si fermarono a una fonte a fare rifornimeto d'acqua, non lontana dalla piazzola in cui poco prima era stata uccisa la coppia Stefanacci-Rontini. Mentre erano fermi presso la fonte videro passare due automobili ad alta velocità, praticamente attaccate l'una all'altra, la seconda delle quali viaggiava con le sole luci di posizioni accese. Le automobili, guidate non da ragazzi ma da persone di una certa età, sollevavano un gran polverone sulla strada non asfaltata.
Seguono nell'ordine le deposizioni di: Pietro Pasquini, che il giorno dopo il duplice omicidio del 1984, aveva trovato tracce presumibilmente di sangue sul greto del fiume Sieve. Le tracce sembravano provenire dal luogo del delitto.
Luciano Bartolini, che aveva accompagnato il Pasquini a fare la denuncia dai carabinieri dopo il rinvenimento dele tracce ematiche.
Renzo Rontini, padre di Pia, che conferma i racconti del Pasquini e del Bartolini.


7 Luglio 1997:
Sono chiamati a rendere testimonianza:
Sharon Stepman, che la sera dell'8 settembre 1985 aveva percorso via degli Scopeti e aveva notato un'automobile proveniente da uno spiazzo o da una stradina laterale immettersi sulla via principale. Alla vista della vettura della Stepman che sopraggiungeva, tale automobile aveva spento le luci e fatto retromarcia per non essere vista.
Maria Grazia Frigo, che in una lunghissima deposizione dichiara nell'ordine:
di essere stata ospite, la sera dell'omicidio Stefanacci-Rontini, in una casa molto vicina al luogo dell'omicidio;
di aver sentito dei rumori che in seguito avrebbe ricollegato a colpi d'arma da fuoco verso le dieci e trenta della sera;
di aver incrociato in prossimità del luogo del delitto, al rientro verso la sua abitazione attorno a mezzanotte, un'automobile bianca che procedeva a forte velocità e che solo all'ultimo istante tale vettura ha evitato l'impatto con la loro automobile;
di aver incrociato un 200 o 300 metri dopo un'automobile di color rosso sbiadito che procedeva tranquillamente e che si dirigeva verso l'abitazione di un contadino della zona;
di aver riconosciuto molti anni dopo nell'uomo che guidava l'automobile bianca il volto di Pietro Pacciani;
di aver riconosciuto molti anni dopo nell'uomo che guidava l'automobile rossa il volto di Giancarlo Lotti; si noti bene che la Frigo non vide chi guidava l'automobile rossa la sera dell'omicidio, ma a distanza di una settimana dall'avvistamento vide alla guida della stessa automobile un uomo che poi anni dopo avrebbe riconosciuto come il Lotti.
La deposizione della Frigo ha sin da subito presentato molti problemi di attendibilità. Durante le sue segnalazioni telefoniche e dal vivo in Procura, avvenute nel corso degli anni, la Frigo si ad esempio è più volta contraddetta sui colori delle vetture che aveva incrociato; lo stesso riconoscimento del Lotti presenta più di un dubbio. La Frigo non verrà giudicata attendibile durante la stesura della sentenza.
Giampaolo Bertaccini, marito di Maria Grazia Frigo. L'uomo conferma il racconto della moglie, ammettendo però di non aver mai visto in viso colui che guidava l'automobile bianca perché impegnato a manovrare la leva per azionare le sospensioni della sua Citroen.
Mauro Poggiali, abitante di Vicchio e frequentatore del bar La Nuova Spiaggia, dove lavorara Pia Rontini. Costui aveva talvolta accompagnato a casa la Rontini quando staccava la sera tardi dal proprio turno di lavoro. In un paio di queste occasioni il Poggiali rivela di aver avuto l'impressione di essere stato seguito da un'automobile. Alla visione delle fotografie della 128 rossa del Lotti, il Poggiali dichiara che avrebbe pouto essere la stessa automobile.
Fabio Badii, amico del Poggiali, il quale somamriamente conferma di aver sentito dire da Mauro che la sua automobile era stata seguita da qualcuno quando aveva accompagnato la Rontini a casa, ma di non aver mai dato peso a questo particolare.


8 Luglio 1997:
Sono chiamati a rendere testimonianza, nell'ordine:
Paolo Santoni, detenuto per spaccio di droga, dichiara di aver visto ai tempi dell'omicidio del 1984 il Vanni a Vicchio dalle parti del bar "La Nuova Spiaggia" e nella piazza del paese. Trattasi di una deposizione che comunque lascia più di un dubbio fra le parti processuali, dando l'impressione che il test faccia tali dichiarazioni esclusivamente per ottenere dei benefici in carcere. Non verrà infatti tenuta in considerazione.
Walter Ricci, impiegato di banca sancascianese, testimonia a proposito della sua conoscenza col Vanni, delle frequentazioni di quest'ultimo con le prostitute fiorentine, della conoscenza con l'avvocato Corsi e con tutti gli avventori del bar nella piazza principale del paese. Parla anche della conoscenza del Vanni col Pacciani e di come il postino avesse più volte riferito che Pacciani possedeva un cosiddetto "pistolone". Infine parla della famosa lettera che il Vanni avrebbe ricevuto dal Pacciani.
Laura Mazzei, moglie del Ricci e parente del Vanni, le sue dichiarazioni sono grosso modo in linea con quelle del marito.
Teresa Nenci Buzzichini, residente della parti di via di Giogoli, non lontana dal luogo dell'omicidio del 1983, dichiara che il camper dei tedeschi alloggiava sulla piazzola dell'omicidio già da parecchi giorni prima dell'omicidio. Come visto nel relativo capitolo, questa testimonianza contrasta però con gli accertamenti condotti sugli spostamenti dei due ragazzi tedeschi, partiti da Monaco il 7 settembre 1983.
Edmondo Bianchi, proprietaro della casa in cui avevano passato la serata del 29 luglio 1984 i coniugi Bertaccini e Frigo. Pur non avendo ricordi precisi, l'uomo sembra confermare grosso modo il racconto della Frigo.
Roberto Bini, proprietario del bar "La Nuova Spiaggia" presso cui aveva lavorato Pia Rontini nel mese di luglio del 1984. L'uomo dichiara che Pia era solita fare l'ultimo turno al bar e che quando staccava, se non era accompagnata dal padre o non aveva il proprio motorino, lui si adoperava affinché qualcuno la accompagnasse a casa.
Bini inoltre dichiara che la sera dell'omicidio la Rontini aveva scambiato il proprio turno con la collega Manuela Bazzi, anche se su questo punto non c'è molta chiarezza fra le varie testimonianze rese durante gli interrogatori e quelle rese in sede dibattimentale.
Manuela Bazzi, collega di Pia presso il bar "La Nuova Spiaggia". La donna dichiara che la sera dell'omicidio aveva scambiato il turno con Pia su richiesta della stessa. A suo dire, infatti, Pia quella sera doveva andare a cena fuori con il proprio ragazzo. Questa testimonianza stride fortemente con quanto dichiarato dalla mamma di Pia circa la poca voglia che aveva la ragazza di uscire dopo il proprio turno di lavoro.
La Bazzi inoltre dichiara di non essere a conoscenza del fatto che Pia fosse stata importunata da qualcuno all'interno del bar, né ha ricordi di situazioni particolari verificatesi nel bar con qualcuno degli avventori. Parla sommariamente di solite situazioni che si creano fra clienti e bariste. Anche questa testimonianza stride con quanto dichiarerà la Bazzi anni dopo circa il cosiddetto "Uomo del Mugello".
Infine la Bazzi dichiara su domanda del PM di non aver ricordi di aver mai visto Vanni a Vicchio nei giorni precedenti all'omicidio.
Dario Pampaloni, di professione pastore, portava a pascolare il proprio gregge alla Boschetta. Dichiara che in quel luogo erano diverse le coppie che erano solite appartarsi.


10 Luglio 1997:
Sono chiamati a rendere testimonianza, nell'ordine:
Rossella Parisi e Giampaolo Tozzini, la coppia di Calenzano che la sera del 22 ottobre 1981 aveva incrociato sul ponte sul fiume della Marina un'automobile che proveniva verosimilmente dalla zona del delitto a forte velocità. Per evitare l'impatto con tale vettura, il Tozzini era stato costretto a salire con la sua automobile sul marciapiede. In seguito a questo incontro, fu realizzato il celebre identikit ritraente l'ipotetico Mostro di Firenze. Viene accertato in dibattimento che l'uomo alla guida dell'automobile appariva sconvolto, che poteva provenire (ma non necessariamente) dalla zona del delitto distante poche centinaia di metri e che poteva essere anche un guardone sconvolto dall'aver assistito all'omicidio. Di fronte alle domande del PM, i due coniugi non riconoscono nel Giovanni Faggi l'uomo alla guida dell'automobile, pur rimarcando una buona somiglianza.
Tiziano Giugni e Stefano Giugni, figli di un amico del Faggi, chiamati a testimoniare sui rapporti che intercorrevano fra il proprio padre e l'imputato. Entrambi smentiscono di esser stati presenti al primo incontro fra il Faggi e Pacciani in un ristorante di Scarperia dopo una mattinata di pesca.
La signora Maria Grazia Patierno, che ha frequentato saltuariamente con il suo compagno dell'epoca Luciano Paradiso la casa di Salvatore Indovino fra il 1984 e il 1985. Chiamata a testimoniare perché quando fu ascoltata dalla polizia aveva dichiarato di aver visto nell'alimentari del signor Ezio Pestelli in via Scopeti 36/38 (dalle parti di via Faltignano) il Faggi. In sede processuale il suo riconoscimento non sembra tuttavia affato certo.
Luciano Malatesta, figlio di Renato Malatesta e Maria Antonietta Sperduto, il quale conferma quanto già dichiarato in sede di Processo a Pietro Pacciani: parla della relazione fra sua mamma e il Vanni, del fatto che il padre venisse spesso picchiato da Pacciani e avesse più volte tentato il suicidio. Per quanto riguarda le nuove dichiarazioni, parla di un'automobile targata Gorizia spesso parcheggiata davanti casa degli Indovino (la 128 del Lotti era inizialmente targata Gorizia) e di un uomo elegante su un'automibile berlina che nei primissimi anni '80 passava spesso davanti casa loro con l'intento di curiosare se non proprio spiare cosa avvenisse all'interno. Riconosce in quest'uomo l'imputato Giovanni Faggi.
Gina Cencin, vicina di casa dei Malatesta prima che questi si trasferissero in via Faltignano. Anche lei conferma quanto già dichiarato in sede di Processo a Pietro Pacciani. Anche lei afferma di aver visto l'imputato Faggi aggirarsi con Pacciani e Vanni dalle parti di San Casciano.


14 Luglio 1997:
Anche questa è una giornata dibattimentale dalle importanti deposizioni. Rendono testimonianza:
Paolo Vanni, nipote di Mario Vanni, chiamato a testimoniare sui suoi rapporti con lo zio e sull'eventuale frequentazione di Mario con l'avvocato Corsi.
La signora Francesca Bartalesi, nipote di Mario Vanni, chiamata anch'ella a testimoniare sui suoi rapporti con lo zio e sulle frequentazione che sua sorella Alessandra aveva col Vanni e col Lotti.
La signora Alessandra Bartalesi, sorella maggiore di Francesca, che aveva intrattenuto un forte rapporto di amiciza con il Vanni e con il Lotti nell'estate del 1995. Tale testimonianza è particolarmente importante ai fini processuali e della narrazione mostrologica degli eventi. Fra le altre cose la Bartalesi riferisce della forte disponibilità economica del Vanni in quel periodo, dell'impotenza del Lotti, del mancato prestito del Vanni al Lotti mal digerito da quest'ultimo. Infine riferisce la famosa frase del Lotti: "Quando sei con me il mostro non c'è".
Giovanni Bonechi, ex muratore che aveva conosciuto il Lotti fin da bambino, chiamato a testimoniare sull'eventuale omosessualità del Lotti. Il Bonechi in udienza dichiara di non sapere nulla dell'argomento, ma gli viene subito contestato dal PM che negli interrogatori precedenti aveva riferito che sin dagli anni '80 a San Casciano si diceva che Lotti fosse omosessuale di tipo passivo (ovviamente i termini usati dal Bonechi furono ben altri, NdA).
Fabrizio Butini, l'uomo che - stando alla confessione del Lotti - si sarebbe intrattenuto in atteggiamenti intimi con lui in automobile. Pacciani li avrebbe scoperti e avrebbe minacciato il Lotti di divulgare a tutti la sua omosessualità se non avesse accettato di partecipare al duplice omicidio di Giogoli (1983). Interrogato il merito, Butini smentisce tutti dichiarando non solo di non essersi mai intrattenuto in rapporti intimi con Lotti, ma di aver conosciuto e frequentato il Lotti addirittura negli anni '90, molti anni dopo il duplice omicidio di Giogoli.
Vincenzo Siracusa, carabiniere che nel 1984 era di stanza a Borgo San Lorenzo, chiamato a testimoniare relativamente alle indagini condotte sulle pietre rivenute sulle sponde del fiume Sieve che presentavano macchie di tipo ematico. Il teste dichiara di non avere ricordanze in merito e di non aver partecipato a tali sopralluoghi.


18 Luglio 1997:
Ultima giornata d'udienza prima della lunga pausa estiva. Si presentano a deporre sul banco dei testimoni rispettivamente:
Ingrid Von Pflugk Harttung, amica danese di Pia Rontini, che riferisce delle preoccupazioni che la Pia le aveva esternato telefonicamente nei giorni immediatamente precedenti all'omicidio. Stando al racconto della Ingrid, la giovane Rontini era impaurita da alcuni frequentatori anziani del bar in cui lavorava. Da segnalare che la Ingrid ha raccontato per la prima volta questi particolari esclusivamente dopo le indagini sui Compagni di Merende. Invitata dagli avvocati difensore a fornirne motivazione, la donna risponde che in precedenza non riteneva fossero importanti. Abbiamo già espresso nel capitolo dedicato a La Boschetta le perplessità su tale testimonianza.
Heinz Diether Von Pflugk Harttung marito della Ingrid, chiamato a confermare la deposizione di sua moglie.
Salvatore Risi, carabiniere che nel 1984 era di stanza a Borgo San Lorenzo, chiamato a testimoniare relativamente alle indagini condotte sulle pietre rivenute sulle sponde del fiume Sieve che presentavano macchie di tipo ematico. Il teste dichiara che all'epoca svolgeva la funzione di semplice autista e dunque di aver soltanto accompagnato il maresciallo Lamuratta in loco a svolgere indagini. Non ha contezza dell'esito delle stesse.
Successivamente prende la parola l'avvocato Giangualberto Pepi, difensore del Vanni, per chiedere ancora una volta la scarcerazione del suo assistito e la concessione degli arresti domiciliari come nuova misura cautelare.
Pronta replica del Pubblico Ministero Paolo Canessa, secondo cui non ci sono le condizioni per dare al Vanni gli arresti domiciliari.
Il giudice si riserva di prendere una decisione e augura a tutti buone vacanze. Al termine, la registrazione non viene spenta e viene colto il breve dialogo fra Canessa e Pepi, riportato in precedenza, sulla misure cautelari adottate nei confronti del Lotti.


30 Settembre 1997:
Al ritorno dalla lunga pausa estiva si apprende sia che al Vanni sono stati negati gli arresti domiciliari come era stato richiesto dalla difesa in data 18 luglio, sia che l'avvocato Nino Filastò ha ripreso il ruolo di difensore del Vanni, al fianco dell'avvocato Pepi. Da questa data in poi, Filastò prenderà in mano le redini difensive del postino di Montefiridolfi, dettando la strategia e conducendo in prima persona gli interrogatori.
Seguono le testimonianze del dottor Fausto Vinci, dirigente della Squadra Mobile di Firenze, incaricato di svolgere accertamenti patrimoniali su Mario Vanni, e dell'ispettore di polizia Ugo Nativi, incaricato dal dottor Vinci di svolgere accertamenti patrimoniali su Pietro Pacciani.
È il turno poi dei professori Ugo Fornari (psichiatra e professore di psichiatria forense all'università di Torino) e Marco Lagazzi (medico specialista in psicologia e professore all'università di Genova), consulenti tecnici del PM, chiamati a esporre le proprie relazioni, una relativa al profilo psicologico ed eventuali malattie del Lotti, l'altra relativa alle capacità di rendere testimonianza del Pucci.


4 Ottobre 1997:
Il giudice Federico Lombardi comunica in apertura d'udienza che l'avvocato Giangualberto Pepi ha fatto pervenire un'istanza di rinuncia all'incarico di difensore del Vanni, lasciando di fatto tutto nelle mani dell'avvocato Filastò.
Successivamente siedono sul banco dei testimoni:
Paola Fanfani, cognata di Fernando Pucci, moglie del fratello Valdemaro, chiamata a testimoniare sui rapporti fra Fernando e Giancarlo Lotti. In questa occasione la signora Fanfani rivela che il 13 febbraio 1996, dopo essere stato ascoltato dalla polizia, il Pucci rivelò pure a lei e a suo marito di aver assistito al delitto degli Scopeti e fece i nomi di Pacciani e Vanni come autori del duplice omicidio.
Marisa Pucci, sorella di Fernando, chiamata a raccontare alla Corte dell'infanzia di Fernando, della morte dei suoi genitori, dei suoi problemi di salute e dei rapporti con Lotti.
Arturo Minoliti, maresciallo dei carabinieri e comandante della Stazione di San Casciano Val di Pesa, chiamato a testimoniare sulle informazioni raccolte circa un'eventuale omosessualità del Lotti. Il maresciallo dichiara di non aver raccolto informazioni chiare e attendibili in un senso o nell'altro. Riguardo il Butini dichiara che l'uomo era fatto spesso oggetto di scherno da parte di alcuni concitaddini per una presunta omosessualità, ma di non essere in grado di affermare cosa ci fosse di vero dietro questi "atteggiamenti scherzosi".
Paolo Faggioli, cittadino di San Casciano e conoscente del Butini, uno di quelli che era solito schernire il Butini chiamandolo "finocchio". Il Faggioli dichiara di non aver mai ritenuto il Butini omosessuale e che gli appellativi a lui rivolti erano frutto solo di uno scherzo.
Mario Marchi, proprietario del bar Sport a San Casciano, frequentato assiduamente dal Vanni, dal Lotti, dal Butini. Come il Faggioli, anche il Marchi dichiara di non ritenere il Butini omosessuale e di ritenere gli epiteti a lui rivolti semplici sfottò di paese.
Simone Bandinelli, barista del bar Sport, si allinea alle dichiarazioni precedenti sia sul Lotti che sul Butini.
Gherardo Gherardi, proprietario di un negozio di ottica a San Casciano e avventore abituale del bar Sport, anche lui conferma le precedenti deposizioni.


6 Ottobre 1997:
È il giorno della lunghissima, estenuante ed estremamente controversa deposizione di Fernando Pucci. Numerosi gli scontri in aula, in special modo fra Filastò e Canessa e fra Filastò e il giudice Lombardi. L'avvocato di Vanni lamenta esplicitamente il modo - a suo dire - poco ortodosso con cui viene condotto l'interrogario.
Segue la deposizione del fratello di Fernando, Valdemaro Pucci, chiamato soprattutto a parlare dei rapporti fra Pucci e Lotti.


8 Ottobre 1997:
Giornata dedicata alla difesa del Faggi che produce in aula i seguenti testimoni:
Stefania Faggi, figlia di Giovanni;
Stefano Fiorucci, gommista di Calenzano;
Alessandro Azzini, genero e proprietario di un'officina meccanica presso cui si rivolgeva il Faggi;
Rosetta Faggi, altra figlia del Faggi.
Tutte le testimonianze concordano sullo stile di vita morigerato e assolutamente lontano da qualsiasi sospetto condotto dall'imputato. Inoltre tutti i teste riferiscono delle automobile possedute nel corso degli anni dal faggi.


10 Ottobre 1997:
È la giornata della deposizione di Giovanni Calamosca, il quale parla della sua conoscenza con Francesco Vinci e delle dichiarazioni che lo stesso gli fece a proposito del delitto del 1968 (omicidio commesso da lui e dal Mele). Riferisce inoltre del rapporto fra Vinci e Milva Malatesta, figlia dell'amante del Pacciani (per maggiori dettagli vedasi il capitolo dedicato a Francesco Vinci).
Le dichiarazioni di Calamosca non risultano a priori incoerenti o poco credibili, come lo sono invece quelle dello Sgangarella, ma non risultano supportate da prove e sembrano più figlie di congetture e collegamenti del Calamosca stesso che non di vere e proprie rivelazioni. C'è da dire che dalla deposizione emerge che il Calamosca riconosce in foto la Malatesta come amante del Vinci, cosa che potrebbe far propendere per una certa attendibilità del Calamosca.
Nota Bene: Il Calamosca parla anche di una breve e superficiale conoscenza con il Pacciani in carcere a Sollicciano (quando questi fu arrestato nel 1987 per la violenza sulle figlie) e del Pacciani parla come di una delle persone più avare che avesse mai conosciuto. Parla inoltre di una altrettanto superficiale conoscenza con l'ergastolano Sgangarella sempre in carcere e di lui parla come una delle persone più odiose e repellenti che avesse mai conosciuto.
A questa segue la deposizione di Mario Betti che assunse per un breve periodo il Lotti nella sua ditta di costruzioni, dietro suggerimento di Valdemaro Pucci, il quale si era prodigato per aiutare l'amico del fratello Fernando.


20 Ottobre 1997:
Rendono testimonianza in questa giornata d'udienza don Danilo Cubattoli e Giuseppe Sgangarella.
Il famoso don Cuba è il cappellano del carcere prima delle Murate e poi di Sollicciano. Ha conosciuto Francesco Vinci durante il suo arresto fra il 1982 e il 1984 e di lui parla come di un duro che però si disperava perché era accusato di delitti che non aveva mai commesso. Dom Cuba conosciuto anche Pacciani dopo l'arresto per la violenza alla figlie nel 1987 e di lui parla come di una persona che si professava innocente ma che - a personalissimo parere del prete - poteva effettivamente sapere qualcosa sulla vicenda del Mostro. Ha conosciuto anche lo Sgangarella e di lui parla come di un povero ragazzo che aveva fatto del male e che - lascia intendere il prete - cercava in qualche modo di trarre benefici dall'aver conosciuto due dei personaggi principali coinvolti nella vicenda del Mostro.
Sensazione confermata durante la deposione dello stesso Sgangarella, il quale dà chiaramente l'idea di esser lì solo per trarre qualche vantaggio dalla situazione (vedasi il capitolo dedicato Francesco Vinci).
Sgangarella racconta cose cui si fa fatica a credere, ad esempio che Francesco Vinci gli avrebbe raccontato tutta la verità sulla vicenda del MdF in un unico giorno trascorso con lui al centro clinico penitenziario (i due non si erano mai visti prima e non si sarebbero mai visti dopo) oppure che in carcere Pacciani desse in escandescenza ogni volta che qualcuno gli parlava di Dio, dimostrandosi per questo un satanista convinto. Lo Sgangarella parla anche di una casa che Pacciani gli avrebbe promesso, ma anche su questo punto risulta poco credibile e soprattutto poco chiaro durante la deposizione.


24 Ottobre 1997:
Si siedono sul banco dei testimoni rispettivamente:
Angelo Randellini, ingegnere per le Ferrovie dello Stato, chiamato dall'avvocato Luca Santoni Franchetti a testimoniare sugli orari delle chiusure dei passaggi a livello siti in prossimità di Vicchio nel luglio del 1984.
Dino Salvini, all'epoca del delitto dell'ottobre 1981 comandante della stazione dei carabinieri di Calenzano, già ascoltato durante il Processo Pacciani e chiamato a confermare quanto dichiarato nel precedente dibattimento. Salvini stupisce le parti processuali fornendo un'inedita versione relativa all'identikit del presunto killer eseguito dopo il duplice omicidio di Travalle. Rivela infatti per la prima volta che, a sua memoria, tale identikit non fu ricavato solo dalla testimonianza dei signori Tozzini e Parisi, ma anche sulla base della testimonianza di un'altra coppia che, appartata in automobile in un luogo non lontano da quello del delitto, aveva visto presumibilmente la stessa persona icrociata da Tozzini e Parisi, che si muoveva tra i campi a piedi.
Ovviamente le parti processuali si dicono d'accordo nell'indagare più a fondo su queste inedite rivelazioni.
Francesco Messina, agente dei carabinieri di Borgo San Lorenzo, in servizio notturno dalle 20.00 alle 08.00 presso la propria caserma la notte del duplice omicidio di Vicchio. Fu colui che ricevette la telefonata dell'anonimo "fornaio Farini" che segnalava un incidente stradale sulla Sagginalese.
Baldo Bardazzi, proprietario del bar "La Torre" a Borgo San Lorenzo, già ascoltato in occasione del Processo Pacciani. Bardazzi conferma quanto già dichiarato in precedenza riguardo a un uomo che sembrava seguire e nutrire astio verso una coppia che lui avrebbe successivamente identificato come le vittime dell'omicidio del 1984.


28 Ottobre 1997:
Giornata interamente dedicata alle forze dell'ordine che hanno effettuato sopralluoghi negli omicidi di Calenzano, Baccaiano, Giogoli, Vicchio e Scopeti. Tutti già ascoltati in occasione del Processo Pacciani. Giungono in aula a rendere testimonianza nell'ordine:
Claudio Valente, nel 1981 agente della polizia scientifica, chiamato a testimoniare in merito ai rilevamente da lui effettuati sulla scena del crimine commesso alle Bartoline. Dichiara di non sapere nulla delle dichiarazione del maresciallo Salvini relative all'identikit del presunto MdF.
Silvio Ghiselli, nel 1982 capitano dei carabinieri e comandante della stazione di Signa, uno dei primi ad arrivare sul luogo del duplice delitto di Baccaiano.
Giuseppe Storchi, maresciallo dei carabinieri, nel 1983 comandante della Stazione di Firenze Galluzzo, chiamato a descrivere la scena del crimine del delitto di Giogoli.
Michele Polito, maresciallo dei carabinieri, nel 1984 comandante della stazione dei carabinieri di Vicchio, chiamato a testimoniare sulla scena del crimine di Vicchio.
Emanuele Sticchi, all'epoca comandante della stazione dei carabinieri di Pontassieve, chiamato a testimoniare sempre sul duplice omicidio di Vicchio.
Giovanni Autorino, ispettore della Polizia Scientifica, rilascia con la consueta precisione e puntualità una lunga deposizione sui rilievi effettuati sulle scene del crimine di Giogoli, Vicchio e Scopeti.


30 Ottobre 1997:
Udienza in cui viene ascoltato un unico testimone, il maresciallo Angelo Diotiaiuti del nucleo operativo di Firenze, incaricato dal PM Canessa di svolgere indagini per chiarire i dubbi aperti dalla testimonianza in data 24 ottobre del maresciallo Dino Salvini sul famoso identikit di Calenzano. Il maresciallo Diotiaiuti conferma che agli atti risulta che l'identikit di Calenzano è stato tracciato sulla base della testimonianza di un'unica coppia (Parisi e Tozzini) e dunque che il ricordo del Salvini è fallace.


31 Ottobre 1997:
Giornata d'udienza in cui siedono sul banco dei testimoni rispettivamente:
Piero Becherini, amico di Claudio Stefanacci, il primo ad arrivare sul luogo del delitto alla Boschetta, dopo che lo stesso era stato commesso. Becherini dichiara di avere visto talvolta la Panda celestina di Claudio bazzicare la piazzola della Boschetta, dunque aveva inteso, durante le ricerche della coppia, controllare quel luogo. Becherini vi giunse a tarda notte, notò la Panda da cui non proveniva alcun segno di vita, provò a chiamare ad alta voce la coppia, ma il luogo era estremamente buio e non ebbe il coraggio di avvicinarsi, limitandosi dunque ad andare a chiamare i soccorsi.
Giovanni Carminati, nipote di Pietro Pacciani, che lavorò presso il bar "La Nuova Spiaggia" poco dopo la morte di Pia Rontini.


6 Novembre 1997:
Interessante giornata, interamente dedicata alla deposizione dei medici legali che hanno eseguito i rilievi sui cadaveri delle vittime del MdF per il delitti di Calenzano, Giogoli, Baccaiano, Vicchio e Scopeti.
I dottori chiamati a deporre sono: Mauro Maurri, Giovanni Marello, Riccardo Cagliesi Cingolani, Maria Grazia Cucurnia e Antonio Cafaro.
Durante queste deposizioni si parla fra le altre cose della possibilità che la Rontini possa aver gridato mentre veniva trascinata dal Pacciani verso il campo di erba medica dove poi venne mutilata (così come aveva dichiarato il Lotti) e sull'eventuale data del delitto degli Scopeti.


11 Novembre 1997:
Giornata d'udienza in cui siedono sul banco dei testimoni rispettivamente:
Giuseppe Fazzina, detenuto e vicino di cella del Pacciani, che in precedenza aveva dichiarato di aver ricevuto l'incarico dallo stesso Pacciani di ammazzare e mutilare una coppia con una Beretta calibro 22 che gli avrebbe fornito lui, al fine di scagionarlo dalle accuse di essere il MdF. Durante la sua deposizione il Fazzina ritratta le precedenti dichiarazioni, parvendo seriamente indispettito dal fatto che i benefici che aveva richiesto in cambio delle sue rivelazioni non gli erano stati concessi. Anche in questo caso appare da dibattimento un chiaro esempio di carcerato che aveva tentato di avere dei vantaggi millantando improbabili rivelazioni.
Massimo Fanni, ispettore della Squadra Mobile di Firenze, incaricato dalla Procura di condurre indagini sulla situazione patrimoniale di Mario Vanni.
Infine, don Fabrizio Poli, parroco presso la chiesa di San Donato a Chiesanuova, nella cui comunità ospitò Giancarlo Lotti fino ai primi di febbraio del 1996, quando poi il Lotti divenne un "pentito" e fu trasferito dalla Procura in località segreta.


13 Novembre 1997:
In questa giornata siedono sul banco dei testimoni:
Il dottor Mauro Maurri, convocato per effettuare una valutazione di compatibilità su alcuni coltelli che vengono presentati in aula, tra cui è presente quello sequestrato nella cucina del Vanni.
Giovanni Simpatia, graduato della polizia scientifica, autore materiale del famoso identikit realizzato dopo il delitto di Calenzano. Il Simpatia dichiara senza tema di smentita che tale identikit era stato eseguito esclusivamente sulla base delle deposizioni della coppia Tozzini e Parisi, mettendo di fatto la parola fine a qualsiasi speculazione sull'argomento.


27 Novembre 1997:
Udienza che si apre con la richiesta dell'avvocato Filastò di scarcerazione del Vanni. Segue la prima parte della lunghissima testimonianza dell'imputato reo confesso Giancarlo Lotti.


28 Novembre 1997:
Seconda giornata di udienza dedicata alla testimonianza di Giancarlo Lotti.


3 Dicembre 1997:
Terza giornata di udienza dedicata alla testimonianza di Giancarlo Lotti. Comincia il controesame dell'avvocato Filastò.


5 Dicembre 1997:
Quarta estenuante giornata di udienza dedicata alla testimonianza di Giancarlo Lotti.


9 Dicembre 1997:
Quinta giornata di udienza dedicata alla testimonianza di Giancarlo Lotti.


11 Dicembre 1997:
Sesta e ultima giornata dedicata alla deposizione del reo-confesso Giancarlo Lotti.
Segue quindi deposizione dell'imputato Alberto Corsi, il quale accetta di rispondere alle domande del PM, delle Parti e del proprio avvocato difensore.
Infine è la volta del dottor Carlo Nocentini, psicologo e psicoteraupeta che nel novembre del 1981 era stato incaricato dal Giudice Istruttore del Tribunale di Prato, dottor Palazzo, di redigere una perizia psichiatrica sull'autore degli omicidi. Nocentini commenta la sua perizia, parlando di un soggetto probabilmente affetto da sindrome paranoide e ponendo l'accento su un eventuale episodio traumatico avvenuto in età infantile, forse avente a che fare con la figura materna, che potrebbe aver scatenato l'odio del cosiddetto Mostro nei confronti delle donne.


12 Dicembre 1997:
Giornata dedicata ai testimoni dell'avvocato Filastò, difensore del Vanni. Vengono chiamati a deporre:
Luciano Calonaci, abitante di Cerbaia. L'uomo sostiene di aver visto la sera dell'omicidio di Bacciano, attono alle 21.30, un'automobile della polizia percorrere molto lentamente la strada davanti casa sua. Alla guida c'era un individuo sospetto che si guardava attorno come in cerca di qualcosa. Secondo Calonaci, quando l'uomo si accorse di essere ben illuminato dalle luci della festa di paese, cercò di nascondersi o quanto meno di pararsi il volto.
Come visto in occasione del capitolo dedicato a Baccaiano, in realtà il controinterrogatorio del PM Paolo Canessa mette in evidenza le contaddizioni della testimonianza del Calonaic. In special modo, quando Calonaci, il 10 Settembre 1985 (3 anni dopo l'omicidio di Baccaiano), andò a denunciare questo fatto, dichiarò di aver visto la macchina e il poliziotto il giorno prima dell'omicidio e non lo stesso giorno; la distanza fra casa del Calonaci e luogo del delitto era di circa 7 km, dunque non proprio vicinissimi; infine Calonaci non era neanche certissimo che quella da lui vista fosse una macchina della polizia.
Maria Grazia Vanni, sorella dell'imputato Mario Vanni e mamma di Alessandra Bartalesi. Una deposizione interessante questa perché fornisce uno spaccato di vita del Vanni e dell'Alessandra, pur senza ovviamente essere dirimente in un senso o nell'altro.


16 Dicembre 1997:
Giornata nuovamente dedicata ai testimoni dell'avvocato Filastò, difensore del Vanni. Vengono chiamati a deporre nell'ordine:
Lorenzo Allegranti, autista dell'ambulanza della Croce Verde che era intervenuta per soccorrere il Mainardi e la Migliorini, vittime del MdF a Baccaiano nel 1982. Allegranti parla dell'intervento effettuato la notte dell'omicidio (sostiene di aver estratto lui il Mainardi dalla vettura) e delle telefonate anonime ricevute dal presunto mostro nei giorni, nei mesi e addirittura negli anni successivi all'omicidio (vedasi capitolo dedicato al delitto di Baccaiano). La testimonianza dell'Allegranti verrà in parte smentita dai barellieri della sua ambulanza (i quali affermeranno che l'Allegranti non aveva avuto accesso all'interno dell'automobile del Mainardi). Anche per quanto riguarda le telefonate anonime, son sempre apparse più convincenti le rimostranze della Pubblica Accusa, piuttosto che le convinzioni dell'Allegranti (e del Filastò).
Carlo Nocentini, psicologo e psicoteraupeta, chiamato a completare la testimonianza dell'11 dicembre quando per esigenze di tempo era stato costretto a interromperla.
Giuseppe Zanetti, avvocato già ascoltato in occasione del Processo Pacciani. Ripete bene o male la stessa deposizione fornita in occasione del precedente processo: dichiara di aver incontrato durante i suoi allenamenti in biciletta per alcuni giorni consecutivi e immediatamente precedenti al delitto degli Scopeti un'atomobile Ford Fiesta parcheggiata nei pressi della piazzola. L'ultimo giorno, vicino a questa vettura, c'era un uomo piuttosto distinto che guardava in direzione della piazzola e che sicuramente non era il Pacciani.


17 Dicembre 1997:
Giornata quasi interamente dedicata ai testimoni dell'avvocato Zanobini, dinfensore del Corsi. Vengono chiamati a deporre nell'ordine:
Dante Fusi, chiamato a testimoniare sul grado di conoscenza fra Corsi e Vanni e sulle cene estive tenute a San Casciano cui partecipava parte degli abitanti.
Gino Cirri, amico di famiglia dell'avvocato Corsi e saltuariamente aiutante nel suo studio. Anche lui chiamato a deporre sul grado di conoscenza fra l'avvocato Corsi e il Vanni.
Giovacchino Leoncini, amico dell'avvocato Corsi, anche lui chiamato a deporre sulla conoscenza fra Vanni e Corsi e sulle cene estive sancascianesi.
Giuseppe Zanetti, chiamato nuovamente a deporre, questa volta dal PM Canessa che vuole contestargli alcune incongruenze fornite nella sua testimonianza del giorno prima.


19 Dicembre 1997:
Giornata densa di testimoni. Nell'ordine si presentano a deporre:
Concetta Bartalesi e Graziano Marini, una delle due coppie che per prima si era fermata a verificare cosa fosse successo all'automobile del Mainardi in occasione dell'omicidio di Bacciano.
Adriano Poggiarelli e Stefano Calamandrei, l'altra coppia (questa volta di amici) giunta per prima nella piazzola nel delitto.
Mario Di Lorenzo, proprietario del ristorante presso cui si erano fermati la Bartalesi e il Marini per chiamare i soccorsi. Al termine della telefonata il Di Lorenzo si era precipitato lui stesso sul luogo del delitto.
Silvano Gargalini, Marco Martini e Paolo Ciampi, i ragazzi, all'epoca minorenni, che prestavano servizio presso la Croce Verde di Monterspertoli e giunsero sul luogo del delitto a bordo dell'ambulanza guidata dall'Allegranti.
Tutte queste deposizioni non chiariscono definitivamente la posizione del corpo del Mainardi. Come ampiamente visto nei capitoli dedicati al duplice omicidio di Baccaiano, per le due coppie giunte per prime sul luogo, il Mainardi era davanti. Per i soccorritori era dietro. Per il Di Lorenzo era nell'incavo fra i due sedili anteriori con il busto completamente reclinato sul sedile posteriore.
Giuliano Ulivelli, marito della sorella del Mainardi, portato a testimoniare dall'avvocato di Parte Civile, Aldo Colao. L'Ulivelli racconta le vicende concitate vissute la notte del duplice omicidio. Inoltre parla delle condizione dell'automobile di Paolo, da lui vista diverso tempo dopo il delitto che presentava vistose colature di sangue nel pannello dello sportello anteriore sinistro (quello del conducente), lì dove scorre il finestrino. La testimonianza di Ulivelli porta indubbiamente ad ipotizzare che Paolo fosse seduto sul sedile anteriore. Per maggiori dettagli, si veda il capitolo Mostrologia a Baccaiano.
Don Renzo Polidori, parroco di San casciano, testimone della difesa. Il prete parla della sua conoscenza del Vanni, da lui definito persona piuttosto credente ed ottimo cittadno.
Piero Ciappi, medico di famiglia del Vanni, testimone della difesa. Riferisce sommariamente delle condizioni di salute della moglie del Vanni.
Francesca Bartalesi, nipote di Mario Vanni e sorella minore dell'Alessandra, viene ascoltata nuovamente come testimone della difesa.
Alessandra Bartalesi, nipote di Mario Vanni, anche lei viene ascoltata nuovamente come testimone della difesa. Sia lei che la sorella non aggiungono nulla di nuovo al quadro rispetto a quanto già detto nelle deposizioni del 14 luglio. Tuttavia queste due nuovi deposizioni si sono rese necessarie per permettere all'avvocato Filastò (all'epoca dimessosi dal ruolo di difensore del Vanni) di poterle ascoltare e interrogare.
Anna Bandinelli, cuoca alla festa dell'Unità a Cerbaia nel settembre del 1985. Viene portata a deporre dall'avvocato Filastò sull'eventuale avvistamento della coppia francese alla suddetta festa. In realtà la signora dichiara di non sapere nulla a riguardo, poiché dalla cucina non era possibile vedere gli avventori.
Marcello Fantoni, omonimo del Fantoni meccanico che aveva testimoniato al Proceso Pacciani. Costui era stato volontario alla festa dell'Unità di Cerbaia, addetto a servire ai tavoli. Dichiara di aver servito la coppia francese uccisa agli Scopeti e di averli riconosciuti dopo l'omicidio, avendo visto la loro foto sui giornali. Abbiamo già parlato nel capitolo dedicato agli Scopeti di una possibile fallacità di questa testimonianza.
Massimiliano Malanchi, volontario alla festa dell'Unictà di Cerbaia, era l'addetto al bar. Non ha visto i francesi alla festa, non è in grado di avvalorare o meno la deposizione precedente del Fantoni.
Angelo Cantini, volontario alla festa dell'Unictà di Cerbaia, addetto alla cottura della carne alla brace. Afferma di avere pochi ricordi di quanto avvenuto oltre dieci anni prima, così durante la sua deposizione viene letto il verbale d'interrogatorio risalente al settembre 1985. In tale verbale il Cantini affermava di aver visto i due ragazzi francesi alla festa dell'Unità la sera del venerdì, di averli riconosciuti dalle foto pubblicate sui giornali dopo il duplice omicidio e di aver notato che la ragazza delle foto aveva i capelli più corti rispetto a quella che aveva incontrato, particolare questo coerente con l'effettivo taglio di capelli che la Mauriot portava in quel settembre del 1985. Da notare però che in tale verbale è scritto che l'incontro era avvenuto venerdì 7 settembre, quando invece venerdì era il 6 settembre. Resta dunque il dubbio se i francesi fossero stati visti dal Cantini venerdì 6 o sabato 7. Da un punto di vista puramente nasometrico, come già accennato nel capitolo dedicato agli Scopeti, per esperienza quotidiana è probabile che sia più corretto il riferimento al giorno della settimana che non al numero del mese. Ma di questo ovviamente non v'è certezza.
Giuliano Del Mastio, amico di vecchia data del Vanni, ascoltato dall'avvocato Filastò, parla sommariamente e brevemente della figura di Mario Vanni.


22 Dicembre 1997:
L'udienza si apre con la lettura da parte del presidente Federico Lombardi di una lettera scritta da un detenuto di nome Massimo Ricci e pervenuta alla Corte di Assise di Firenze. Tale Ricci, detenuto nello stesso carcere del Vanni, afferma di essere a conoscenza di "varie cose riguardanti i delititti delle coppiette", rivelategli proprio dallo stesso Vanni. Il Vanni tuttavia nega di aver mai conosciuto questo tale Ricci; inoltre emerge chiaramente che il postino di San Casciano ha pochissimi contatti con gli altri detenuti. Di seguito le testuali parole del Vanni: "Senta, io sono amico solamente di Arvaro, di quello che sono in cella, e basta; e qualche volta vo a pigliare il mangiare, quando un c'è: 'buongiorno' o 'buonasera', secondo... Se gli è mezzogiorno, buongiorno; se gli è di sera, gli è di sera. Poi un conosco più nessuno..."
A tutti gli effetti appare la classica lettera di qualcuno che millanata informazioni in cambio di possibili benefici. Sebbene tutti appaiono (giustamente) piuttosto scettici sull'attendibilità di questa lettera, il PM chiede di poter ascoltare tale Ricci. L'avvocato Filastò si oppone. La Corte respinge la richiesta del PM.


23 Dicembre 1997:
Ultima giornata di udienza prima della pausa natalizia dedicata alle deposizioni di:
Michele Giuttari, chiamato nuovamente in udienza dall'avvocato Filastò per rispondere a domande sull'attendibilità del Lotti.
Pietro Frillici, maresciallo dei carabinieri, convocato a deporre dall'avvocato Filastò sulle indagini condotte sulla lettera spedita alla dottoressa Della Monica nel settembre del 1985.
Giorgio Torricelli, e Umberto Marini, amici di infanzia del Vanni, anche loro chiamati a deporre su richiesta dell'avvocato Filastò circa la loro amicizia con l'imputato.


07 Gennaio 1998:
Al ritorno dalla pausa natalizia, erano attesi a deporre per la Difesa del Vanni i periti di Modena, ma per disguidi vari costoro non si sono presentati in aula. L'udienza viene così rimandata al 12 gennaio per mancanza di testimoni.


12 Gennaio 1998:
Giornata dedicata alle deposizione dei Periti di Modena, i professori Francesco De Fazio, Salvatore Luberto, Giovanni Beduschi, Ivan Galliani e Giovanni Pierini. L'equipe di Modena era stata chiamata a testimoniare dalll'avvocato Filastò, difensore del Vanni. Probabilmente l'idea del Filastò era che tale equipe avesse difeso il proprio lavoro svolto fra il 1984 e il 1985, nel quale parlava di un serial killer unico, mosso da evidenti parafilie di tipo sessuale. In realtà, come nel precedente Processo qiando l'imputato era Pacciani, anche stavolta l'equipe De Fazio tenta di barcamenarsi fra le teorie della Pubblica Accusa e il profilo emerso dal proprio lavoro. In definitiva, non sembra porre un veto assoluto a ciò che sostiene l'Accusa, pur lasciando intendere comunque di preferire la pista del serial killer unico.
Completa la giornata di udienza l'interessante deposizione del professor Francesco Bruno, in questo caso convinto assertore della teoria del serial killer unico.


13 Gennaio 1998:
Giornata dedicata ai testimoni chiamati dalla difesa del Faggi.
Il primo testimone è Antonio Felli, il quale parla di una gita che aveva compiuto a Celano in Abruzzo con il Faggi tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre dell'anno 1980 o 1981 e che potrebbe costituire un alibi per l'imputato. La difesa tende, infatti, a collocare questo viaggio proprio in prossimità della data del delitto di Calenzano.
Segue la testimonianza di Ennio Pisi, vicino di casa del Faggi. L'uomo parla dello stile di vita estremamente abitudinario e morigerato dell'imputato. Viene descritta difatti una persona metodica, tranquilla, lontana da ogni eccesso.


16 Gennaio 1998:
L'udienza si apre con le dichiarazioni dell'avvocato Filastò che informa la corte dello stato di salute notevolmente peggiorato del Vanni, ricoverato il giorno prima in ospedale per accertamenti. Viene disposta una perizia su tale stato di salute da parte della Corte.
Rendono a seguire testimonianza rispettivamente:
Il signor Giuseppe Paride Rizzi, testimone della difesa del Faggi, colui che aveva venduto all'imputato una Fiat Argento grigio metalizzata. Secondo il Rizzi, tale automobile era stata acquistata dal Faggi nel febbraio/marzo 1987, dunque oltre cinque anni dopo il delitto di Calenzano e quasi due anni dopo il delitto degli Scopeti. Si ricordi che secondo il Lotti, il Faggi aveva assistito al delitto degli Scopeti a distanza di sciurezza, a bordo della sua auto, che verosimilmente era appunto una Fiat Argenta grigio metalizzata.
Il dottor Ruggero Perugini, chiamato a rendere testimonianza dalla difesa del Vanni. Il Perugini descrive brevemente il percorso che ha portato all'imputazione del Pacciani, dichiara che le indagini a suo tempo svolte sugli amici del Pacciani (Vanni, Lotti, Faggi, Simonetti, Toscano) non avevano portato a nulla. Fra le righe Perugini ribadisce la sua convinzione di Pacciani serial killer unico.
Infine tocca al dottor Giuseppe Forti, chiamato a presentare un elaborato sulla situazione lunare in occasione di tutti gli omicidi commessi dal MdF.


23 Gennaio 1998:
Breve udienza dedicata all'accertamento dello stato di salute di Mario Vanni. Si profila un serrato dibattito fra i medici e i periti di parte per verificare lo stato cognitivo dell'imputato. Depongono i dottori Franco Barontini e Mauro Maurri per l'Accusa e i dottori Carla Niccheri e Massimo Sottini per la Difesa.
I primi sostengono che il decadimento mentale del Vanni sia di lieve grado e comunque in linea con una persona della sua eta, diabetica e vittima di TIA (attacchi ischemici transitori). I periti di parte sostengono che il decadimento mentale del Vanni sia accentuato e non gli permetta di essere orientato nel tempo e nello spazio.


27 Gennaio 1998:
Giornata di udienza molto interessante. Rendono tesimonianza nell'ordine:
la signora Maria Antonietta Sperduto, che fra le lacrime depone sulle violenze da lei subite da parte di Pacciani e Vanni, una di queste a suo dire avvenuta nei pressi della piazzola degli Scopeti nell'automobile 500 del Pacciani. La Sperduto ricorda durante questa testimonianza anche le violenze subite da suo marito ad opera del Pacciani, del carabiniere Filippo Neri Toscano, di sua cognata Maria Mugnaini (moglie di Bruno Malatesta, fratello di Renato) e di suo cognato Antonio Andriaccio (marito della sorella della stessa Sperudto).
Segue la deposizione del nipote del Vanni, il signor Paolo Vanni, chiamato nuovamente a rispondere ad altre domande sui suoi colloqui con l'avvocato Corsi e sulla famosa lettera inviata dal Pacciani al Vanni, quando Pietro era in carcere.
Il signor Renzo Rontini, chiamato nuovamente a deporre sugli spostamenti di Pia il giorno dell'omicidio, sulle sue abitudini e gli orari lavorativi e infine sulla eventuale buca ritrovata alla Boschetta, cui aveva fatto cenno il Lotti: secondo il Rontini tale buca era coperta da un sasso e conteneva al suo interno paglia e terriccio. Pare che la prima persona a parlare dell'esistenza di questa buca fosse stata una medium.
I signori Igino Borsi e Paolo Bonciani, rispettivamente genero del proprietario e proprietario della pensione Ponte Agli Scopeti, i quali affermano che la domenica mattina 8 settembre 1985 videro Nadine Mauriot fare colazione presso il loro bar e dunque attestano che la domenica mattina la coppia fosse ancora viva (abbiamo già parlato di tale tesitmonianza in occasione del capitolo dedicato agli Scopeti).
Infine, il dottor Michele Giuttari, chiamato nuovamente a rispondere a qualche domanda sia sulla buca cui aveva fatto precedentemente riferimento il Rontini, sia sulle indaigni condotte sul carabiniere Filippo Neri Toscano.


28 Gennaio 1998:
Giornata dedicata alle ultime richieste delle parti. Parlano il PM Paolo Canessa, l'avvocato Gabriele Zanobini e l'avvocato Nino Filastò. Quest'ultimo sembra intenzionato a voler prendere tempo, facendo richieste (per esempio una perizia psichiatrica sul Vanni) che inevitabilmente la Corte sarà portata a respingere. Si può presupporre che questa strategia avesse come fine permettere alla Difesa di concludere alcune indagini parallele (come quella sull'automobile del Lotti) che stava conducendo.


31 Gennaio 1998:
In questa giornata la Corte, per voce del Presidente Federico Lombardi, risponde alle richieste presentate in data 28 gennaio dalle parti processuali. Viene inoltre stabilito - su richiesta del PM senza alcuna opposizione delle Parti - che venga chiamato a testimoniare il signor Lorenzo Mocarelli per deporre sulla questione cartucce Winchester trovate in possesso del carabiniere amico del Pacciani, Filippo Neri Toscano (vedasi capitolo dedicato a via Faltignano.
Il Processo viene aggiornato alla data del 16 Febbraio 1998 per permettere alle Parti di preparare le loro rquisitorie finali.


16 Febbraio 1998:
Riprende l'udienza con gli interventi del Presidente Federico Lombardi, del PM Paolo Canessa e dell'avvocato difensore Nino Filastò. Continua ad apparire chiaro il tentativo di Filastò di allungare i tempi del Processo.


17 Febbraio 1998:
Giornata dedicata unicamente alla deposizione del signor Lorenzo Mocarelli, chiamato a testimoniare sul passaggio di cartucce Winchester dalle sue mani a quelle del carabiniere Filippo Neri Toscano.
Il Mocarelli è un ex carabiniere ottantenne con problemi d'udito. Dichiara di avere grande stima del Toscano e di avergli venduto nel 1985 una Beretta Calibro 22, regolarmente denunciata. Insieme alla Beretta dichiara di avergli regalato alcune cartucce, non sapendone però quantificare il numero. Il Mocarelli non ha ricordi precisi sul lasso di tempo in cui ha frequentato il poligono delle Cascine. Alla fine la sua testimonianza non risulta di grande utilità.


19 Febbraio 1998:
Comincia in questa data la requisitoria finale del Pubblico Ministero, Paolo Canessa.


20 Febbraio 1998:
Giornata interamente dedicata alla requisitoria del sempre ottimo oratore Pubblico Ministero, Paolo Canessa.


23 Febbraio 1998:
Il Pubblico Ministero, Paolo Canessa, termina la sua requisitoria con le seguenti richieste: ergastolo per Mario Vanni, 21 anni per Giancarlo Lotti, 1 anno e 6 mesi per Alberto Corsi. Assoluzione invece per Giovanni Faggi, in quanto secondo la Pubblica Accusa non sono state trovate prove sufficienti alla condanna.
Al termine l'avvocato Francesco Paolo Guidotti, in sostituzione dell'avvocato Luca Santoni Franchetti, gravemente malato (morirà il 24 gennaio 1999), legge le richieste della suddetta parte civile, riassumibile nella condanna degli imputati secondo le pena previste dal Codice.


24 Febbraio 1998:
Cominciano le dichiarazioni finali delle Parti Civili. Parlano nell'ordine l'avvocato Andrea Capanni per Marzia Rontini, sorella di Pia; l'avvocato Aldo Colao per la mamma di Paolo Mainardi, l'avvocato Patrizio Pellegrini per i genitori di Pia Rontini, infine l'avvocato Rossi per Cinzia Cambi, sorella di Susanna.
Le parti civili, nessuna esclusa, chiederanno la condanna di tutti gli imputati, compreso il Faggi, non allineandosi almeno in questo alla richiesta del PM.


25 Febbraio 1998:
Giornata ancora interamente dedicata alle Parti Civili. Parlano nell'ordine, l'avvocato Gian Paolo Curandai per la sorella di Renzo Rontini, l'avvocato professor Giovanni Paolo Voena per la mamma del Baldi e l'avvocato Luca Saldarelli per la signora Nencini, mamma di Susanna Cambi.


26 Febbraio 1998:
Giornata dedicata alla prima arringa difensiva. Il solito impeccabile avvocato Gabriele Zanobini, difensore del Corsi, replica alle richieste del PM.


27 Febbraio 1998:
Tocca all'avvocato Stefano Bertini, difensore del Lotti, tenere la sua arringa difensiva.


2 Marzo 1998:
Giornata dedicata alle arringhe difensive degli avvocati Sigfrido Fenyes e Federico Bagattini, a difesa dell'imputato Giovanni Faggi.


3 Marzo 1998:
Comincia la lunga arringa dei difensori di Mario Vanni. Prende la parola per primo l'avvocato Antonio Mazzeo, il cui fine è mettere in evidenza tutte le bugie dichiarate dal Lotti e dal Pucci durante le loro confessioni e testimonianze.


4 Marzo 1998:
Nella giornata odierna, continua l'arringa dell'avvocato Antonio Mazzeo.


5 Marzo 1998:
L'udienza comincia con una breve dichiarazione del PM Paolo Canessa, il quale rivela che dopo un'attenta analisi di quanto sequestrato al Faggi, è stata rivenuta una seconda agenda da cui emergerebbe che la gita a Celano in Abruzzo con il Felli non sarebbe avvenuta nel weekend più prossimo alla data dell'omicidio di Calenzano ma il primo weekend di novembre, smontando così in parte - a suo dire - l'alibi del Faggi. Il PM lascia intendere di voler cambiare in fase di replica la propria richiesta di assoluzione per l'imputato.
Prende la parola l'avvocato Nino Filastò, che in questa prima giornata di arringa si limita a tracciare un profilo psicologico del Vanni e a narrarne la difficile vita, soffermandosi in particolar modo sui rapporti con la moglie e sull'episodio della presunta caduta dalle scale della stessa.


6 Marzo 1998:
Continua la lunga arringa difensiva dell'avvocato Nino Filastò.


9 Marzo 1998:
Terza giornata d'udienza interamente dedicata all'arringa difensiva dell'avvocato Nino Filastò.


10 Marzo 1998:
Quarta giornata d'udienza interamente dedicata all'arringa difensiva dell'avvocato Nino Filastò.


11 Marzo 1998:
Ancora una giornata d'udienza interamente dedicata all'arringa difensiva dell'avvocato Nino Filastò. In questa occasione l'avvocato accenna per la prima volta in maniera che passa quasi completamente inosservata al fatto che Lotti potesse non essere possessore della 128 rossa nel settembre del 1985.


12 Marzo 1998:
Termina l'arringa definitiva dell'avvocato Nino Filastò.
Successivamente prende la parola il PM Paolo Canessa che replica alle arringhe dell'avvocato Zanobini (in difesa di Corsi) e dell'avvocato Bagattini (in difesa di Faggi). In questa occasione il dottor Canessa modifica ufficialmente le richieste iniziali per Giovanni Faggi, chiedendo anche per lui la condanna a 21 anni di carcere.


13 Marzo 1998:
Giornata interamente dedicata alla replica del PM Paolo Canessa nei confronti dei difensori del Vanni, avvocati Mazzeo e Filastò.


16 Marzo 1998:
Giornata importante questa a livello processuale. Apre l'udienza la replica dell'avvocato di Parte Civile, Aldo Colao.
Al termine, prende la parola l'avvocato Nino Filastò, il quale consegna i documenti relativi all'acquisto di una nuova automobile del Lotti (la FIAT 124 celeste) nel luglio 1985. Filastò ancora non parla di voltura dell'assicurazione in questo contesto, ma si limita a considerare che nel settembre 1985 il Lotti fosse possessore di due automobili, una che probabilmente non circolava più (la 128 rossa, poi demolità nell'aprile 1986) e una che aveva appena acquistato. Chiede dunque l'acquisizione dei nuovi documenti, la riapertura dell'istruttoria ed eventualmente che vengano ammessi come testimoni i signori Scherma, datori di lavoro del Lotti nel settembre 1985.
Il PM Paolo Canessa si dice remissivo all'acquisizione dei nuovi documenti ma altresì convinto che son documenti che non provano granché. Le Parti Civili (nelle persone degli avvocati Gian Paolo Curandai e Aldo Colao) invece si oppongono alla riapertura dell'istruttoria. L'avvocato difensore del Faggi, Federico Bagattini, è d'accordo con Filastò.
La Corte accoglie la riapertura dell'istruttoria, l'acquisizione dei documenti e la deposizione di ulteriori testimoni. Vengono dunque interrotte requisitorie e repliche.


17 Marzo 1998:
L'istruttoria è riaperta. Viene interrogato nuovamente Giancarlo Lotti, il quale dichiara che per un certo periodo era stato in possesso di entrambe le macchine, di essere comunque stato a Scopeti la sera del delitto con la 128 rossa e di avere assicurato la nuova vettura a partire dal 20 settembre 1985, data in cui scadeva l'assicurazione alle vecchia automobile. Lotti è in questa occasione particolarmente reticente, non capisce le domande, dà risposte vaghe e polemiche, non chiarisce alcun dubbio, tanto che persino il presidente Lombardi perde la pazienza, accusandolo di mentire. Effettivamente, si scoprirà in appello, che in questa occasione il Lotti stava mentendo.
In seguito vengono chiamati a deporre: Franco Bellini, proprietario dell'officina meccanica presso cui Lotti aveva acquistato la 124 celeste.
Karl Schwarzenberg, vecchio proprietario della 124 celeste.
Gino Coli, collaboratore del Bellini, colui che materialmente si è occupato della vendita della 124 celeste al Lotti.
Roberto Scherma, datore di lavoro di Giancarlo Lotti alla draga, colui che gli ha anticipato i soldi per l'acquisto della 124 celeste.
Luigi Scherma, figlio di Roberto.
Nessuno di queste testimonianze è dirimente in un senso o nell'altra. Nessuno ricorda con precisione la data in cui Lotti è entrato in possesso della 124 celeste, né precisamente la data in cui Lotti ha smesso di utilizzare la 128 rossa. Le uniche informazioni certe in questo momento del dibattimento sono: il documento che attesta l'acquisto da parte del Lotti della 124 celeste in data 3 luglio 1985; i documenti che attestano che l'assicurazione della 128 rossa scadeva in data 20 settembre 1985 e che da quel giorno veniva assicurata la 124 celeste. Nessuno in quel momento parla ancora di voltura dell'assicurazione da un'automobile all'altra al momento dell'acquisto da parte del Lotti della nuova automobile. Tanto meno nessuno in quel momento sa ancora che prima del settembre 1985 il Lotti aveva già avuto due incidenti con la 124 celeste. Tali acquisizione verranno fatte solo in seguito e presentate al Processo d'Appello.


18 Marzo 1998:
Il dibattimento riprende il proprio naturale corso con le repliche delle Parti Civile, in particolare gli avvocati Giovanni Paolo Voena e Gian Paolo Curandai.
E poi il turno degli avvocati difensori; parlano nell'ordine, l'avvocato Federico Bagattini, difensore del Faggi, e l'avvocato Gabriele Zanobini, difensore del Corsi.
In serata comincia la sua replica il secondo difensore del Vanni, l'avvocato Antonio Mazzeo.


19 Marzo 1998:
Termina la sua replica l'avvocato Antonio Mazzeo. A seguire prende la parola il primo difensore del Vanni, l'avvocato Nino Filastò, con la cui arringa si chiude definitivamente il Processo di primo grado ai Compagni di merende.


24 Marzo 1998:
Il giudice Federico Lombardi legge la sentenza che stabilisce quanto segue:
condanna per Mario Vanni alla pena dell'ergastolo per aver commesso i cinque ultimi duplici omicidi attribuiti al Mostro di Firenze (dal secondo 81 in poi);
condanna per Giancarlo Lotti a trent'anni di reclusione per essere stato complice negli ultimi quattro duplici omicidi attribuiti al Mostro di Firenze (dal 1982 in poi);
assoluzione per Alberto Corsi perché il fatto non sussiste.
assoluzione per Giovanni Faggi per non aver commesso il fatto.




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