Prologo


Fra il 1968 e il 1985 una pistola, probabilmente Beretta Calibro 22 Long Rifle Serie 70, ha ucciso otto giovani coppie appartate nell'intima oscurità della campagna fiorentina.
Il volto dell'uomo che in almeno sette di questi otto duplici omicidi ha impugnato tale arma rappresenta ancora oggi uno dei misteri più fitti della cronaca nera italiana e internazionale.

La giustizia, quella umana e fallace, dopo un lungo e tortuoso percorso che ha attraversato tre decadi, ha creduto di risolvere l'inestricabile enigma, ma le sentenze vergate nelle aule dei tribunali hanno consegnato alla Storia una verità che nella migliore delle ipotesi è incompleta.
Dei grandi imputati degli anni '90, Pietro Pacciani è morto in attesa del secondo grado di giudizio, mentre Mario Vanni e Giancarlo Lotti, i cosiddetti "Compagni di Merende", sono stati condannati per quattro dei duplici omicidi storicamente attribuiti al serial killer delle coppiette toscane.
A oggi ci sono ancora tre episodi delittuosi per cui non esiste un colpevole. Sei vittime cui non è stata resa giustizia.

La vicenda viene resa ancor più complessa dalla maturata consapevolezza che la verità giudiziaria non è soltanto parziale, ma potrebbe confliggere con la verità storica. In tempi recenti, nuovi studi nel campo della entomologia forense hanno messo in dubbio la veridicità di alcune dichiarazioni rese dal reo confesso Giancarlo Lotti, andando ulteriormente a svilire una confessione di per sé traballante, che pure era risultata decisiva per le sentenze di condanna.

Ma allora, se non i già citati Compagni di Merende, chi?
Questa è la domanda cui ormai da molti anni cerca di dare una risposta la mostrologia, quella scienza per nulla esatta che studia le complesse e intricate vicende che ruotano attorno ai delitti dell'efferato assassino noto in tutto il mondo come il MOSTRO DI FIRENZE.

A far della mostrologia una scienza viva, frizzante, in continuo mutamento, ci pensano i cosiddetti mostrologi, una variopinta accolita di interessanti personaggi di ogni età, professione e provenienza, accomunati dal crescente desiderio di dare un volto e un nome all'inafferrabile pluriomicida.
Non solo dunque inquirenti, avvocati, psichiatri, criminologi, investigatori, giornalisti e addetti ai lavori, come avveniva negli anni '80 e '90. A questi oggi si sono aggiunte orde di uomini e donne che nulla hanno a che fare con la vicenda: investigatori della domenica che tengono desta l'attenzione sul caso, che studiano atti e verbali, ascoltano udienze, compiono sopralluoghi, indagano, intervistano, realizzano video, si dividono in agguerrite fazioni, si sfidano sul web, postano, twittano, si affrontano, talvolta si insultano, più raramente si querelano. Perché anche oggi, come in passato, ognuno ha il proprio personalissimo mostro, che è di gran lunga più colpevole dei mostri altrui.

Queste pagine si pongono come fine non solo di raccontare le complesse vicende legate alla storia del Mostro di Firenze, ma soprattutto di dare una voce alle varie correnti mostrologiche che nel corso degli anni si sono imposte all'attenzione degli appassionati del caso. Riportare dunque e - per quanto possibile - analizzare tutte le teorie più o meno nobili che la mostrologia ha partorito, persino quelle che non hanno troppa ragione d'essere, non mancando in questi casi di valutarle per quelle che sono.

Prima di cominciare è doveroso ringraziare quanti sono stati fonte di documenti, informazione, ispirazione e che di conseguenza hanno permesso lo sviluppo di questo lavoro. Tutti i mostrologi, i blog, i libri a cui si è attinto, sono citati nel corso delle pagine e in parte anche nella sezione Ringraziamenti.


Infine, per qualsiasi correzione e/o precisazione sugli eventi e sulle teorie esposte, ma anche per attribuirsi una paternità eventualmente mal riportata, è possibile utilizzare la sezione dei commenti o contattare direttamente l'autore di questi scritti nel link apposito in Home Page.




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