Faggi e Corsi


Oltre a Vanni e Lotti furono imputati nel processo ai CdM anche il calenzanese Giovanni Faggi e il noto avvocato di San Casciano Val di Pesa, Alberto Corsi. Entrambi verranno assolti in primo grado, addirittura per il Faggi sarà la stessa Accusa a chiederne l'assoluzione.
Giovanni Faggi
Nato a Calenzano il 17 agosto 1920, negli anni '50 fu assessore per il Partito Comunista della sua città; in seguito divenne rappresentante di ceramiche e piastrelle, lavoro che svolse fino alla pensione. Quando nel 1996 si ritrovò imputato nel Processo ai CdM aveva già 76 anni. A inizio anni '90 era stato sfiorato dalle indagini, allorché gli inquirenti scoprirono la sua amicizia col Pacciani. Durante una perquisizione nella casa di Mercatale di Pacciani, vennero infatti rinvenute due cartoline dello stesso Faggi indirizzate all'amico Pietro. La prima aveva timbro postale 19/03/1979 e recava scritto: "Caro Pietro sono stato fuori da Toscana a lavorare. Ti ricordo sempre con tanto affetto. Fammi sapere se posso venire a trovarti per quel tuo amico che aveva bisogno di (pavimenti e rivestimenti). Sentimi, dimmi quando devo venire, il giorno e l’ora pressappoco e dove. Nuovamente ti saluto tanto dal tuo amico Faggi Giovanni".
La seconda cartolina con timbro postale 16/03/1979 in cui si leggeva: "Dimmi se ti è andata bene la tuta che ti portai. Ti saluto tanto, Faggi Giovanni".
Dato che il teorema dell'Accusa prevedeva che Pacciani avesse colpito in posti dove o nelle vicinanze viveva Miranda Bugli o il Pacciani stesso aveva degli appoggi e dato che proprio a poche centinaia di metri dall'abitazione del Faggi, era stato commesso il duplice delitto dell'ottobre del 1981, gli inquirenti concentrarono le loro attenzioni sull'ormai anziano rappresentante. Venne perquisita la sua casa e vennero trovati falli di gomma o in legno, oltre a diverse riviste pornografiche che il Faggi stesso spontaneamente aveva inteso consegnare alle autorità competenti. Durante la perquisizione, su un vecchio calendario del 1977 relativo al giorno 3 ottobre, venne trovato scritto e sottolineato il nome di Pietro Pacciani.
Faggi fu invitato a testimoniare proprio durante il Processo Pacciani. Interrogato da Canessa, respinse qualsiasi insinuazione sull'amicizia con l'imputato, sminuendola fortemente. Dichiarò che aveva conosciuto Pietro casualmente durante un pranzo a Scarperia dopo una giornata di pesca, probabilmente proprio il giorno 3 ottobre 1977 segnato sul calendario (alcune fonti riportano che in quell'occasione Pacciani era accompagnato da Francesco Simonetti, maresciallo dei carabinieri in pensione e buon amico del Pacciani stesso). Durante il pranzo, Faggi aveva saputo che un amico del Pacciani doveva rifare il pavimento di casa e data la sua professione di rappresentante, aveva fiutato l'opportunità di un piccolo affare. Era dunque andato a trovare Pacciani per cercare di concretizzare la vendita, ma in quell'occasione aveva notato lo stato di profondo disagio in cui viveva il contadino di Mercatale, decidendo così di regalargli una tuta di rappresentanza, andare via e interrompere qualsiasi rapporto.
Durante quella testimonianza emersero alcune contraddizioni nelle dichiarazioni del Faggi, dovute probabilmente a un comprensibile tentativo di sminuire il suo rapporto con l'imputato Pacciani. In ogni caso, la figura del Faggi rimase in secondo piano finché Lotti e Pucci non lo accusarono di aver assistito agli omicidi che avvennero a Calenzano (ottobre 1981) e a Scopeti (settembre 1985). Non solo, il Faggi fu accusato dal Lotti di aver dato aiuto logistico a Pacciani in occasione del delitto delle Bartoline.
Il 15 maggio 1996 fu emesso un avviso di garanzia nei confronti del Faggi per vilipendio di cadavere, porto illegale di arma e concorso in omicidio per i delitti del Mostro di Firenze. In occasione di una nuova perquisizione alla sua abitazione vennero sequestrati soldi, libretti bancari ed agende telefoniche. Su un'agenda risalente al 1981, al giorno 20 aprile, venne trovata la scritta "bella gita a Travalle" (Travalle di Calenzano era appunto il luogo del delitto del 1981, NdA).
Il primo luglio 1996 il Faggi venne arrestato e condotto nel carcere di Firenze. L'imputato decise di non presenziare ad alcuna udienza del Processo. Tramite i suoi avvocati, si difese sostenendo di non sapere nulla delle accuse di Lotti e Pucci, di non aver mai fatto merende a San Casciano e di non essere una persona che faceva nella maniera più assoluta vita notturna. La tesi difensiva sostenne anche che in prossimità della data del delitto di Calenzano, il Faggi avesse compiuto una gita a Celano in Abruzzo in compagnia di un tale Antonio Felli, intervenuto come testimone della Difesa a processo.
In aula furono inoltre chiamati a deporre diversi abitanti di Calenzano che testimoniarono a favore dell'imputato e fornirono il ritratto di una persona molto riservata, piuttosto metodica, non dedita a particolare vita sociale, non bevitore, lontana da giri particolari. Emersero anche altri particolari su cui calcò la mano la Pubblica Accusa, ad esempio il fatto che il Faggi fosse chiacchierato in paese come omosessuale e che soleva frequentare forse troppo affettuosamente uomini e giovani ragazzi di cui appuntava impressioni e commenti sulle sue numerose agendine.
Tralasciando però l'eventuale omosessualità dell'imputato, a parte le dichiarazioni spesso contradditorie del Lotti e del Pucci, durante l'intero dibattimento non emerse alcuna prova del suo coinvolgimento ai delitti, neanche come spettatore.
Al contrario, lo stesso Pucci effettuò dichiarazioni non vere che portarono acqua al mulino della Difesa. Pucci affermò infatti che conosceva di vista il Faggi in quanto gli era stato indicato una sera a San Casciano dal Lotti. Lotti aveva invece dichiarato più volte di non aver mai visto o incontrato il Faggi, ma di averlo soltanto sentito nominare dal Pacciani e dal Vanni.
Il colpo di grazia al teorema dell'Accusa venne dato dall'avvocato difensore del Faggi, Bagattini, che rivelò come la nota "bella gita a Travalle" trovata sull'agenda dell'imputato che tanta suggestione aveva procurato, era riferita alla giornata di Pasquetta di quell'anno (appunto il 20 aprile), solitamente dedita alle gite fuori porta.
A fine processo, la stessa Accusa chiese con molta onestà il proscioglimento dell'imputato, per poi cambiare idea nei giorni successivi (sulla base del ritrovamento di nuove agende) e chiederne la condanna a 21 anni di reclusione.
Il 24 Marzo 1998, tuttavia, la Corte d'Assise assolse Giovanni Faggi per non aver commesso il fatto. La Procura fece ricorso in Appello (sostenendo che se Lotti era credibile quando accusava Vanni, doveva essere credibile anche quando accusava il Faggi), ma l'assoluzione venne ulteriormente confermata dai giudici del Processo di secondo grado.


Alberto Corsi
Avvocato di San Casciano, come già detto, Alberto Corsi fu accusato di favoreggiamento per aver taciuto una lettera dal contenuto ignoto ma probabilmente minaccioso che Mario Vanni ricevette da Pacciani quando questi era detenuto per la violenza sulle figlie e indagato per i delitti del Mostro di Firenze. Secondo l'Accusa quella lettera poteva rappresentare la prova mancante del coinvolgimento di Pacciani e Vanni nei delitti e per questo motivo il Corsi aveva suggerito al Vanni di farla sparire.
Il Corsi non negò mai che Vanni era andato da lui per chiedere consiglio su cosa fare della lettera (del resto in merito c'erano diverse testimonianze, fra cui quella del Nesi e del Lotti), ma negò decisamente di conoscerne il contenuto. Durante un'udienza del Processo ai CdM in cui Corsi decise di rispondere personalmente alle domande delle varie parti, dichiarò fra le altre cose di aver semplicemente consigliato al Vanni di stare tranquillo e rivolgersi ai carabinieri.
Inoltre, diversi sancascianesi testimoniarono a favore del Corsi durante il Processo, smentendo la tesi dell'Accusa secondo cui fra l'avvocato Corsi e il Vanni ci fosse un buon rapporto d'amicizia, probabilmente causa del favoreggiamento dell'avvocato nei confronti dell'imputato. Da quanto emerse in varie udienze, i due avevano un normale rapporto di conoscenza come concittadini, rapporto che il Corsi coltivava con molte persone della comunità per via del suo lavoro.
Il 24 marzo 1998, Alberto Corsi fu dunque assolto per non aver commesso il fatto. La Pubblica Accusa intese non fare ricorso in Appello per tale assoluzione.




8 commenti:

  1. Il figlio di Giugni depose con onestà, lui sì, parlando dei comportamenti inappropriati di Faggi verso di lui ragazzino

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  2. Faggi era un complice ( non sono riusciti a dimostrarlo )

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  3. Ascoltando tutte le deposizioni si ha l'impressione che Faggi fosse implicato e come, e che se la sia cavata per pura fortuna.

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  4. Sì anche per me Faggi era implicato

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  5. Scusate ma su quali basi dite che era implicato che non è mai uscita uno straccio di prova contro Faggi, a parte le bugie del Pucci e i teoremi mai provati dell’Accusa?
    Mah..

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    1. faggi??? ma uno come lotti e vanni secondo uno sano di cervello sarebbero capaci di omicidi simili???

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  6. allora erano in 4 ad ammazzare coppiette ,o lle' si fa stasera ragazzi andiamo che si parte col motorino in quattro o col trattore , o paccianino porta la pistolina h ah aha ah mi sbrago dalle risate per non piangere su quanti innocenti hanno rovinato

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