Il disegno della Procura


Vediamo di riassumere la grande mole di informazioni che abbiamo ricavato in questi ultimi capitoli e che hanno portato la Procura della Repubblica di Firenze, sulla base delle testimonianze raccolte in particolar modo della Ghiribelli, a tratteggiare un complesso disegno su ciò che potrebbe essere avvenuto nella prima metà degli anni '80 a San Casciano Val di Pesa, nei pressi della casa del mago Indovino.
Un disegno cui – è bene sottolinearlo – oggigiorno sempre meno persone son disposte a credere, indipendentemente dalla colpevolezza o meno del Pacciani, del Vanni oppure del Lotti.
Tutto dovrebbe aver avuto inizio nel 1978, quando cioè il Mostro o almeno la sua pistola aveva già colpito nel 1968 e nel 1974, con il trasferimento di Salvatore Indovino e di Filippa Nicoletti in quel di via Faltignano.
Tra la fine del novembre e gli inizi di dicembre del 1980, circa sei mesi prima dell’inizio dei delitti a cadenza annuale, si trasferirono nella casa accanto a quella del non ancora mago, Maria Antonietta Sperduto con i tre figli, fra cui Milva Malatesta. In teoria la Sperduto potrebbe essere stata colei che condusse in via Faltignano il Pacciani e il Vanni, suoi amanti, divenendo di fatto il trait d'union fra i due merendari e Salvatore Indovino.
Sempre in teoria, ma su questo non ci sono decisamente prove, Milva potrebbe aver condotto in via Faltignano il suo presunto amante, Francesco Vinci, divenendo a sua volta il trait d'union fra Indovino, Pacciani e appunto il Vinci. Da notare però che Salvatore Indovino aveva vissuto per qualche tempo a Prato e aveva frequentato insieme alla Nicoletti e a suo fratello Sebastiano il bar dei sardi a Prato, quindi la conoscenza con Francesco Vinci potrebbe essere stata pregressa e indipendente dalla figura di Milva Malatesta. Da notare anche che per un brevissimo periodo (tre settimane circa) Indovino e Vinci erano stati entrambi detenuti nel carcere delle Murate a Firenze.
Abbiamo comunque una situazione in cui dagli inizi del 1981 la casa di Indovino potrebbe essere divenuta la meta di Pacciani, Vanni, la Malatesta e lo stuolo di persone che ruotavano attorno a questi. Pochi mesi dopo, nel giugno 1981, a Mosciano di Scandicci, a 11 km esatti da via Faltignano, venne commesso il primo duplice delitto del mostro fra quelli a cadenza annuale.

Un mese e mezzo dopo, a fine luglio del 1981, Indovino finì in carcere per induzione alla prostituzione e la Nicoletti conobbe il Lotti (già amico del Vanni e del Pacciani), portandoselo a casa. Questo potrebbe essere stato il momento in cui il Lotti entrò in contatto con il mondo che girava attorno alla casa di Indovino. Mentre quest'ultimo era in carcere (uscì nel dicembre del 1981) fu commesso il duplice delitto di Calenzano.
Come abbiamo visto nel capitolo precedente, a quest'epoca Indovino non esercitava ancora la professione di mago, in quanto proprio nel periodo di carcerazione ebbe modo di scoprire (o più probabilmente di inventarsi) le sue capacità divinatorie. Dunque, per quanto la sua casa - secondo la Procura - potesse essere diventata dal 1981 il punto d'incontro fra alcuni personaggi coinvolti nei delitti, sicuramente almeno fino al duplice omicidio di giugno 1982, difficilmente poteva essere il luogo in cui prendeva forma la matrice esoterica dei delitti commessi dal Mostro di Firenze.

Nel 1982 successero diversi eventi: in giugno fu commesso il duplice delitto di Baccaiano, privo di escissioni; subito dopo ci fu il collegamento con il delitto del 1968, forse frutto dell'intuizione degli inquirenti, forse dovuto a una segnalazione anonima; in agosto fu arrestato Francesco Vinci che rimase in carcere fino alla fine del 1984; infine sempre nel 1982, ma non è dato sapere precisamente quando, potrebbero aver iniziato a frequentare la casa di via Faltignano Gabriella Ghiribelli (già amica di Salvatore Indovino) e Norberto Galli. Su questo punto, come abbiamo visto, non vi è tuttavia particolare certezza, né uniformità di date. Il Galli, per esempio, ha sempre dichiarato di aver frequentato l'Indovino solo negli ultimi tempi, cioè dal 1984 fino alla sua morte. Lo stesso avvocato Zanobini, in occasione del Processo Calamandrei, dichiarò che il trasferimento della coppia a San Casciano avvenne nell'estate del 1984.
Non è neanche dato sapere quando eventualmente cominciarono le sedute spiritiche denunciate dalla Ghiribelli e che non hanno trovato riscontro in nessun altro testimone. La Ghiribelli parla di un'intensa attività soprattutto nei fine settimana del 1984 e del 1985, dunque esclusivamente per gli ultimi due delitti del Mostro.

Frattanto, nel 1983, ci fu il duplice delitto di Giogoli, quello in cui persero la vita i due ragazzi tedeschi; delitto che a dire del Lotti fu eseguito per scagionare Francesco Vinci.
Infine, nel 1984 e nel 1985 ci furono i due duplici omicidi più sanguinosi, quello di Vicchio e quello degli Scopeti, quest'ultimo a qualche centinaio di metri dalla casa del mago. Entrambi i luoghi di questi omicidi, piuttosto distanti fra loro, erano stati frequentati da alcuni personaggi del giro di via Faltignano.
Nello specifico, alla Boschetta di Vicchio si erano appartati il Lotti e la Nicoletti, mentre Scopeti era stato teatro di incontri fra Pacciani, Vanni e la Sperduto, inoltre era meta del voyeurismo di diversi componenti del gruppo. Ora se per Scopeti è abbastanza normale una frequentazione del luogo da parte dei suddetti soggetti, la loro presenza a Vicchio solleva qualche sincero dubbio vista la distanza quantificabile in una sessantina scarsa di chilometri dalle loro abitazioni.

In questo quadro tratteggiato dalla Procura di Firenze, ci sono tuttavia alcune zone d'ombra che riguardano sia il delitto del 1974, sia la matrice esoterica dei delitti e le relative incerte e talvolta contraddittorie testimonianze.
Emerge infatti chiaramente come l'orientamento della Procura – in linea con la sentenza del Processo Pacciani – fosse a questo punto di addebitare il delitto del 1968 ai sardi, altrimenti non vi sarebbe stata la necessità di inserire nel contesto di via Faltignano (o comunque dei delitti) la figura di Francesco Vinci, né avrebbero avuto senso le dichiarazioni del Lotti secondo cui obiettivo del duplice omicidio di Giogoli era scarcerare il Vinci.
Ma se, secondo questo nuovo disegno, il delitto del 1968 era opera dei sardi, quello del 1974 a Rabatta rimaneva completamente scoperto, non trovando una propria soluzione.
Provando a dare delle spiegazioni, il delitto di Borgo poteva essere stato commesso dal Vinci stesso, ancora detentore della pistola, oppure dal Pacciani che aveva conosciuto il Vinci precedentemente, magari nei boschi come pare suggerire Vigna, ed era venuto in possesso della pistola. Ma sono congetture che non vengono spiegate ufficialmente da nessun organo.
Il delitto di giugno del 1981, invece, dovrebbe essere sicuramente il primo della "congrega" che si era da poco riunita, quello da cui avrebbe preso piede l'escalation di violenza che sarebbe culminata a Scopeti.
Il Lotti dichiara di non sapere nulla di tale duplice omicidio, ma secondo la Procura è ipotizzabile addebitarlo materialmente al duo Pacciani-Vanni, a questo punto venuti sicuramente in possesso della pistola del Vinci. Tuttavia, sebbene fosse possibile che all'epoca del delitto di Mosciano, Pacciani e Vanni frequentassero già la casa dell'Indovino, abbiamo visto come quest'ultimo era ancora lontano dal divenire "il mago di San Casciano" e la sua dimora probabilmente lontana dal divenire quella meta imprescindibile per chiunque avesse avuto voglia di esoterismo, di sedute spiritiche, di sacrifici animali, di orge con prostitute compiacenti e minorenni plagiate. Difficlmente dunque, la casa di via Faltignano era in quel momento il luogo d'incontro fra i notabili fiorentini di cui parla la Ghiribelli e la manovalanza spicciola dedita all'uso della violenza.
Sarebbe lecito ipotizzare, secondo il disegno della Procura, che la dimora del mago Indovino potesse essere divenuta il crocevia dei delitti del Mostro a partire da Baccaiano nel giugno del 1982. Sarebbe però altrettanto lecito chiedersi eventualmente quale sarebbe stata la matrice dei delitti precedenti, perché tralasciando il 1968 e il 1974 che rimangono completamente fuori dal quadro, i due del 1981 trovano comunque una difficile collocazione nel contesto appena descritto.
A tutto ciò vanno poi aggiunte - come vedremo meglio nei prossimi capitoli - le contraddizioni, in alcuni casi le falsità, in altri le dichiarazioni farneticanti, rese da taluni testimoni.

Ciò tuttavia non impedì agli inquirenti, in special modo al dottor Michele Giuttari, dapprima a capo della Squadra Mobile di Firenze, in seguito a capo del neonato GIDES (Gruppo Investigativo Delitti Seriali) di focalizzarsi sempre più sul movente esoterico dei delitti del Mostro e sul famigerato secondo livello, i cosiddetti ricchi, i notabili che commissionavano i delitti e – sempre secondo la Procura – erano dediti a orge e a riti esoterici in importanti ville come "La Sfacciata" a Giogoli.
Il collante fra la manovalanza spicciola (Pacciani, Vanni, Lotti) e i notabili, venne individuato nel dottor Francesco Calamandrei, farmacista di San Casciano, colui che sarà l'ultimo in ordine cronologico a subire un processo come imputato nei delitti del Mostro di Firenze.
Ma prima di arrivare al Calamandrei e all'individuzione di villa "La sfacciata", furono altre le persone e le strutture che - purtroppo per loro - finirono nel mirino degli inquirenti.


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